68. FURIA CIECA

537 84 12
                                    

Le luci del corridoio si accesero rivelando la terribile ciurma. Un gruppo di squallidi Oscuri si stava godendo la scena pregustando di già le loro prede.

«Non posso crederci», disse un ragazzo, esaltato dalla visione, «c'è pure la ninfa del capo. Come avrà fatto ad uscire dalla camera?»

«Ovvio no?» gli rispose un secondo. «Aprendo la porta?» gli tirò uno scappellotto sulla nuca e il giovane ringhiò di rimando, senza però affrontarlo di conseguenza; tirò su col naso esibendosi in un tic nervoso e quindi si scansò per farlo passare.

L'essere dalla pelle chiara come il gesso e gli occhi rossi, proprio come il sangue che colava dalla bocca spalancata dal ghigno smanioso, si fece avanti assumendo la posizione di comando. «Tu» indicò un uomo robusto dalla testa rasata da un lato a mostrare un tatuaggio di un teschio minaccioso. «Prendi la ninfa, io mi occupo della Normale.»

«Non potremmo fare a cambio, dato che sei più forte? Hai visto cos'ha fatto a Stefano, non vorrei fare la stessa fine.»

«Ed è per questo che devi pensarci tu. Fallo immediatamente, o troverai all'istante la morte nelle mie mani.»

Titubante, l'Oscuro dai coloriti tatuaggi si fece avanti, dapprima lentamente, testando ogni mattonella a dividerli.

Megan arretrò alla stessa andatura, utilizzò il proprio corpo come scudo per difendere la ragazza spaventata e pregò Dio di riuscire a raggiungere la camera. Sapeva quanto veloci potessero essere quei demoni e dunque l'unica maniera per tenerli a bada sarebbe stata attraverso la propria riscoperta energia. L'unico problema era che nessun accenno al potere dell'aria tornò a formicolarle la pelle. Non rimaneva che attendere un miracolo; un miracolo che però non sarebbe arrivato.

E quando pure l'avversario capì, il ghigno malefico ad allargare l'orribile grugno bastò a far tremare di terrore le due sfortunate fanciulle.

«Corri!» gridò Megan col cuore in gola.

Neppure due passi e di già furono acciuffate.

«Lasciateci immediatamente!» ordinò Megan. E sperando di suscitare una qualsiasi remora in loro, li minacciò: «Cristian vi ucciderà tutti!»

Il numero di Oscuri crebbe quando anche altri si aggiunsero festanti. Avevano percepito la potenza dell'aura della ninfa e l'occasione ghiotta li aveva condotti lì, proprio come le api al miele.

«Io sarò il primo!» annunciò l'individuo dalla pelle troppo bianca e la bava alla bocca.

Altri arretrarono. Il timore di quello che il loro capo gli avrebbe potuto fare, cozzava profondamente col desiderio di saziare ogni loro più sadica voglia.

«Io direi di lasciare la ninfa. Cristian non la prenderà tanto bene. Ci ha dimostrato cosa può succedere se solo osiamo sfiorarla.»

«Non ci accadrà niente» obiettò l'albino, «non può ucciderci tutti, ne siamo in troppi. Inoltre siamo quasi tutti dei mutanti, se unissimo le nostre forze neppure il nostro principe riuscirebbe a batterci. Oltretutto, a lui serviamo per accrescere qualitativamente i ranghi dell'esercito. Siamo essenziali.»

«Poveri illusi!» tentò nuovamente lei «vi ucciderebbe tutti anche sapendo di rimanere solo.»

«Portatele in stanza» ordinò l'Oscuro a capo per nulla spaventato. «Cristian non c'è, tornerà domani. Non le faremo del male, o almeno non troppo... non da lasciarle dei segni evidenti almeno. Voglio solo spassarmela un po'... magari assaggeremo qualche goccia di sangue, ma ci fermeremo lì, intesi?» le teste assentirono complici. «Inoltre avremo tutto il tempo per far dimenticare l'avvenuto al dolce zuccherino, ci serviremo dello stesso intruglio che utilizza il capo con le sue prede, quello dei Templari... lo Sweet Lie. Per quanto riguarda l'altra, a nessuno importerà della sua morte.»

Sweet Lie - Il Principe OscuroWhere stories live. Discover now