Prova Intermedia.

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Eternity_Hook

Ship: Sinbad x Ja'far

Parole: 778
(è corto perché credevo che ci fosse di nuovo il limite di 500😫)


Le loro mani si divisero, e l'uomo si allontanò leggermente per permettere al prossimo vassallo di compiere il patto.

Il giovane diciottenne dai capelli bianchi sarebbe stato l'ultimo e ciò gli provocava un'enorme ira.
Avrebbe dovuto aspettare che tutti lasciassero un bacio sulle labbra del SUO signore.
L'invidia lo corrodeva nell'attesa che anche lui, potesse finalmente giurare la propria fedeltà.

Ma intanto ne era certo, era certo che ogni bacio non valesse niente per lui, se non quelli che si erano scambiati la sera prima.

Fin dai suoi 7 anni, il piccolo dai magnifici occhi verdi e dai folti capelli bianchi, era capace di uccidere.
Egli conosceva perfettamente ogni tecnica di tortura che gli permetteva di togliere la vita a qualcuno senza difficoltà.
Il suo lavoro consisteva nel soddisfare le richieste di feudatari o vassalli, dai quali veniva incaricato di eliminare una persona ben precisa.
Ja'far l'assassino.
Questo era forse il nome che gli era stato affibbiato.

Purtroppo ciò era dovuto alla mancanza di una famiglia, di persone che tenessero a lui.
Ja'far era infatti stato rifiutato dai genitori, non aveva ricevuto amore da parte loro.
Perciò li uccise.

Quella notte sarebbe stato il conte Guglielmo ad assegnargli un compito.

Il loro incontro era stabilito per il sorgere della luna, all'interno dell'abitazione di Guglielmo.

Ja'far si muoveva furtivo tra le fronde.
Il vento soffiava con forza, sballottando i rami degli alberi da tutte le parti e impedendo così al giovane di individuare la dimora del conte.
A passo felpato si avvicinò alle capanne dei servi, che costeggiavano i campi coltivati e il possente torrente che divideva le due parti del feudo, il cui rumore, ovattava ogni suo movimento.

Arrivato all'abitazione, rimase colpito da tale che era la sua imponenza.
Un' enorme cinta muraria stava a circondare l'altrettanto grande castello in mattoni nel quale Guglielmo abitava.
Era possibile contare oltre cinquanta finestre solo nel lato destro!

Senza soffermarsi troppo sui particolari, il diciottenne scontrò cinque volte le nocche sul portone in legno che costituiva l'ingresso della dimora.

La porta venne aperta da un servo, che  si occupò di scortare il giovane dal suo padrone.

Sinbad era il nome del suo nuovo obbiettivo.

La notte della  missione era finalmente giunta.

Ja'far si infiltrò silenziosamente all'interno della stanza di Sinbad, trovando un bellissimo ragazzo dai lunghi capelli viola addormentato sul proprio letto.

Era pronto.
Aveva sfoderato il piccolo e affilato pugnale, lo aveva avvicinato proprio in corrispondenza del pomo d'adamo del giovane uomo. Sarebbe bastato avvicinarsi di qualche centimetro...

Ma qualcosa andò storto.

Quando la punta del suo pugnale stava per sfiorare la gola di Sinbad, la mano di quest'ultimo andò a bloccargli il polso, impedendogli di affondare la lama nelle sue carni.

"Che stai facendo?"
Domandò il signore.

Ja'far indietreggiò velocemente, cercando di riprendere la situazione sotto controllo, ma fallì nuovamente.

Perché non riusciva ad uccidere una persona se era la sola cosa che aveva fatto in tutta la sua vita?

Il giovane si risvegliò in una stanza a lui sconosciuta, dalle ampie finestre in legno che illuminavano quella camera da letto.
Un elegantissimo letto matrimoniale troneggiava al centro della stanza, adornata da teste di animali e scudi d'argento.

I suoi abiti erano stati rimossi e sostituiti da nuovi e più puliti.
Anche la sua testa faceva meno male, nonostante quella notte avesse ricevuto una forte botta, dovuta proprio dalla sua "preda".
Ma dov'era in qual momento?
Come ad esaudire la sua richiesta, la porta si spalancò rivelando proprio Sinbad, tra le mani un vassoio in legno ricolmo di cibo.

Ja'far si alzò di scatto, temendo di venire catturato, ma fu rassicurato dalla voce dell'altro.

"Non preoccuparti, non ho intenzione di farti arrestare"
Gli sorrise lo sconosciuto, poggiando poi sul comodino che affiancava il letto la colazione.

"Prego siediti, questa é per te"
Continuò poi indicando il vassoio.

"P-perchè stai facendo tutto questo?"
Domandò incerto Ja'far, sempre più convinto di essere finito in trappola.

"E tu invece? Perché uccidi la gente?"
Fece Sinbad, curioso di conoscere il tragico passato del giovane dai meraviglisi tratti angelici.

Finalmente il suo turno era arrivato, fremeva dall'impazienza.
Ora sarebbe riuscito a giurare eterna fedeltà all'unica persona che conosceva il suo passato, l'unica così buona da riuscire addirittura a dimenticarlo.
La sola che mai gli avesse donato amore.

Sinbad.

Egli domandò all'ultimo vassallo:
"Vuoi diventare interamente mio uomo?"

"Lo voglio"
Rispose sicuro Ja'far

Entrambi unirono le loro mani e si avvicinarono lentamente.
I loro sguardi che si scontravano.
Ora l'ultimo passo da compiere.

Sinbad si chinò leggermente per raggiungere l'altezza del nuovo vassallo, fino ad unire le loro labbra e sigillare il giuramento.
Fu questione di un'attimo, un contatto veloce e insignificante per tutti i presenti.

Ma non per i giovani innamorati.
Quel bacio era la loro dichiarazione di amore eterno.

S. O. S. Y. C. ~Eternity_Hook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora