Capitolo 27

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«Parlami un po' di te», dice la signora Mendes sedendosi al mio fianco. Dastan è uscito insieme a Chase e tutt'ora continuo a chiedermi come abbia fatto ad integrarsi così velocemente in una famiglia completamente diversa dal nostro solito. Mi chiedo se la decisione di venire in Australia è stata un bene, tra l'altro la madre di Connor non facilita le cose. Ora cosa le devo dire? 

«Sono una ragazza normale», rispondo con un sorriso falso sulle labbra. Tutta questa storia mi sta mandando fuori di testa ed è solamente il primo giorno. La donna mi guarda curiosa, non sembra essere soddisfatta della mia risposta. E come darle torto! 

«I tuoi genitori di cosa si occupano?», il tasto dolente è stato premuto e cerco di sembrare impassibile mentre insceno una vita che non è la mia. 

«Mia madre è morta quando ero piccola. Cancro. Mentre mio padre è un impiegato nell'azienda di famiglia. Produciamo il sugo», rispondo non credendoci neanche io. Solitamente sono brava a dire bugie, ma avere la madre di Connor davanti rende le cose più difficili. 

«Mi dispiace per tua madre. Anche Connor ha perso suo padre quando era più piccolo», sospira porgendomi altri cornetti. Rifiuto con un sorriso, anche se erano veramente buoni «Sembra così rilassato e sicuro di sé, credo che tu gli piaccia molto.» Questa situazione comincia a starmi molto scomoda, non so come ribattere e distolgo lo sguardo imbarazzata. 

«Sei davvero timida. Spero che riusciamo a conversare di più la prossima volta», dice la signora Mendes alzandosi dalla sedia. Indossa dei guanti di gomma e inizia a lavare i piatti. Avrei voluto dirle qualcosa ma le parole morivano in gola. Questo non è il posto per me. 

«Vado a lavarmi. Con permesso», esco dalla cucina il più in fretta possibile. Prendo il cellulare e lo accendo. Mi serve qualcosa per distrarmi, ho bisogno di tornare alla realtà almeno per un secondo. Compongo il numero di Scott e aspetto che mi risponda. 

«Pronto?»

«Sono io!», dico con la voce tremolante. E' bello tornare alla realtà. 

«Ciao, Lex! Come sta andando la vacanza? Vi state divertendo?», chiede Scott. 

«Tutto bene. Volevo sapere se c'era qualche novità», speravo che mi dicesse qualcosa di elettrizzante, ma non è stata così. 

«Tutto liscio come olio. Kurt è ancora in Texas e noi stiamo andando al Team per bere qualcosa.»

Quanto mi manca quel locale! «Ci sentiamo un altro giorno. Ciao!», chiudo la chiamata e mi siedo sul divano. Ho una voglia matta di raccogliere tutto e tornare a Chicago. 

Sento la porta d'ingresso aprirsi e mi rialzo in piedi, qualche secondo dopo Connor entra nel salotto. Mi saluta con un bacio sulla guancia e sembra veramente felice e spensierato come diceva sua madre. Lui nota la mia espressione spaesata e quasi traumatizzata. 

«Cosa ti prende?», chiede prendendomi il viso tra le mani. 

«Non credo di farcela», rispondo sul punto di scoppiare a piangere. Sono diventata così emotiva nell'ultimo periodo! Non riesco a sopportarlo. 

«Mia madre ti ha detto qualcosa?», fa un passo indietro come se volesse andare da lei e chiederglielo personalmente. Io mi aggrappo al suo braccio. 

«Tua madre non c'entra, Connor. E' che non ce la faccio, è tutto così diverso. Sento che sto per impazzire.»

«Hai detto che mi avresti dato una possibilità, Lex. E' passata solamente una notte, non abbiamo trascorso neanche un'ora insieme qui. Usciamo, dai! Una passeggiata ti farà bene», dice agitato mentre l'espressione torna cupa. Lo sto ferendo. Anche se la mente mi urla di prendere il primo volo per Chicago, il cuore mi suggerisce di pensarci ancora un po' e di accettare il suo invito per una passeggiata. Forse mi avrebbe aiutato a schiarirmi le idee, perciò mi prometto di prendere una decisione definitiva quella sera stessa. 

Above the chaosWhere stories live. Discover now