30. RICOMPENSA

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Ritornarono sui loro passi. Il Templare diede piccole spinte per farsi largo tra la folla e i curiosi si scansarono lasciando un varco per facilitare il passaggio. Una volta giunti sul punto più alto del ponte, la donna, ormai disperata, chiese anche a loro di aiutarla.
<<Vi prego fate qualcosa. Il mio Fuffy non ce la fa più.>>
La bestiola, ormai allo stremo delle forze, nuotava forsennatamente con la speranza di rimanere a galla, ma la corrente era troppo forte; lo stava trascinando verso il mare. Inutile il tentativo di rimanere aggrappato al ramo incastrato al ciglio del fiume, erano stati catturati entrambi dalle acque, e rispinto dove nulla e nessuno poteva aiutarlo.
Cristian si spogliò velocemente. Si tolse le scarpe, la giacca e il maglione di lana, e quindi un nuovo spettacolo sembrò attirare l'interesse di molti. Non erano più i guaiti disperati a focalizzare l'attenzione, ma un corpo che sembrava scolpito nel marmo.
Non se ne curò; come chi è abituato ad essere fissato, il Templare si lasciò scivolare addosso gli sguardi lascivi di donne e ragazze, e quelli invidioso di uomini poco prestanti.

<<Fiorellino>>, la richiamò lui, <<fa che la ricompensa ne sia valsa la pena.>>
Senza dire altro si tuffò nelle acque gelide di fine Gennaio.
Megan percepì il calore invaderle il corpo, una sensazione di orgoglio la colmò.
Il recupero andò a buon fine, come sperato.
Tra gli applausi collettivi, il Templare scalò velocemente gli scalini dell'argine del fiume e quindi riportò la bestiola tra le braccia della padrona. Megan lo anticipò coprendo il piccolo batuffolo nella morbidezza del maglione di lui.
<<Ma cosa...>> obiettò Cristian.
<<Shh>> lo zittì lei, << ne ha sicuramente più bisogno di te;>> quindi, presa dall'entusiasmo si lasciò scappare: <<e poi tu sei decisamente meglio così>> disse la ninfa, col sorriso a illuminarle il volto. La consapevolezza delle parole appena dette, giunse con ritardo. Megan voltò il capo, nascondendo le guance imporporate di rosso.
<<Bene, ma ora andiamocene>>, ordinò il giovane, riacciuffandola per mano, <<ho paura che alla signora le passi lo shock e improvvisamente venga assalita dal tuo stesso pensiero. Potrebbe farsi persuadere da una irrefrenabile voglio di ringraziarmi a suon di baci e abbracci.>>
Megan ridacchiò divertita, ma ancora non cedette alla tentazione di fissarlo. Ora che il cane era salvo, niente avrebbe ostacolato l'attrazione.

Cristian, intenzionato a non attirare troppa attenzione, si infilò velocemente la giacca di pelle chiudendosela sul davanti.
<<Sai che questa tua richiesta ti costerà parecchio?>> le ricordò, rifacendosi al patto di poco prima.
E Megan sospirò, ma il volto sorridente tradì l'emozione sgradevole celata nella voce. <<Certo, consapevolissima... già so che me ne pentirò. Comunque nulla può ripagarmi tanto quanto vederti bagnato ed infreddolito come un pulcino indifeso>> ridacchiò di gusto coprendosi la bocca con la mano.
<<Ah!>> Cristian si bloccò e, ruotando il busto, si posizionò a gambe divaricate e braccia puntate ai fianchi di fronte la fanciulla. <<È così che la metti? Mi vedi come un pulcino spaurito, insomma.>> Stravolse i lineamenti del viso ed un ghigno birichino si materializzò sulle belle labbra tinte di rosso. Passò una mano tra la folta capigliatura, e il nero lucido delle ciocche bagnate risplense di luce catturata dal riverbero del cielo all'imbrunire. Megan, impacciata, deglutì. Fissò le vive sfere di scuro splendore e si sentì pervadere dal calore.

