AFTERLIFE - i guardiani di anime [Jimmy THE REV Sullivan] (VERSIONE ITALIANA)

Capitolo 3 - My name Is

Ciao ragazzi, spero che questa storia vi piaccia. Potete commentare o qualcosa per farmi sapere se devo continuare :) 

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-28 dicembre 2009- 

-POV di Alex-

Bip Bip Bip. Il suono della sveglia mi ricordò che un altro giorno era iniziato.

Un altro maledetto giorno! Pensai scendendo dal materasso lurido che chiamavo letto. Guardai la mia stanza con gli occhi ancora assonnati. Una cassettiera, una schrivania di legno grezzo con una sedia mezza rotta accanto, questo materasso e qualche poster degli Avenged Sevenfold, Marilyn Manson, Aerosmith, AC/DC... ma niente di più.

Mi alzai e andai in bagno, lo specchio rifletteva l'immagine dei miei capelli neri ancora spettinati. Una lunga ciocca viola spiccava all'attaccatura della fronte e un'altra blu sbucava da dietro il collo, anche la metà rasata della mia testa era stata tinta di blu. Raccolsi il tutto in una treccia disordinata che poggiava sul lato sinistro della mia spalla. 

Osservai il mio viso senza espressione e con un dito sfiorai tutti i miei piercing: quello al naso, un altro al sopracciglio, tre sul mio orecchio scoperto e altri due al lobo dello stesso e in fine il mio preferito, il Central Labret. Mi piaceva sentire il loro freddo metallico sulla pelle.

Le mie dita scivolarono sulla catenella appoggiata al mio collo fino a raggiungere la piastrina argentata. i miei polpastrelli tastarono le incisioni su essa. Avrei potuto riconoscerle ad occhi chiusi, conoscevo ogni lettera a memoria. Un solo tocco e la mia mente già vagava tra i ricordi di un tempo passato, un tempo felice. Le mia dita sfiorarono ogni solco della medaglietta fredda,  USA marines 537457347... Gyllegan Joshua...19/03/1982...A+ 

Riemersi dai ricordi come da un bel sogno, tu credi che ogni cosa vada bene, ma quando ti svegli ti accorgi che è tutto un illusione. Mi lavai velocemente e feci il trucco con solo un po' di matita nera nella parte inferiore dell'occhio e del mascara per evidenziare i miei occhi azzurri che al loro interno celavano una leggera sfumatura viola, avevamo gli stessi occhi io e lui, e ogni volta che mi guardavo allo specchio dovevo distogliere lo sguardo per evitare che il dolore tornasse a farmi visita.

Infilai una maglietta nera degli Avenged Sevenfold e una felpa verde brillante. Dio quella band era incredibile e il loro ultimo disco omonimo era semplicemente qualcosa di fantastico. Non sono mai stata una ragazza da diventare fan ossessiva di qualcuno, ma quei ragazzi erano veramente notevoli. Soprattutto il batterista, adoravo il suo modo di suonare. Come si chiama?... va beh non importa, l'importante è come suona. Pensai tra me e me.

Per completare il mio look infilai un paio di jeans strappati e le mie vecchie all stars nere. Presi il mio zaino anche se sapevo che non mi sarebbe servito, erano mesi che non andavo a scuola. Uscii dalla stanza e feci la mia strada verso la cucina, afferrai uno snack da mangiare al volo e prima di uscire di casa mi fermai davanti al salotto, camminai silenziosamente fino alla poltrona dove giaceva immobile lei.

Erano mesi che non si muoveva da lì, sempre fissa a guardare fuori dalla finestra in attesa del suo ritorno.La perdita di papà era riuscita a sopportarla, ma poi anche lui... era troppo dolore per una sola persona. Le diedi un bacio morbido sulla guancia prima di andarmene "Ciao mamma."

Il sole caldo della California mi accecò. Presi la mia preziosa mountain bike e iniziai a pedalare lungo i viali di Los Angeles fino a raggiungere un vecchio edificio abbandonato. Lì, seduto sul davanzale di una finestra senza vetro al terzo piano di quel ammasso di mattoni instabile c'era Sam. A prima vista sembrava il tipico Californiano, capelli biondi, occhi chiari, perennemente abbronzato, ma se lo si conoscesse bene ci si accorgerebbe di che anticonformista figlio di puttana arrogante lui sia. Ed è per questo che era il mio migliore amico.