Capitolo 3.

708 32 10
                                    

10 febbraio 2016:
"Happy B-day sorellina!" John entrò in camera mia, spalancò porta e finestre in modo che la luce mi svegliasse definitivamente e si sedette sul mio letto.
"Auguri principessa" disse più dolcemente.
Io chiusi gli occhi e mi girai di prepotenza dall'altra parte.
Lui era sempre così carino con me, ma io non capivo assolutamente per quale motivo lo facesse.
Solidarietà tra fratelli? Bah.
"Daii svegliati! Ti ho preparato i pancakes!" Era sempre così carino.
"Va bene, ora mi vesto e scendo." Acconsentì, e scese le scale chiudendosi la porta dietro le spalle.
15 anni, Alison. Buon compleanno a te.

Nella mia vita non ho mai dato tanta importanza ai compleanni, erano sempre gli altri a ricordarmi che giorno fosse, come se per loro fosse più importante che per me.
"Ti abbiamo preparato una mega festa da urlo honey." Di solito Lisa se ne usciva con questa frase, ogni anno. E si, devo ammetterlo, la festa veniva fuori bene.

Aprii l'armadio e mi sedetti sul letto.
Avevo così tanti vestiti che non avevo idea di cosa mettere ogni volta che dovevo uscire.
Per fortuna non succedeva spesso.
Guardai disperata la montagna di abiti che, in equilibrio pericolante, lottava per non cadere sul pavimento di moquette.
Aveva un bel colore, rosso bordeaux, in tinta con la parete nera opaca. L'armadio era scuro, in legno. Adoravo come era organizzata la mia camera, come erano dipinte le pareti.
Mamma ha sempre detto che secondo lei erano colori troppo scuri, "un'adolescente deve vivere tra colori vivaci, basta già la vita a tirarla giù di morale" diceva. Ma io semplicemente non la pensavo come lei. Quella stanza era il mio rifugio, e nessuno avrebbe modificato la mia zona sicura, magari aggiungendo qualche unicorno e qualche arcobaleno.

Alla fine mi alzai, presi la prima cosa che capitava, la indossai e scesi di corsa le scale.
Era un maglioncino grigio lungo fino alle ginocchia, il mio preferito.
Ogni tanto la sorte aiuta, pensai.

Mi sedetti al tavolo, al mio solito posto, vicino a mia madre.
Ma lei non c'era. In realtà non c'era neppure John. Provai a chiamarli, siccome non c'era traccia dei pancakes e io rischiavo di perdere l'autobus per scuola.
"Mammaa" nessuna risposta.
"John! Che scherzo è questo?" Ancora nulla.
"Vabene. Farò da sola" presi due uova dal frigo e le ruppi in padella. Le uova strapazzate non fanno mai male, no?

Mentre le uova cuocevano, accesi il cellulare.
Tre nuovi messaggi:
Lisa, ovviamente, mia nonna, e mia zia.
Evviva. Di lui, nulla...
Di solito gli amici aspettavano di farmeli in classe, visto il poco lasso di tempo che ci separava.
Decisi di aprire solo quello di Lisa.

*Hey tesoro buon compleanno<3*

Risposi un" grazie:)" frettoloso e mi accorsi che le uova stavano bruciando.
Le misi nel piatto. Dei miei familiari ancora nulla.
Presi il succo d'arancia in frigo e lo versai nel bicchiere.
Lo bevvi tutto di un sorso; era gelido, ma non mi importava.

Finita la colazione andai in bagno per sistemarmi quella che le altre persone chiamavano faccia. Mi sistemai i capelli scuri, misi un po' di mascara per far risaltare gli occhi chiari, un po' di rossetto perché mi piaceva il colore. Niente fondotinta. Non avevo il tempo.
Di solito non esageravo mai con i trucchi, preferivo essere il più "acqua e sapone" possibile. Ovviamente, quando il mio viso lo permetteva.

Scesi le scale correndo e presi il cappotto.
Di mio fratello e mia madre ancora nessuna notizia.
Chiamai un'ultima volta.
"Mammaa, John! Io esco...!" Niente da fare. Presi lo zaino, aprii la porta e uscii, lasciandomi quel silenzio alle spalle.

Mentre ero indaffarata nel mettere via le chiavi nello zaino, un urlo mi fece sobbalzare.

"Tanti auguri tesorooooo!" Mia madre, davanti a me, con mio fratello e un cucciolo di Labrador tra le braccia.
Ho sempre desiderato un cane, pensavo mi avrebbe tenuto compagnia durante questa mia adolescenza complicata.

"Ah ecco dove eravate spariti." Dissi io fredda. Non so perché, del resto volevano solo farmi una sorpresa.
"Non ti piace?" L'umore di mia madre era decisamente peggiorato.
"Certo che mi piace, è bellissimo! Grazie ancora ma...perdo l'autobus!"

Cominciai a correre quando vidi l'autobus sbucare a tutta velocità dalla mia via. E niente, la mia fermata era troppo lontana per raggiungerla in cosi poco tempo.
"Ho perso l'autobus. Fantastico. Grazie."
Dissi. Stavo già pensando ai miei amici quando, una volta arrivati a scuola, si sarebbero accorti che non c'ero.

"Non ti preoccupare, sorellina." Disse John, sfoderando una chiave nuova di zecca di una Mercedes ancora più nuova e strabiliante.
"Sali?" Disse lui, aprendomi la portiera.
"La giornata non poteva cominciare meglio!" E quasi mi misi ad urlare dalla felicità.

La giornata non poteva cominciare meglio!

I miss you - Cole SprouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora