Capitolo 17

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Apro gli occhi e istintivamente guardo la sveglia pensando di essere in ritardo per la scuola, ormai è diventata un'abitudine. Sono le 12.30. Eh? Cosa? Le 12.30?!

Subito dopo mi ricordo della sera prima e lascio cadere la testa sul cuscino disperata. Un altro giorno, devo affrontare un altro giorno. Ma non uno qualunque, oggi devo prendere delle decisioni. Ieri sono riuscita a non pensare a Gessy per quasi tutta la giornata ma ora è arrivato il momento di affrontare l'argomento. Solo io posso farlo.

Mi alzo a sedere e inizio a guardare fuori dalla finestra. Sulla destra si intravede il melo che ora è secco e ha pochissime foglie. Bene, Gessy, ragioniamo. È una sfida più grande di me? Come posso portarla avanti? Sono davvero così determinata? Come dirlo ai miei?

Tutti questi pensieri insieme mi fanno venire mal di testa. Piano, con calma, c'è tempo, affrontali uno alla volta.

Allora, è una sfida più grande di me? Forse sì. Anzi, si, lo è sicuramente. Ma cosa fare? E soprattutto come fare? Forse dovrei provarci, in fondo nel peggiore dei casi va male e smetto. Mi devo impegnare al massimo, devo impiegare tutte le mie forze. Si, sarebbe stato faticoso, molto faticoso. Per una volta nella vita però forse dovrei rischiare, non l'ho mai fatto. È una cosa nuova, totalmente nuova, ma mi affascina. Forse mi affascina per quello, le novità sono sempre interessanti. Non riesco a spiegarlo, mi prende, occupa tutti i miei pensieri. Sì, devo provarci, per forza. È un'occasione troppo importante, se la perdessi probabilmente me ne pentirei per tutta la vita.

Come posso portarla avanti? Impegnandomi al massimo, direi. Si, ce la potrei fare, ce la posso fare. Per la prima volta credo in me, mi sento più forte. Tutte le energie che ieri mi erano mancate ora mi stanno tornando, invincibile. Si, ecco come mi sento, invincibile.

Sono davvero così determinata? Eh, buona domanda. È una cosa che mi intriga e con un grande impegno potrei fare qualcosa di grande. Se diventassi famosa? Potrei conoscere tutti i miei cantanti preferiti, fare una vita da star. Ok Alice calma, hai solo vinto una battle di freestyle in un locale qualunque, non correre. E poi sai una cosa, cara Alice? Se non sei abbastanza determinata lo diventi, c'è sempre tempo per migliorare.

Come dirlo ai miei? Potrei andare ora in cucina e urlare

«Ho vinto una gara di freestyle in un locale in periferia travestendomi. Voglio fare la rapper!»

Ok, no, pessima idea. Forse la domanda dovrebbe essere: come dirlo ai miei senza fargli venire un infarto? Eh si, questa è dura. Posso scrivergli una lettera, ma sarebbe la stessa cosa. Non sono molto brava con le parole, sia cercando di fare un discorso di senso compiuto che scrivendo dico le cose come stanno, senza girarci troppo intorno. Forse sarebbe meglio aspettare un po' per vedere come va, se davvero voglio portare avanti questa pazzia. Si, questa è assolutamente l'ipotesi migliore, anche se prima o poi dovrò dirlo ai miei. E più andrà avanti più difficile sarà parlargliene.

Per ora però non è il mio problema principale. Ci penserò tra un po'.

Ma adesso, dopo avere deciso che voglio continuare, voglio provarci, come posso fare?

Vado a vedere su internet se ci sono degli articoli sulla battle dell'altra sera. Accendo il computer e apro google. Inizio a digitare. G-e-s, sento il cuore che mi batte sempre più forte. E se hanno scritto che ho fatto schifo? Se non sono piaciuta a nessuno? Cosa faccio? Resto un minuto a fissare quelle tre lettere. Sullo sfondo bianco risaltano tantissimo, troppo. Mi sta venendo la nausea. Sono agitata. Mi bruciano gli occhi. Basta, ormai è fatta. Decido finalmente di premere i tasti s-y. Ora manca "cerca". È la parte più difficile. Chiudo gli occhi. Ad un certo punto mi sembra che il braccio si muova da solo. Basta, ce la posso fare, in fondo nessuno mi conosce, forza e coraggio. Lo premo.

Guardo la prima notizia "Ieri, 5 gennaio, gran debutto di Gessy, la rapper dall'identità nascosta." La seconda "nuova promessa del rap, si fa chiamare Gessy ma è un mistero ancora tutto da scoprire." La terza, la quarta, quinta, sesta... ci sono dodici pagine di google.

Mi gira la testa, non pensavo di aver colpito così tanto. Wow. Aiuto.

Sento una lacrima che scende sulla mia guancia, inesorabile. Mi fa solletico.

Perché piango?

Sono felice, si, ma ho paura. Tanta paura. Resto tre ore nella mia stanza e leggo tutti i gli articoli. Tutti parlano bene di me, sono entusiasti ma io non so che cosa fare, non ne ho la minima idea. Aiuto, che faccio?

Mi sento svenire. No, Alice resisti, questa volta puoi farcela. Anzi, ce la farai sicuro. E ce l'ho fatta. Non sono svenuta. Ma sono ancora qui a guardare il computer e in testa ho una grandissima confusione. I pensieri viaggiano da soli, velocissimi, e non li controllo più. Proprio come nella mia vita, ora regna il caos anche nella mia testa.

Mi siedo sul letto e respiro. Chiudo gli occhi e penso a cosa mi tranquillizzava da piccola. La mamma. Le sue braccia calde, avvolgenti.

Guardo l'ora, le 16.15 e non ho ancora pranzato. Probabilmente i miei pensano che io stia ancora dormendo, è meglio fargli sapere che sono viva e mettere qualcosa nello stomaco.

Mi alzo e apro la porta.

«Marco sono davvero preoccupata per Alice, è ovvio che c'è qualcosa che non va.» Dice mia mamma in cucina con voce un po' affannata.

«Amore stai tranquilla» si affretta a dire mio padre «Sarà solo un momento no. Anche io ho un po' paura per Alice ma passerà tutto»

«E se è malata? Se non sta bene?»

A questo punto esco dalla stanza tossendo in un modo un po' innaturale, giusto per farmi sentire. Se avessi gridato "sono qui!" sarei stata meno esplicita probabilmente.

Tutti e due mi vengono ad abbracciare. Mi piace, starei qui per anni, ma ora ho un altro problema.

Durante il pranzo sono piuttosto assente, ma ci pensano Sofia e Carlotta a intrattenere i miei. Appena finisco torno subito in camera.

Bene, ora però, dopo tanti pensieri, devo agire. È la cosa più difficile.

Potrei tornare al locale come Gessy, ma poi cosa dico? No, questa non è una buona idea. Forse però potrei andarci senza travestirmi, così come Alice e chiedere un po' di informazioni. Dopo avrei deciso cosa fare.

Mi vesto velocemente ed esco, una tuta andrà benissimo.

Ai miei dico che devo andare in cartoleria a comprare una cosa per la scuola per riuscire ad uscire senza troppe domande.


La vera storia di Alice F.Where stories live. Discover now