Capitolo 6 -the speed of pain (Johnny Christ)

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SCUSATE SE CI HO MESSO TANTO, MA STAVO PER AGGIORNARE QUANDO PER SBAGLIO HO CANCELLATO TUTTO QUELLO CHE AVEVO SCRITTO. 

-POV di Johnny Christ-

 L'alcol scendeva bruciante giù per la mia gola, ma il dolore al cuore bruciava anche di più e solo così potevo sentirmi meglio o almeno riuscire e dimenticare solo per un attimo.

 Meglio dire che mi illudevo di riuscire a dimenticare, ma in realtà i ricordi tornavano a galla più potenti che mai, solo che così sembravano solo dei bei sogni.

 Già quanto avrei desiderato che questo fosse tutto un sogno, o piuttosto un incubo. Invece era tutto reale, così crudelmente vero da far male.

Dopo aver pagato mi alzai barcollante dallo sgabello del bar e a tentoni raggiunsi l'uscita. Quel briciolo di lucidità che restava in me mi convinse a non usare la mia macchina, così aspettai fino a quando un taxi si fermò davanti a me.

 "Dove ti porto ragazzo?"  disse l'autista. Alzai lo sguardo e il mio cuore si fermò vedendo Jimmy alla guida dell'auto, ma in un attimo il suo volto si trasfigurò in quello del vecchio tassista. Farfugliai un indirizzo e l'autista partì. Durante tutto il tragitto il volto di Jimmy tormentava la mia mente, lo vedevo ovunque, in qualsiasi ombra cogliesse il mio sguardo c'era lui. Grazie a dio l'uomo non fece domande, limitandosi a guidare. Non avevo voglia di socializzare.

 Non osavo immaginare come stessero gli altri ragazzi, era da giorni che non ci sentivamo. Credo che avessimo tutti bisogno di stare da soli in questo momento. Eravamo tutti così vuoti, da quel giorno era come se fosse morto un pezzo di noi insieme a Jimmy, come se la nostra anima si fosse spenta per sempre lasciandoci come involucri vuoti

La macchina si fermò facendo scricchiolare la ghiaia sotto gli pneumatici. Scesi dal taxi, la testa girava come impazzita. iniziai a percorrere il vialetto di casa mia lentamente. Ogni passo risuonava nella mente come un boato vuoto, riecheggiando interminabilmente. I pochi metri che mi separavano dalla soglia ora parevano chilometri,era una strada infinita e dolorosa.

Con fatica aprii la porta e dopo aver attraversato la soglia legnosa la richiusi dietro di me con violenza, il rumore pesante si disperse nell'immensa casa vuota. Appoggiai il mio corpo sulla parete e strisciai fino al pavimento, calde lacrime cadevano sul mio viso inondando i miei occhi come mare in tempesta. "no...no..." mugolai tra i singhiozzi. "NO!...NO!...NO!" il mio grido riempì il silenzio della notte. Il mio pugno si scagliò ripetutamente contro il muro, fino a far sanguinare le nocche doloranti.

Mi alzai, il corpo tremava e le gambe non reggevano il peso del corpo. Strusciai contro la parete fino alla cucina e presi una bottiglia di whisky dalla vetrina degli alcolici. Mi buttai sul divano del salotto e scolai il liquido delizioso avidamente. In pochi minuti la bottiglia era vuota e io la osservavo con disgusto. Un conato di vomito salì dal mio stomaco, subito corsi in bagno e lì rigurgitai tutti i miei demoni. Pensavo a quanto terribilmente patetico sembrassi, mi illudevo di poter dimenticare tutto, ma dimenticare era impossibile e sbagliato. Ora mi pentivo di tutto, non avrei dovuto bere così tanto, quello non era il modo giusto di bere, il modo giusto per farlo era con lui, con tutti i ragazzi. Il modo giusto era quando dopo una notte passata e bere, nel momento in cui le nostre conversazioni non avevano più senso e saremmo dovuti andare a letto ci alzavamo, ci abbracciavamo e ci dicevamo che ci volevamo bene. Questo era il modo giusto e io stavo trasformando una cosa così bella in un inferno.

***

Sdraiato sul letto fissavo il soffitto cercando di dormire, ma era impossibile, il dolore era troppo forte e mi consumava fino all'osso. Avrei voluto dimenticare solo per un giorno tutta quella sofferenza, ma il dolore è troppo veloce. Il dolore non si dimentica si può solo imparare a conviverci e un giorno, forse sarà solo un lontano ricordo. Se solo potessi andare più veloce del dolore...

***

La luce trapassava attraverso le finestre, mi alzai, la testa doleva da impazzire e la nausea continuava imperterrita a tormentare il mio stomaco. I miei piedi strisciarono fino al bagno. Guardai con riluttanza il mio riflesso allo specchio, grandi ombre nere circondavano i miei occhi contrastando la carnagione pallida e malaticcia della mia pelle, gli occhi erano rossi e gonfi dal pianto e dall'insonnia. Provavo disgusto, disgusto per me stesso e per come mi ero ridotto, vagavo come uno spettro per casa senza una meta o uno scopo precisi e nel mio vagare mi ritrovai a frugare fra i miei CD. Uno in particolare attirò la mia attenzione, lo tenevo in mano come qualcosa di raro e prezioso, prestando attenzione ad ogni minimo particolare, la copertina bianca, il deathbat nero che spiccava su essa, lentamente aprì l'album attento a non rovinarlo e feci scivolare il disco piatto nel lettore. 

La musica riempiva il vuoto nella mia mente, alzai lo stereo a tutto volume ignorando il dolore alla testa, per questo ne valeva la pena. Ascoltavo in silenzio osservando i deathbats con le nostre sembianze, il mio e quello di Zacky a sinistra, Matt al centro, Syn a destra e subito sotto quello di Jimmy.

Più l'osservavo più un pensiero germogliava nella mia mente. Presi il CD e le chiavi della macchina e corsi fuori di casa. 

Dopo pochi minuti raggiunsi il negozio che mi interessava. Parcheggiai e a passo di carica mi diressi all'interno dell'edificio. 

"Hey Christ! Ancora qui eh" Disse Franky salutandomi "Ho saputo di Jimmy amico, mi dispiace tanto. Se hai bisogn-" lo zittii con un gesto della mano

"Ho bisogno di te" dissi porgendogli l'album aperto sui deathbats "Devi farmi questo" indicai la figura che mi interessava. 

Franky sorrise "Certo amico, sono qui per questo. Vai a stenderti sul lettino, io arrivo subito."

***

Dopo ore di doloroso lavoro finalmente avevo ciò di cui avevo bisogno. Pagai Franky e lo ringraziai ancora per il magnifico lavoro. Tornato a casa mi catapultai davanti allo specchio e passai la serata a guardare l'opera d'arte sul mio petto. L'inconfondibile teschio alato con quel suo buffo taglio di capelli e un piercing sotto il labbro inferiore, unicamente Jimmy. 

Ora il dolore al petto era diverso, non più straziante e orribile, ma caldo e piacevole. Ora potevo avere il mio migliore amico sempre con me, per sempre.

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Ciao ragazzi :D

Piaciuto il capitolo? 

Volevo solo dire che ho intenzione di aggiungere più POV degli A7X e se qualcuno conosce qualche aneddoto e/o storia su di loro possono scrivermi in chat così da aggiungerla nei capitoli successivi, sempre se volete ;) 

Grazie mille. Baci. G-rOCK

AFTERLIFE - i guardiani di anime [Jimmy THE REV Sullivan] (VERSIONE ITALIANA)Where stories live. Discover now