Capitolo 7- Coma black

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-POV DI JIMMY- 

è successo tutto troppo in fretta. Due fari sbucati dal nulla, un tonfo, le ruote della macchina che stridono sull'asfalto, un corpo accasciato a terra.

Un attimo prima a ridere e scherzare facendo i buffoni con le bici e l'attimo dopo Alex accasciata a terra priva di sensi, una pozza di sangue sotto di lei. 

L'unica cosa che potevo fare era osservare la scena pietrificato mentre tutto accadeva. La gente si radunava intorno al suo corpo e io restavo immobile, I ragazzi gridavano e io restavo immobile, l'autista si disperava e io restavo immobile, l'ambulanza arrivava e io restavo immobile, i paramedici la portavano via e io restavo immobile. Sarei potuto rimanere così in eterno se non fosse stato per la catenella che mi spingeva a seguirla. 

Il viaggio in ambulanza si svolse tra grida e caos, le immagini viaggiavano veloci e l'unica cosa che vedevo era il suo sangue. Io avrei dovuto proteggerla, ma l'unica cosa che sono stato in grado di fare era l'ombra. Una stupida inutile ombra che si teneva in disparte, lasciando che le cose accadessero senza poter fare nulla per impedirlo. Era tutta colpa mia, avrei potuto salvarla, non so come, ma avrei dovuto, era il mio compito e non sono stato in grado di compierlo. La mia carriera di guardiano era finita dopo solo un giorno. Che misero fallimento, sono solo un fallimento. 

All'arrivo in ospedale i paramedici portarono di corsa Alex in sala operatoria, io correvo dietro di lei trattenendo le lacrime e quando superò le porte della sala io mi bloccai. 

Tentai più volte di andare avanti, ma qualcosa me lo impediva. Usai tutte le mie forze per varcare quella soglia, ma essa non melo permetteva, come se ci fosse una sorta di barriera a fermarmi. Guardai la catenella in cerca di aiuto, ma anche lei sembrava aver perso le forze, la sua luce ora era fioca e tremolante come se riflettesse lo stato di Alex. Non so perché, ma sapevo che se quella luce si fosse spenta per Alex non ci sarebbero state più speranze, il mio morale era a terra e sapere che tutta quella situazione era stata colpa mia e della mia incapacità nel prendersi cura di qualcuno rendeva le cose ancora peggiori. L'unica cosa che potevo fare era aspettare, solo aspettare. 

***

Le ore passarono e con mia grande gioia la luce non si era ancora spenta. Gli amici di Alex erano arrivati poco prima insieme ad un signore di mezza età. Era alto, magro, la testa era un ovale liscio e clavo, portava dei piccoli occhiali appoggiati sulla punta del naso e una camicia a righe a maniche corte. Quando il dottore arrivò lui si presentò come il tutore di Alex. 

"Abbiamo dovuto farle una trasfusione per via di tutto il sangue perso" Iniziò il dottore, appena udii la sua voce mi avvicinai, ansioso di sapere. Il cuore mi martellava in petto, non ne potevo più di attendere, avevo bisogno di sapere. 

"Ha 3 costole rotte e varie ossa fratturate. L'impatto è stato piuttosto violento provocando un trauma cranico" Il medico si fermò un attimo a guardare il tutore negli occhi acquosi. Ma non era l'unico, anche i miei occhi, come quelli dei ragazzi erano in procinto di esplodere in un uragano di lacrime. "è in coma, e non ci sono molte speranze che possa svegliarsi. Mi dispiace, veramente." Annunciò in fine. Ed ecco che precipitavo. Il cuore aveva smesso di battere e con un tonfo assordante si spense, non avevo neanche più la forza per piangere. Ero solo un involucro vuoto, troppo morto per morire. Un'altra volta ciò che mi circondava si annullò, lasciandomi sprofondare nel dolore. Era come fluttuare morto nello spazio, fluttuare nella paura dei tuoi peccati, dei tuoi torti, e di tutto ciò che ti fa sentire indegno di qualsiasi cosa. Dicono che chi muore trova la pace, ma non è vero, la pace è in vita, in morte c'è solo dolore. 

Dal mio isolamento ero riuscito a cogliere solo qualche parola tra il dottore e il tutore. A quanto pare stava a lui decidere se tenerla in vita o staccare la spina. Nei suoi occhi leggevo molta paura, e chi non ne avrebbe con una responsabilità così grande. Sfortunatamente io non ero stato in grade di riconoscere che questa responsabilità prima gravava sulle mie spalle, ed ero stato così stupido da non prendere sul serio questa cosa. Avevo trascurato il mio compito e ora la vita di una persona era in pericolo a causa mia. 

AFTERLIFE - i guardiani di anime [Jimmy THE REV Sullivan] (VERSIONE ITALIANA)Where stories live. Discover now