Capitolo 31

39 14 0
                                    

Mi sveglio di malumore. Sono le sette, è quasi impossibile svegliarsi felici ed energici, almeno per me. Vado in bagno a lavarmi, mi vesto, faccio colazione e aspetto Greta. Dopo essere arrivate a scuola entriamo in classe. Alla prima ora abbiamo chimica e questo mi mette ancora di più di malumore. Ci deve consegnare le verifiche, ancora peggio.
Finalmente arriva la prof e ci sediamo. Inizia a parlare di come siano andate le verifiche nel complesso. Male. Che strano.
È incredibile come ognuno esprima in modo diverso la tensione. Uno si mangia le unghie, un altro muove avanti e indietro il piede sotto la sedia, un altro cerca di respirare piano per mantenere la calma. Ah si, lo noto solo ora, un mio compagno di classe sta pregando. Finalmente la prof ce le restituisce, secondo me si diverte a tenerci sulle spine. Guado la mia, quattro. Evviva. La mia giornata sta migliorando ogni minuto. Quattro. I miei mi spelleranno viva. Non ho mai preso un voto così basso. È da una settimana, forse un po' di più, che sono immersa così tanto in questa faccenda della musica che non ho studiato per niente. Sarà meglio ricominciare ad aprire i libri se no la musica me la sogno. Ma come dirlo ai miei? Non glielo dico, credo sia l'unica soluzione. O per lo meno non glielo dico subito, aspetto solo un pochino. Prima lo recupero e poi glielo dico. Si, è meglio fare così.
Menomale oggi abbiamo solo quattro ore a scuola ed esco alle 12.30. penso sia l'unica cosa positiva di oggi.
Il resto della giornata passa senza particolari avvenimenti. Subito dopo aver consegnato di nuovo la verifica alla prof di chimica mi accorgo di una cosa. Alex non c'è. Ero stata così presa da quella maledetta verifica che non me ne ero proprio resa conto. Non so perché sia rimasto a casa ma qualcosa mi dice che il motivo è collegato in un qualche modo a quello che è successo l'altro ieri sera. Ovviamente non posso esserne sicura, ma ho un presentimento. Mi capita spesso e ho ragione quasi sempre, il che non so se in questo caso sia un bene o un male.
Sono impaziente di vederlo, sono stata così bene con lui. Un'altra parte di me però non avrebbe voluto vederlo mai più. Non sono ancora del tutto convinta di quello che mi ha detto, cioè, ci credo, ma ci deve essere qualcos'altro.
Suonata la tanto attesa campanella usciamo da scuola e vado con Greta al Mac Donald come avevamo programmato.
«Sai come mai oggi Alex non c'era?» mi chiede subito
«No, non ne ho la minima idea. Non è un po' strano?»
«Lui si, il fatto che non sia venuto a scuola no, non direi. Si sarà sentito male. È vero che a me non piace molto lui, e lo sai benissimo, ma non credo sia rimasto a casa per nasconderti qualcosa.»
«No infatti, sarà così, hai ragione»
Sto provando ad autoconvincermi che sia davvero così ma in fondo c'è una parte di me che ancora non ci crede e non posso farci niente.
Ora poi dovevo concentrarmi con tutte le mie forze sulla canzone e sul contattare qualche etichetta discografica e non sarebbe stato facile, lo so bene. È vero che l'ultima volta che li ho chiamati non avevo nessun materiale da proporgli, ma almeno ora mi è molto chiara una cosa, nel mondo del lavoro si pensa solo a guadagnare e, anche se è brutto da dire, non gli interessa niente di te come persona. Io, come è normale che sia, non avendo nessuna esperienza mi sono buttata, e sono caduta. Ora però mi sono rialzata e sono pronta a tornare all'attacco, ma non più da sola, con Greta, che è sempre pronta a supportarmi e a sopportarmi.
«Allora cosa prendiamo?" è una domanda retorica, perché so già cosa prende. Ogni volta ordiniamo e stesse cose, lei un hamburger classico, io uno al pollo, due coche medie e due patatine medie.
