26. ARRIVANO I NOSTRI

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L'ondata di luce si riversò sul campo di battaglia come sole in piena notte. Gli Elfi furono i primi a giungere portando con sé speranza ed una boccata di aria calda. Seguirono i Templari con le loro giubbe nere.
Adrian accorse subito e stavolta il braccio destro di Jack fu velocemente sostituito dal principe elfo, il quale si avventò con furore contro Alessio coll'intento di proteggere l'amico.
<<Ehi, bada folletto, non sono io il cattivo da battere,>> lo ammonì l'altro, sottraendosi al filo della lama che fischiò tagliando l'aria. <<Mi pesa dirlo, ma anch'io sono il buono stavolta>> aggiunse ridacchiando. Non ci credeva neppure lui; la situazione lo divertiva da morire.
Adrian, confuso, e non vedendosi attaccare, si rivolse al Templare cercando in lui una conferma; e proprio questa giunse con un'alzata di spalle.
<<Amico è così, sembra assurdo ma ci stanno aiutando. Però se li vuoi far fuori tutti, fai pure, lascia solo questo a me>> indicò Alessio, <<io e lui abbiamo un conto in sospeso>> aggiunse infine.
<<Il mio padrone lo dice sempre che i Templari sono uomini di parola>> sghignazzando più di prima, l'Oscuro diede loro le spalle e camminò via, senza fretta né timore di essere colpito di sorpresa.
<<Ma sei impazzito?>> domandò Adrian, confuso.
E Jack scrollò nuovamente le spalle. <<Amico quello è un osso duro. È un mutante davvero forte... forse troppo anche per te. E poi pensaci, ci potrebbe servire, dopotutto stanno davvero difendendo la città.>>
Non ci fu altro tempo per le chiacchiere, entrambi si dovettero proteggere le spalle a vicenda; l'accoppiata non fallì.

Come fili dorati le lunghe chiome degli Elfi fluttuavano nell'aria; sembrava stessero eseguendo eleganti passi di danza e non potenti manovre per colpire ed uccidere. Movenze delicate ma letalmente decise; la forza di uomini e donne riuscì a far indietreggiare l'offensiva. L'aiuto dei Templari fu in fine determinante. Gli Elfi non perdevano tempo, attaccavano chiunque non vestisse una divisa da Templare o portasse orecchie a punta, persino i nuovi alleati non ricevettero alcun vantaggio. Gli Oscuri più giovani non durarono a lungo, malgrado il loro aiuto in battaglia ci fu poca clemenza per loro. Sadicamente, gli Elfi combattevano senza far prigionieri. La parte dei buoni, nonostante il numero maggioritario, vide ugualmente delle vittime. Guerrieri della luce e fedeli della chiesa si ritrovarono a contare le loro vittime, ma ci avrebbero pensato successivamente a versare lacrime; i sentimenti dovevano aspettare.

<<Vi ho già detto che non voglio combattere>> disse Alessio appellandosi al buon senso dei guerrieri. <<Non sono qui per uccidere voi, né normali. Il mio capo mi ha ordinato di proteggere le periferie di Roma, ed è ciò che farò>> informò la schiera di ragazzi armati, l'avevano accerchiato e non avevano alcuna intenzione di ascoltarlo. Malgrado l'arringa convincente, fu ugualmente attaccato. Si vide perciò costretto a proteggere se stesso. E sapendo di non aver molte possibilità contro cinque Elfi e più Templari, dovette riprendere le sembianze da mutante. Anche se il suo essere lo spronava nel fare l'opposto, dovette seguire gli ordini impartiti, perciò attaccò per non uccidere, ma solo per scoraggiare; ciò determinò la sua disfatta.

Quando tutti gli Oscuri si dileguarono vigliaccamente o furono sconfitti nella lotta, a combattere rimasero solo i demoni alleati e le forze vennero completamente concentrate sui pochi rimasti. Fu impossibile per Alessio riuscire ad eguagliare la potenza di tanti avversari senza poterne eliminare alcuni. Venne più volte pugnalato; punte affilante penetrarono la pelliccia da più fronti e debolmente il bestione si accasciò a terra perdendo l'aspetto animale.

<<Non uccidetelo!>> intervenne Jack. <<Lui sarà un nostro prigioniero, dobbiamo interrogarlo e capire perché ci stavano aiutando. Perciò, mutante, quando sarà il momento, ti conviene parlare, non verrai pregato per farlo. Se non accetterai allora sarai trattato come meriti... come carne da macello.>> Gli sfilò accanto guardandolo con disprezzo. <<Ed ora siamo pari.>> Sputò quelle parole come una sentenza, come chi sa di non poter sottrarsi alla propria indole, ma di esser certo di un conseguente e amaro rimorso. <<Già lo so che me ne pentirò>> farfugliò tra sé e sé allontanandosi.
<<Templare...>> lo richiamò debolmente il ragazzo riverso a terra. E Jack si voltò in attesa di sapere. Qualcosa non lo convinceva nell'altro. Guardando l'Oscuro, riconobbe una scia di falsità attraversare le iridi marroni di occhi quasi sorridenti. L'aveva visto combattere solo pochi minuti prima e ciò gli era bastato per capire che il demone si era arreso con troppa facilità la seconda volta.
Increspò la fronte, il dubbio non l'avrebbe abbandonato quella notte e neppure le notti a venire. Ma ciò che più lo stranì, e non solo lui, fu la richiesta del demone.

<<Parlerò ad una sola condizione>> propose con un ghigno diabolico.
<<E sarebbe?>> domandò Jessica, squadrandolo con disprezzo.
<<Che ad interrogarmi sia il vostro capitano.>>
<<Ti riferisci al capitano Amato?>> domandò Maria, la bella Templare dalle movenze da modella. E senza aspettare la risposta lo aggredì verbalmente: <<cosa vuoi da Cristian?!>>
<<Sempre molto premurosa quando si tratta di lui>> bofonchiò a denti stretti Jessica, senza però farsi sentire dalla collega.
<<So qualcosa che lo riguarda>> aggiunse il mutante <<qualcosa che impedirà che io venga crocifisso ad un palo prima che sorga il sole.>>
I presenti si guardarono negli occhi. Alcuni di loro provarono una felicità velenosa. Contenti di sapere finalmente ciò che in tanti sospettavano da tempo e speravano con impazienza. A quanto pareva, il loro capitano aveva un qualche coinvolgimento con il mondo Oscuro; ciò avrebbe potuto rendere anche lui un rinnegato della cerchia di Templari. I più invidiosi sperarono che così fosse; il peccato capitale li unì e diede loro anche una buona scusa per non uccidere il demone.

<<Parli del diavolo...>> sbottò Jack.
Arrivò con calma, consapevole di come la battaglia fosse ormai conclusa; Cristian si portò in prima linea comandando ai sottoposti: <<ripulite l'area. A fine serata non voglio vedere neppure una goccia di sangue su queste strade. Maria...>>
<<Sì capitano>> saltellò in avanti felice di aver sentito pronunciare il proprio nome.
<<Tu come sempre ti occuperai dei feriti. Conducili in Sede ed usa i tunnel quarantasette e cinquanta. Lasciate invece liberi i quarantotto e quarantanove per il trasporto delle vittime... sono più lenti, tanto ormai per loro non c'è urgenza>> ordinò ai restanti.
<<Sarà fatto>> rispose la ragazza, <<ma prima voglio informarti che abbiamo un prigioniero.>>
E solo allora Cristian lo vide. Lo scrutò con calma e con spietato cinismo. <<Perché è ancora vivo.>> Non fu una domanda, ma un rimprovero.

Jack ridacchiò poco divertito. Si trascinò avanti portando dietro si sé il braccio molle malamente attaccato alla spalla lussata. <<Alla buonora>> lo accolse acidamente. <<Se aspettavamo te per vincere la battaglia, allora saremmo tutti morti e sepolti.>>
<<Se non fosse stato per te, testa di rapa, sarebbero tutti vivi e vegeti, e comunque se sono arrivato tardi è perché ho avuto l'ordine di proteggere la casa della ninfa nel caso il muro di guardia fosse stato abbattuto. Credimi, avrei preferito essere anch'io qui... sicuramente a quest'ora avremmo contato meno morti e meno feriti>> gli rispose l'altro di rimando. E Jack accusò il colpo. Digrignò i denti percependo un macigno schiacciargli il petto. Il capitano aveva ragione. Se tutto ciò era accaduto era stata solo colpa sua. Tacque , ed un rigurgito d'acido risalì la gola bruciandolo.
<<Ripulite la rete>> continuò Cristian <<sono sicuro servirà un'abile forza lavoro per poter eliminare le immagini e i video da internet. Spacciatele per riprese cinematografiche da censurare alla svelta, in modo da non rivelare le scene più salienti del film. Molti dei nostri, travestiti d'agenti di polizia, stanno interrogando gli abitanti delle case limitrofe, chi è libero si unisca a loro; vestendo i panni civili naturalmente>> poi si rivolse un'altra volta al prigioniero. <<Ritornando a te>> lo contemplò con sguardo schifato. <<Spiegatemi perché quest'individuo è ancora vivo.>>
<<Perché ha detto di saper qualcosa sul tuo conto.>> A dare spiegazioni ci pensò Adrian. Incrociò le braccia al petto ed aggiunse: <<anche noi ora siamo curiosi di sapere cosa sa di tanto importante da riuscire addirittura a salvargli la pellaccia.>>

<<A me invece non interessa. Uccidetelo, tanto non parlerà mai, se non per sputare stronzate e menzogne; questi mostri non spifferano nulla, nemmeno sotto tortura.>> Cristian si voltò per ritirarsi, il suo compito era terminato.
L'Oscuro sghignazzò richiamando la sua attenzione.
<<E invece mi ascolterai, Cristian Amato. Altrimenti dirò a tutti come trascorri il tempo libero di sabato pomeriggio.>>
Rise a pieni polmoni, ritrovata la forza fisica e pure la forza di spirito.
E il capitano inarcò le sopracciglia e a dispetto della convinzione di tutti i presenti, anche l'angolo della bocca di quest'ultimo si impennò. <<Va bene, mostriciattolo>> acconsentì, <<ma sai che sarò proprio io ad interrogarti?>>
<<Non vedo l'ora>> rispose l'altro.
<<Tutto questo entusiasmo?! Ti assicuro, lo perderai presto.>>

Sweet Lie - Il Principe OscuroWhere stories live. Discover now