Capitolo 9

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Questa mattina mi sono finalmente svegliata nel mio letto, riposata e pronta per un giorno nuovo. Ho fatto colazione: ben due cornetti ai cereali e una generosa tazza di caffè. Dastan è venuto a farmi compagnia, in realtà ha preso l'abitudine di entrare in casa mia la mattina ed uscire la sera. E' ancora scosso per quello che è successo con i messicani, sia lui che Matt e Thomas, infatti questi due vegliano casa mia ogni notte in caso gli uomini di Carlos si ripresentassero. Ciò non accadrà mai, ma loro vogliono essere prudenti.

«Ti va di giocare a poker domani?» chiede Dastan mentre è impegnato a sparecchiare la tavola e lavare i piatti. Io sono seduta sulla poltrona con la coperta addosso a riscaldarmi, fisso il divano di fronte a me e non riesco a evitare di perdermi nei ricordi. Alfredo mi aveva detto la verità? Iris era davvero sua figlia? Io ho ucciso il padre di Iris? Lei lo sa? «Se non te la senti, annullo la partita.»

«Me la sento, è solo che ho bisogno di trovare una persona.» sposto lo sguardo su Dastan e lui mette le mani sui fianchi dubbioso.

«Che succede?»

«Voglio parlare con Iris, credo sia la figlia di Alfredo, il tizio che ho ucciso qui dentro una settimana fa.» È passata già una settimana da quel evento, eppure ogni volta che guardo il divano sembra che le scene si ripetano in continuazione, questa volta però io sono la spettatrice e non posso fermare nessuno. Quella sera un messicano mi ha dato una botta in testa per farmi stare calma, era così forte che ho dormito per quattro giorni in quel buco sotto la villa di Carlos, in Michigan. Sono tornata a casa solamente due giorni fa, ho trovato il divano completamente pulito dalle macchie di sangue di Alfredo, ogni cosa era al suo posto. Dastan dormiva sul mio letto mentre abbracciava il cuscino. Quando l'ho svegliato è saltato dal letto spaventato e poi mi ha stretta a lui per ore! Era convinto che mi avessero uccisa..

«Vuoi scusarti con lei per caso? E cosa vuoi ottenere? Il suo perdono?» enfatizza Dastan mentre si siede accanto a me. Siamo stretti, ma in questo momento ho davvero bisogno di qualcuno che mi abbracci. Non pensavo di dirlo mai!

«Credo di si.» sospiro. Questa storia mi perseguiterà per tutta la vita, me lo sento! «Mi accompagni da Chester?» gli chiedo poi.

«E' arrivato il momento di prolungare il tatuaggio?» Annuisco e vado nella stanza a mettermi qualcosa addosso che non sia il pigiama. Infilo un maglione scuro e i miei nuovi jeans blu, lascio i capelli sciolti e raggiungo Dastan fuori casa. Mi accompagna con la sua auto da Chester, il mio tatuatore di fiducia. Devo aggiungere il numero cinque al mio tatuaggio che sta a indicare le ultime cinque persone che ho ucciso dall'ultima volta che l'ho aggiornato, tra cui Alfredo. Dastan parcheggia davanti il negozio e quando entriamo un profumo strano invade le nostre narici, il solito odore del locale di Chester.

«Lex! Che piacere! Dastan!» viene verso di noi con le braccia allargate. E' sempre stata una brava persona con noi. «Il solito?» mi chiede poi e io annuisco stendendomi sul lettino, dopo aver cacciato la maglietta. Dastan sposta lo sguardo altrove imbarazzato, subito dopo Chester ritorna con gli attrezzi pronto a tatuarmi. «Cerchio rosso o nero?»

Fisso il soffitto mentre rifletto sul colore. Alfredo era una brava persona, me lo sento. «Rosso.» rispondo. Chester si mette subito al lavoro, sento l'ago penetrare la mia pelle un milione di volte mentre disegna il numero cinque contornato da un cerchio rosso, proprio sul fianco.

