50. TI SALVO IO

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Jack si accorse dello sguardo allarmato ed improvvisamente vigile, dell'amica, e quando le si affiancò indagò per accertarsi che stesse andando tutto bene.
<<Certo, tutto bene... se bene si può chiamare>> gli rispose lei, fingendo nuovamente assenza. Dovette impegnarsi parecchio nel parlare lentamente e con disinteresse, perché l'adrenalina in corpo l'aveva agitata oltre ogni limite.
Si alzò con fare svogliato. <<Ed ora se mi scusi avrei bisogno del bagno>> osservò gli occhi insistenti di lui e dunque sbuffò. <<Non avrete intenzione di seguirmi pure lì dentro?!>> domandò scocciata. Jack rattristito, la studiò silenziosamente, poi fece di no col capo.
Si incamminò nel corridoio, incrementando la marcia passo dopo passo, entrò in bagno quasi correndo; e quando la porta venne chiuse alle spalle, con impazienza riprese in mano il telefono per rileggere il prezioso messaggio.

"Mia regina buongiorno. Il tuo amico Cristian è ancora vivo, non lo priverò della vita se tu farai esattamente come ti dico. Se vuoi rivederlo scendi in palestra; lì troverai l'ingresso ad uno dei tunnel utilizzati dai Templari, è la porta accanto a quella del bagno di servizio. Ti condurrà direttamente a Castel Sant'Angelo. I miei ti aspetteranno lì, ma solo fino a domani sera. Se entro le venti non ti sarai fatta viva, Cristian morirà.
Mi sembra banale aggiungere che se qualcuno ti seguirà o lo dirai a qualcuno, Cristian morirà ugualmente".

La ragazza strinse il telefono al petto ed una nuova consapevolezza l'assalì.
C'era ancora speranza. Lei poteva salvarlo.
Avrebbe fatto di tutto pur di vedere nuovamente Cristian salvo.
Decisa, rispose al messaggio: "Prima di fare come mi dici, voglio una foto di Cristian come garanzia. Ogni ora, fino al mio arrivo, dovrai inviarmene una. Questi sono i patti. E fa che sia veritiera. Io ci sarò".
Ripose il cellulare nella tasca, dopo aver inserito il silenzioso, e quindi uscì dal bagno, con un nuovo scopo ad elettrizzarle il corpo. La vita aveva improvvisamente ripreso a camminare anche per lei. Si guardò attorno, contando un numero eccessivo di guerrieri; doveva escogitare un piano, e l'avrebbe dovuto fare il prima possibile.

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La giornata si mosse lenta. Una lentezza dovuta alla sofferente verità. La battaglia aveva proseguito all'esterno fino al primo sorgere del sole, e con esso ad alzarsi nel cielo, pure le anime degli sfortunati. Non solo il paesaggio era divenuto improvvisamente illuminato e visibile, pure i corpi abbandonati sull'asfalto divennero tragicamente visibili. Giovani di ogni età, non avrebbero più fatto rientro alle loro case e i familiari non li avrebbero più stretti fra le braccia. Il dolore si sommò al senso di impotenza della semi sconfitta. Il giorno seguente sarebbe stato un martedì di lutto. I preparativi dei funerali si erano avviati già da quella mattina, solo poche ore sarebbero state dedicate al pianto, successivamente l'integerrima facciata avrebbe rivestito le pareti della Sede sopprimendo il dispiacere.

Megan, febbricitante, faticò nel mantenere un atteggiamento indifferente. Si mosse sul morbido divano, divenuto improvvisamente scomodo, e attese il momento giusto. Solo che più passava il tempo e più il momento giusto sembrava farsi lontano. Doveva agire al più presto, le venti, seppur lontane sarebbero giunte in un battibaleno.

Era assurdo come tutti si prodigassero nel proteggerla e nessuno invece le desse retta sul serio. Talmente stonante la situazione da spingerla al limite del comico. Se si fosse alzata in quel momento, camminando lentamente verso la palestra, nessuno probabilmente se ne sarebbe accorto.
Si sfregò le mani gelide l'una nell'altra. Doveva solo trovare il coraggio per agire.
Un altro messaggio. Un'altra corsa del cuore.
"Tic tac... le lancette corrono mia cara e le speranze si accorciano".
A seguire, una foto di Cristian. Come sprono da parte di Stevan: le estreme condizioni del Templare. Il viso vessato dai colpi fu il giusto incentivo.
Megan agì. Si portò in piedi e testò le proprie supposizioni. Andò prima in bagno; rimase in piedi con l'orecchio incollato alla porta per svariati minuti. Una volta rientrata nella sala, non ci fu alcuna domanda ad investigare, solo sguardi sfuggenti e inconsapevoli.
"È assurdo come a volte l'importante sfugga davanti gli occhi.
Sono talmente occupati nel proteggermi, da concentrarsi unicamente sul nemico esterno e per niente su di me... non sanno che stavolta il loro nemico sarò proprio io" un magone di rimorso le bloccò il respiro in gola. Era triste pensare come in quel momento stesse agendo per imbrogliarli, ma era un male necessario, una colpa che si sarebbe addossata con piacere. Ora, la salvezza di Cristian era l'unica cosa che contava davvero.

Ripeté una seconda volta la falsa fuga. Stavolta si chiuse la porta della propria camera alle spalle. Aprì il cassetto del comò recuperando il bracciale di smeraldi regalatole da Elias. Nel caso le cose si fossero messe male, come presupponeva, gli amici li avrebbero potuti rintracciare grazie all'amico amuleto. Lo indossò e nuovamente si ripresentò nella sala.
Le condizioni non erano cambiate.
L'assurdo della situazione la fece quasi sorridere.
Si avviò lentamente in direzione delle scale con fare circospetto, e una volta scesi i primi scalini, corse più veloce che poté senza mai voltarsi. Oramai non sarebbe potuta tornare indietro.

Lasciò le luci della palestra spente, servendosi del cellulare per farsi strada. Non poteva lasciare tracce, i Templari e soprattutto gli Elfi erano molto più veloci di lei, non ci avrebbero messo molto nel riacciuffarla.
Ricordò la mattina prima, aveva imboccato lo stesso tunnel, ma con sentimenti diametralmente opposti a spronarla. A ripercorrere quei passi fu la stessa persona, ma solo all'esterno, perché all'interno non lo sarebbe più stata.
Corse. E corse ancora, con le guance arrossate dal freddo pungente e i respiri affannati. Sicuramente in quel momento, qualcuno incominciava ad accorgersi della sua assenza. Aumentò il ritmo fino allo stremo delle forze, fino a percepire le gambe muoversi nel vuoto; loro correvano, ma i deboli muscoli non riuscivano a mantenere il passo.
E finalmente il tanto sperato, ma anche temuto, punto d'incontro giunse.

Sweet Lie - Il Principe OscuroWhere stories live. Discover now