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Si erano sfiorati per tutta la sera, a cena, e in macchina. Le mani, le gambe, le ginocchia. Ogni volta Julie aveva sentito una piccola scossa. Ogni volta diversa.

«Wow! Quest'ascensore è grande come il mio appartamento a Chicago.»

«Mi piacerebbe vedere Chicago. Non ci sono mai stato. Tutti dicono che è una città magica... e che ci sono donne bellissime.» Greg le fece l'occhiolino.

Le porte dell'ascensore si chiusero.

«Ah, sì? E chi lo dice?» Julie lo guardò attraverso lo specchio. Lo voleva. E Greg voleva lei.

«Sono stata bene, stasera.» gli aveva detto alla fine della cena.

«Che ne dici di un drink... da me? A Miami.» le aveva proposto lui mentre si stavano dirigendo verso la macchina. 

«Okay.» si era sorpresa a rispondere Julie.

Le porte dell'ascensore si riaprirono.

Julie sorrise mentre Greg apriva la porta di casa, «E così, eccoci qui.»

Lei si guardò intorno, mentre entrava nella tana del lupo.

Greg le versò un bicchiere di champagne.

«Non bevo, grazie.»

«Io sì.» e bevve il contenuto del bicchiere in un unico sorso.

«Sei nervoso?»

«No.» le mise le mani sui fianchi e la spinse contro la parete, «E tu?» domandò fissandola coi suoi occhi verdi.

Julie si sentì nuovamente la quattordicenne con l'apparecchio ai denti che non aveva mai baciato un ragazzo. Nessuno riusciva a metterla in imbarazzo come Greg.

«Un po'.» ammise

«Sai da quant'è che aspetto questo momento.» le disse lui prima di baciarla.

Julie ricambiò il bacio come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fossero ancora due adolescenti sulla barca del padre di Greg.

Per un attimo vide Leon, con un'espressione delusa, ferita. Scacciò quell'immagine. Nient'altro aveva importanza in quel momento. C'erano solo loro due. E i loro corpi, che si cercavano, attratti da una forza sconosciuta.

«Ti voglio.» le sussurrò all'orecchio Greg mentre spingeva la sua anca contro quella di lei.

Le aprì i bottoni della camicetta, uno a uno, senza smettere di baciarla, mentre con una mano si apriva un varco sotto la gonna e le sfilava gli slip.

Poi lui si allontanò. Quant'era passato? Un minuto, un'ora? Era comunque troppo presto, non era pronta a quel distacco. Julie non voleva che si fermasse. Poteva andare avanti per ore in balia di quei baci, della lingua di Greg nella sua bocca, delle sue dita dentro di lei.

Greg si sbottonò la camicia e la lasciò cadere a terra. Julie fece lo stesso. Poi si sfilò il reggiseno, mentre lui la guardava. Stranamente, non si sentiva in imbarazzo. Voleva che lui la guardasse. Gli sorrise, poi fece un passo verso di lui per baciarlo. Le erano mancati i suoi baci, anche in quei pochi secondi.

Greg si fermò all'improvviso, «Non posso.»

«Cosa vuol dire che non puoi?»

«Io... non posso.» si staccò da lei e andò verso la finestra.

Julie lo osservò disorientata,«Tutto bene?»

«Ti chiamo un taxi.»

«Aspetta, Greg...»

Devil BayWhere stories live. Discover now