Capitolo 9.

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Il medico entrò nella stanza. Era serio in viso. Eppure il giorno dopo avrei dovuto lasciare l'ospedale. Lasciare Cole. Ma per il dottore doveva essere una buona notizia. Eppure...

Avanzò verso di me e mi tese la cartella clinica. Molto sottile, per fortuna. Nella mia vita ero stata poche volte in ospedale: qualche microfrattura, qualche linea di febbre di troppo.
Il volto del medico era ancora cupo e non tralasciava emozioni.

"Alison, dobbiamo parlare." Okay, lì mi salì il panico. Ovviamente non era un buon segno, di certo non mi avrebbe detto di cominciare a preparare le valigie.
Da un lato speravo mi dicesse "rimani qui ancora un po'", volevo restare lì con Cole, condividere i suoi problemi e le sue insicurezze...
"Non so come dirtelo..." l'aria nella stanza era diventata irrespirabile. La tensione era talmente tanta che scoppiai a piangere. Non c'era un motivo, ma tutta quella pressione fece aprire una valvola in me che non si richiuse finché non arrivò mia madre, chiamata saggiamente dal medico.

"Dottore, ci dica."
Il dolore e l'ansia negli occhi di mia madre erano evidenti, eppure la sua voce era calma, ferma...non sembrava neanche lei.

"Abbiamo trovato un'infezione nel sangue di Alison, dobbiamo tenerla qui ancora per un po', per tenerla sotto controllo; sa, la prassi..." io non potevo crederci. Nella mia testa stavo esultando in tutte le lingue in mia conoscenza, ero veramente contenta. Mia madre, meno. Ma non ci feci caso. Con la mente ero già proiettata nella 108.

"Cole! Cole, non ci crederai mai!" Corsi verso la camera 108, la sua, urlando per i corridoi. Nessuna risposta. "Cole apri, sono io!" Bussai alla porta, ancora niente.
"Cole dai, sono Alison apri..." Perché non rispondeva? Cosa stava facendo di tanto importante?

"Il dottor Johnson è atteso al reparto di chirurgia"

Okay, una pura coincidenza. Bussai più forte.

"Il dottor Johnson è atteso con urgenza al reparto chirurgia"

Cominciai a battere i pugni sulla porta di Cole, sperando che avesse le cuffie e non mi sentisse. Quelle cuffie che non si toglieva quasi mai dalle orecchie. Diceva che gli davano speranza...che lo aiutavano tanto.
Ma io potevo aiutarlo di più. Ne ero sicura.

Cercai la maniglia ma le lacrime mi offuscavano gli occhi. Andai a tastoni, come in una stanza buia. Finalmente la trovai. La aprii.
Di quell'angelo che mi aveva salvato dall'inferno non c'era traccia.

"Il dottor Johnson è pregato di raggiungere immediatamente il reparto chirurgia"

I miss you - Cole SprouseWhere stories live. Discover now