«La prossima volta cominciamo con la coscia.» dice Chester quando ha finito, in effetti non c'è più spazio per un altro numero cerchiato sul lato destro del busto. Ora siamo a novant'otto. Ringrazio il ragazzo paffuto e dopo averlo pagato, io e Dastan usciamo dal negozio. Nello stesso istante in cui varco la soglia della porta, mi scontro con un ragazzo e Dastan sbatte contro la mia schiena a sua volta.

«Connor?» dico al ragazzo biondo davanti a me. Ha un accenno di barba sul volto, così leggero che a primo impatto nemmeno te ne accorgi. Ma io lo sto fissando per bene. Indossa una felpa nera e un paio di pantaloni scuri. Si tocca i capelli senza dire niente e sento Dastan sbuffare dietro di me.

«Vado a prendere la macchina.» dice il mio amico, anche se la macchina è proprio davanti a noi.

«Come stai?» mi chiede impacciato.

«Bene, tu? »

«Bene.»

«Sei venuto a farti un tatuaggio?» domando. Questa conversazione è imbarazzante, molto.

«Si, ma non ne sono sicuro.» si gratta la nuca.

«Non è poi così terribile.» sorrido cercando di rompere il ghiaccio, ma esso non si rompe, anzi, si fortifica. Così tronco la conversazione con un 'ci vediamo' ed entro nell'auto di Dastan. Dallo specchietto laterale vedo Connor attraversare la strada, salire nella macchina e rimanere lì fermo. Non ci vediamo da quasi due settimane e si comporta come se non ci fossimo mai conosciuti..non che mi dispiaccia! E' giusto così, ma il suo comportamento è davvero strano, soprattutto perché quando gli ho chiesto di lavorare per me, mi ha detto determinate cose che..mi sono piaciute, credo! Mi manca la sua compagnia, in un certo senso.

La sera mi ritrovo seduta di nuovo sulla poltrona a guardare la TV mentre Dastan prepara la cena, a farci compagnia ci sono anche Scott, Martin, Matt e Thomas..insomma, tutti! Stiamo guardando un programma molto strano ma che ci fa divertire tutti quanti. Quando la cena è pronta, ci sediamo intorno al piccolo tavolo, stretti ma affamati. Dastan ha preparato il pollo al forno con le patate e un'insalata di carote. Devo dire che la sua cucina non mi dispiace per niente, in questi giorni mi ha preparato veramente il mondo, tutto ottimo!

Improvvisamente la cena viene interrotta dai spari, dai fari lampeggianti delle macchine e dalle grida. Riconosco alcune frasi urlate, sono i messicani!

«E' così che ti hanno promesso di non portare il culo a Illinois?» si alza incazzato Dastan mentre tutti ricarichiamo le nostre pistole, pronti a sparare. La porta viene sfondata, di nuovo, e Carlos in persona entra nella mia piccola abitazione con uno sguardo per niente felice. Si guarda attorno schifato e poi fissa i suoi occhi su di me.

«Vuoi vedere cosa succede alle puttane come te che non rispettano gli accordi?» dice puntandomi contro una mitragliatrice grossa. I ragazzi si mettono subito davanti a me mentre Scott e Martin fanno un passo indietro, e come biasimarli!

«Veramente siete voi a non aver rispettato l'accordo.» risponde Dastan.

«Hai mandato cinquanta uomini armati a casa mia questo pomeriggio, brutta puttana. Molti degli  uomini sono morti per colpa tua e la villa è stata distrutta!» Carlos scansa Dastan con tranquillità e si avvicina a me con fare minaccioso.

«Io non ho mandato nessuno.» mi difendo.

«I Mendes hanno saputo della nostra alleanza, sono parecchio incazzati. Non sono stato io a dirglielo, quindi..»

«Quindi un cazzo! Non sono stata nemmeno io! Chi cazzo sono i Mendes?» urlo contro Carlos. Non conosco alcuna famiglia Mendes.

«Oh, merda.» veniamo interrotti da Scott che alza lo sguardo su di me dopo aver digitato qualcosa su un Tablet. Glielo strappo dalle mani e guardo la foto che ha trovato, sono i Mendes? Una persona in particolare attira la mia attenzione e quando ingrandisco l'immagine, riconosco chiaramente il ragazzo.

«Connor?»

Above the chaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora