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Julie aveva gli occhi gonfi, di chi ha pianto tutta la notte. E questo certo non contribuiva ad alleviare il rinnovato senso di colpa di Leon. Forse era così che doveva andare. Doveva toccare il fondo per poi risalire la china.

«Mi dispiace per ieri. Sono stata troppo dura con te. Non so cosa mi sia preso.» esordì lei, «Anzi, lo so. Gli ormoni.»

«Vieni qui.» Leon l'abbracciò.

«Non sei arrabbiato?» era pronta a un'altra litigata da cui entrambi ne sarebbero usciti sconfitti e sfiniti.

Lui scosse la testa.

Erano lontani i tempi in cui, durante il week end, non lasciavano la camera da letto. Ordinavano qualcosa al take away e guardavano vecchi film stesi sul letto completamente nudi. Non era mai stato più felice.

Poi aveva mandato tutto a puttane, con la sparatoria e il bere. E Mandy.

Aveva pensato diverse volte di vuotare il sacco, ma a cosa sarebbe servito? Solo ad allontanare Julie, a perderla per sempre. E per cosa? Perché una sera aveva bevuto troppo in compagnia di Amanda?

Ora era successo di nuovo e non poteva nemmeno dare la colpa all'alcol.

«Leon, ti capita mai di guardare al passato e voler fare tutto in maniera diversa?»

Il detective la fissò, «Continuamente.»

Ma non era possibile e lo sapeva. Aveva cercato di rimediare come poteva, andando a quelle stupide riunioni degli Alcolisti Anonimi, accettando di parlare con lo psicologo della polizia, dicendo a dei perfetti sconosciuti quanto si sentisse di merda e in colpa. Per la sparatoria, per Daniel, per Marisol, per Julie, per il bambino.

Aveva diviso la sua vita in un prima e in un dopo. Così come aveva fatto Julie con la scomparsa del fratello. Una linea di demarcazione, neanche troppo sottile.

«Sistemeremo tutto.» promise, «Tornerò alla riunioni. E vedrò di nuovo il dottor Wilson. Vedrai che ne usciremo.»

Sarebbe diventato una persona nuova, completamente diversa. Un padre, prima di tutto. Poi, chissà, un giorno, persino un marito.

«Perché ti comporti come se la sparatoria fosse qualcosa che è accaduta solo a te, come se non mi riguardasse? Questi dovrebbero essere i mesi più belli per noi.»

«Ma non lo sono.» ribatté lui, «Non sto dicendo che non sono contento di diventare padre.»

«Ma non era quello che volevi.»

No, certo che no. Chi avrebbe fatto nascere un bambino in un mondo del genere? O in quel momento particolare della sua vita? In cui, certi giorni, faticava persino ad alzarsi dal letto.

«Perché tu sì?» le chiese, «Non prendiamoci in giro, è capitato... in un momento in cui la mia vita non era esattamente una passeggiata.»

«Quando ho fatto il test di gravidanza non sapevo cosa fare. Ero nel panico.» confessò Julie, «Ma poi ti sei presentato con quel mazzo di fiori, sobrio... E ho capito che volevo davvero questo bambino. Che ce la potevamo fare. Potevamo essere di nuovo una coppia e anche dei bravi genitori.»

«Possiamo esserlo. Lo saremo.» Leon l'abbracciò, «Dobbiamo concentrarci su ciò che conta davvero... Il nostro amore.»

Julie annuì e appoggiò la testa sulla sua spalla, qualcosa attirò la sua attenzione. Una nota colorata sul letto bianco. Si liberò dall'abbraccio di Leon e prese in mano quell'indumento stropicciato. Una spallina era strappata.

«Julie...»

Lei non disse niente e uscì dalla stanza.

«Julie.» la seguì giù per le scale, «Lasciami spiegare.»

Devil BayWhere stories live. Discover now