«Per me un hamburger classico, e una coca e delle patatine medie.»
Infatti, come immaginavo.
Andiamo a prenderli e poi continuiamo a parlare, il cibo prima di tutto come al solito.
«Allora? Qual è il piano di lavoro per oggi? Ormai sei assunta come mia manager eh»
Greta scoppia a ridere
«Chi lo avrebbe mai detto quando ci siamo conosciute? Mi piacerebbe davvero fare la manager da grande"
«Ah sarà meglio che ti piaccia perché sei già assunta.»
Si mette a ridere di nuovo, oggi è particolarmente felice.
«Allora oggi chiamiamo un po' di etichette e gli proponiamo di incidere un album e fare un contratto.»
«Io non so se sono pronta per tutto questo, mi spaventa un po'. Se non riuscirò a sostenere tutto come faccio? Mi aiuterai vero?»
Sono davvero preoccupata. Mi sembra tutto bellissimo ma irreale e quando si tratta di fare un contratto (che tra le altre cose non è detto che le etichette accettino) inizio ad esitare. Ci sarà una grossa mole di lavoro ad aggiungersi allo studio e in questi giorni va bene, ma per tutto l'anno non so se riesco a sostenerla, devo anche recuperare chimica e mantenere le altre materie sugli stessi voti senza calare. Altrimenti i miei genitori mi metterebbero in punizione e poi come potrei fare a registrare? Non potrei. Aiuto, sarà dura, ma non per forza impossibile, giusto Alice?
Determinazione, Alice, determinazione. Se vuoi fare davvero qualcosa ce la fai in qualsiasi situazione, quindi ce la posso fare.
«Allora, come prima cosa ci sono io, che ti aiuterò più che potrò. Lo sai che puoi contare sempre su di me, ormai non te lo dico neanche più perché lo do per scontato. E poi se vuoi lo puoi fare senza nessuna difficoltà. Non sarà una passeggiata all'inizio, ma poi inizierà la discesa e andrai fortissima, come hai sempre fatto»
Le sue parole mi tranquillizzano un po'. Sapere che lei c'è sempre per me mi tranquillizza. Si, è vero, lo sapevo già perché me lo aveva detto mille volte, ma in momenti come questo sentirselo ripetere è rassicurante. Con lei che mi aiuta ce la farò, ne sono sicura. Ce l'hanno fatta tante persone, perché non dovrei riuscirci io? Si, insieme ce la faremo, basta, è deciso.
«Grazie mille per esserci sempre e per esserci sempre stata. Forse non te lo dico mai ma sono fortunata ad avere un'amica come te accanto. Mi aiuti e mi supporti sempre e poi riesci sempre a farmi sorridere, anche nei giorni più bui.»
Solo ora mi rendo conto che forse non le avevo mai detto nulla di simile. Ovviamente sa quanto io tenga a lei e quanto le voglio bene però sentirselo dire è un'altra cosa.
«Grazie davvero, anche io sono fortunata, molto fortunata, ad averti come amica.»
Eravamo sempre state bene insieme sin dalle elementari e da allora non ci eravamo mai perse di vista, eravamo rimaste, come dicevamo, bff (best friends forever). Tutte le volte che litigavamo, sempre per delle sciocchezze, una delle due tornava dall'altra con la coda tra le gambe a chiedere scusa e non riuscivamo a rimanere imbronciate per più di cinque minuti. Anche adesso è così, solo che litighiamo meno perché abbiamo imparato a parlare come delle persone adulte (o quasi diciamo) e a risolvere insieme i nostri problemi. Abbiamo unito le forze perché abbiamo capito che siamo più forti insieme e quindi ci aiutiamo in tutto, si, anche nelle verifiche, ma questi sono particolari insignificanti. Chi non lo farebbe? Le amiche si devono aiutare in tutto, proprio tutto, non come quelli che sanno tutto ma non fanno copiare a nessuno come se il loro compito fosse sacro.

La vera storia di Alice F.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora