Capitolo 29

52 18 3
                                    

Arrivata a casa mi stendo sul letto ancora vestita e guardando il soffitto inizio a pensare a quello che era successo sta sera. Mi sento stanchissima ma non fa niente, perché la felicità riempie qualsiasi buco creato dalla stanchezza.

Questo soffitto mi ha sempre accompagnata. È stato lo scenario di fantasie, rimorsi e ricordi. La maggior parte delle decisioni importanti, che non sono state poi così tante nella mia vita, le ho prese guardandolo. Ora lo vedo quasi come un piccolo, o forse non così piccolo, porta fortuna. Perché l'aveva fatto, si, per una volta nella vita potevo dirmi fortunata. Ora sono sulla cresta dell'onda della mia vita ed è arrivato il momento di farsi coraggio e portare avanti quel progetto che avevo sempre sognato. A dire la verità diventare rapper non era stato proprio uno dei miei sogni più grandi. Si, il rap era ed è tuttora un rifugio per me, dove sono solita nascondermi in qualunque momento e in qualunque posto, che sia arrabbiata, stanca, delusa, contenta non importa, io lì mi sento al sicuro. Tuttavia diventarne attivamente partecipe mi sembrava impossibile, era qualcosa di irraggiungibile ed ora sono proprio lì. Forse era paura, probabilmente era paura. Si, era paura. E anche adesso ne ho eh, e anche tanta. Forse però ho imparato a gestirla meglio e a farne in un qualche modo il mio punto di forza. Perché alla fine, quelli che noi chiamiamo difetti, non vanno intesi in senso negativo. Sono solo delle caratteristiche che siamo abituati a criticare, ma tutti possono diventare dei punti di forza. E una volta capito diventa tutto più facile. Bisogna vedere sempre le cose positive che un'esperienza ti porta, perché ce ne sono. E menomale che abbiamo caratteri diversi, perché se no sarebbe noioso, si, lo so, lo hanno sempre detto tutti e quindi sta diventando noioso anche questo. Ma quello che volevo dire è che, se fossimo tutti uguali in modo così monotono, non avremmo la possibilità di spiccare e distinguerci dagli altri. Prova a pensare, sulla terra ci sono solo persone bellissime, sono tutti modelli e te sei l'unica brutta. Come sarebbe? Bruttissimo. E se invece non fosse così? Però gli altri oltre ad essere accomunati dalla bellezza hanno anche lo stesso carattere, provano gli stessi sentimenti, parlano nello stesso modo. Non sarebbero uomini, questo è vero, sarebbero robot. Ma te bruttina e diversa dagli altri spiccheresti e potresti mettere in luce delle altre qualità che loro non hanno e dopo un po' diventeresti bella ai loro occhi, perché non hai la bellezza fisica ma sei ricca dentro e alla fine è questo che conta. Spesso tendiamo a non pensarci ma nella nostra società siamo davvero tutti uguali, pur non essendo dei robots. Vestiamo allo stesso modo, perché va di moda, parliamo allo stesso modo, perché va di moda, facciamo le stesse cose, perché vanno di moda. Ma le persone che noi stimiamo, che possono essere un cantante, un attore o qualunque altra persona, perché le stimiamo? Ci avevi mai pensato? Perché hanno qualcosa di diverso o magari hanno inventato qualcosa. Ma per inventare qualcosa non bisogna andare contro la massa? E loro si, hanno avuto il coraggio di farlo. E sono sicura, sicurissima, che all'inizio non è stato facile neanche per loro, perché cambiare non è mai facile per nessuno. Siamo sempre soliti vivere in modo così abitudinario che anche il più piccolo cambiamento ci scombussola, e non ci piace essere scombussolati. A noi piace stare immobili, tutto sempre uguale. E invece bisogna cambiare, è fondamentale. Ma non cambiare abitualmente qualcosina. Ogni tanto c'è proprio bisogno di sconvolgere i piani per modificare davvero la propria vita. E si, anche questo lo dicono tutti e diventa noioso ma lo ripeto lo stesso, sbaglia! Sbagliando si impara, no? E allora? Ogni tanto per rompere questa monotonia e cambiare aria bisogna sbagliare, e magari sbagliando trovi per caso la tua strada.

Sto ancora guardando il soffitto. Come sono arrivata a questa discussione filosofica con me stessa? Va beh, ora non importa. Adesso però i miei pensieri ricadono su Alex. E adesso? Si, probabilmente ho sbagliato, perché non lo conosco, ma non fa niente. Da quant'era che non facevo qualcosa di veramente sbagliato? Forse non ho mai fatto niente di così irrimediabile. Ah si, che stupida. Avevo sbagliato a andare in quel locale l'altra sera spinta dall'istinto perché se proprio avessi voluto farlo avrei dovuto prepararmi e avvertire i miei, e non era stato forse uno sbaglio bello? Certo che lo era, il più bello direi. Ma Alex, lui è così strano, non sono riuscita ancora a capirlo. C'è qualcosa che non quadra, ci deve essere qualcosa. Forse ha fatto qualche sbaglio irrimediabile che non mi dice, ma ora è qui e fino a mezz'ora fa eravamo seduti abbracciati su un prato a guardare le stelle. O forse sono io che sono strana e lui e totalmente a posto, il che è probabile. A volte penso di essere seriamente pazza, ma va bene così. Le persone troppo normali mi annoiano, non so, sono monotone.

In tutto ciò sono ancora stesa a guardare il soffitto, il mio caro soffitto, e quando mi alzo mi accorgo che è già l'una. Mi metto velocemente il pigiama e mi lavo il più infetta possibile. Domani è un giorno molto importante e devo essere riposata. A proposito, mi devo ricordare di mandare un messaggio a Greta per metterci d'accordo sull'orario in cui vederci domani per iniziare a registrare. Mi risponde subito, ci vedremo alle 10.00 perché abbiamo molto lavoro da fare.

Appena appoggio la testa sul cuscino cado nel sonno più profondo e, come era prevedibile, inizio a sognare Alex.

La vera storia di Alice F.Where stories live. Discover now