<<Allora, quando potrò riscuotere la mia ricompensa?>> domandò il giovane.
<<Dopodomani>> rispose la ninfa di getto, per poi pentirsene. Colta alla sprovvista, aveva dovuto cercare velocemente delle parole da dire, di certo, con questa, avevano riscosso un certo effetto. "Che cosa stupida!" si accusò maledicendosi, notando lo sguardo confuso di lui. "Che risposta è: dopodomani?! E poi cosa dovrei fare?"
<<Dopodomani?>> chiese allora il Templare, parecchio stranito. <<E perché non oggi, perché non ora?>>
<<Perché sì. Anzi, sai che ti dico? Togliamoci subito il pensiero e dimmi cosa vuoi che faccia.>>
<<Beh, dato che mi hai fatto fare un tuffo in quelle acque sporche e puzzolenti, per giunta con un piacevole tepore donato dai tre gradi a riscaldarmi e consolarmi una volta uscito, voglio che tu...>> si diede del tempo per pensare. Una breve pausa in grado, però, di spazientire la ragazza. Quest'ultima, certa della richiesta, tenne nascosta l'impazienza di sentirsi ordinare un bacio come punizione. Tutto sarebbe stato per lei, fuorché un castigo. Bramava assaggiare nuovamente quelle labbra; il breve incontro, avuto solo la sera prima, non sembrava esserle bastato, un insaziabile desiderio la tormentava d'allora. Megan sperò che la stessa bramosia giocasse allo stesso modo con lo spirito di lui. Quello che si sentì invece dire la raggelò.
<<Voglio che tu mi faccia il bucato e mi stiri i pantaloni, inoltre dovrai cucinare un bel brodino caldo. Una minestra che riesca a risanarmi almeno un po'.>>

Megan rimase interdetta. Puntò lo sguardo negli occhi di lui per svariati secondi, alla ricerca di un segnale che le rivelasse dello scherzo. La banale richiesta era riuscita a infastidirla più di un ordine esplicito e sconveniente. Naturalmente non espresse i propri pensieri apertamente, si tenne per sé il malcontento, e stizzita lo sorpassò camminando con fretta.
<<Bene, sarà fatto. Ma ricorda che è la prima ed ultima volta che faccio da sguattera al signorino.>>
Cristian ridacchiò, consapevole di come lo scherzetto l'avesse turbata ed innervosita.
Quando la raggiunse, Megan aggiunse: <<naturalmente oggi non sarà possibile.>>
<<È perché no?>>
<<Perché prima dobbiamo passare in Sede, e poi perché questa sera ho un appuntamento. Dunque, non potrò dedicarmi a stirella e fornelli.>>
<<Ah, giusto, l'appuntamento col giovane mezzo Elfo.>>
<<Perché lo hai chiamato così? Smettila di insultare chiunque non si chiami Cristian Amato!>> lo fronteggiò lei mostrando una collera eccessiva. Aveva sperato di scaturire in lui almeno il minimo sentimento di gelosia, e invece il divertimento mostrato dall'altro non corrispondeva affatto alle aspettative.

<<Tesoro, non sono ingiurie. Chiamo solo le cose per quello che sono. È ovvia la sua provenienza. Basta notare la diversa colorazione degli occhi, per non parlare dei capelli. Non hai notato come sono meno chiari rispetto ai suoi confratelli?>> spiegò serio <<Non può definirsi un Elfo delle tenebre, ma neppure Elfo della luce. Sta nel mezzo. Certo, oggigiorno sembra esser stato accettato serenamente dalla comunità Elfica, ma è davvero così? E sarebbe stato uguale se fosse nato qualche secolo fa?>>
La riprese per mano senza lasciarle il tempo di pensarci o rispondere.
<<E comunque non sperare che la ricompensa si riduca a questo. Hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa... di certo non mi lascio scappare questa opportunità così. Ed ora forza, siamo in ritardo. Ho un Oscuro da interrogare.>> Sorrise diabolicamente immaginando ciò che presto l'aspettava. Alessio non l'avrebbe passata liscia, non dopo la minaccia poco celata. Sapeva a cosa il demone si riferiva. Se solo avesse spifferato degli incontri con Argo, la sua posizione all'interno della Sede sarebbe stata rivista. Magari l'avrebbero accusato di alto tradimento comandandone l'arresto. Lo elettrizzava la consapevolezza di camminare sul filo del rasoio; non avrebbe potuto rivelare il motivo di quegli incontri, perciò l'unico modo per salvarsi sarebbe stato quello di chiudere per sempre la bocca al mutante.

Sweet Lie - Il Principe OscuroWhere stories live. Discover now