||Capitolo 1||

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"Yobo, quand'è che vini a trovarmi? Mi manchi tanto." Strilla la dolce ragazza dall'altra parte del telefono.

"Adoro quando mi chiami 'Yobo'." Dico, evitando di rispondere alla sua domanda.

"Uff, sei cattivo però."

"Hey tu, non mettere il broncio altrimenti Yobo si arrabbia." Una leggera risatina rilascia le sue dolci labbra. La amo.

"Idiota, ti amo e mi manchi. Sono già passati tre mesi dall'ultima volta in cui le mie labbra hanno sfiorato le tue." Il mio cuore perde di un battito, ho paura che lei possa cominciare a singhiozzare da un momento all'altro.

"Hey piccola, ti amo. Ti prometto, che appena mi libero salto sul primo aereo e vengo a baciarti fino a lasciarti senza fiato." Sorrido, perché lei non sa che fra poche ore, le nostre labbra si uniranno.

"Io ti aspetto." Fa una pausa "Vado a studiare Yobo, lo sai, a fine settimana ho un esame da sostenere." Continua sospirando.

"Vai piccola, ci sentiamo dopo. Buono studio." Riesco quasi a sentirla sorridere e riaggancia.

Pochi secondi dopo mi arriva un suo messaggio, sorrido guardando la foto che mi ha inviato, lei ha il broncio e mi mostra il libro di Economia, la foto è in allegato alla scritta 'Salvami', decido di inviarle una mia foto in cui le sorrido e la allego alla scritta 'Ti amo' , poi poso il cellulare in tasca e infilo la giacca.

"Ragazzi, io vado." Grido dal grande salotto di casa mia, immediatamente i miei migliori amici si precipitano a salutarmi.

"Dai ti prego, portami con te." Mi supplica Taehyung. Sorrido.

"Tae-tae, mi raggiungerai tra qualche giorno." Rispondo guardandolo.

"Sì ma Elizabeth manca anche a noi" interviene Yoongi, ma noi lo chiamiamo Suga.

"Suga, voglio farle una sorpresa e voi dovete restare qui a gestire l'azienda, almeno per un'altra settimana, poi verrete tutti da Elizabeth e ci divertiremo come abbiamo sempre fatto." Sospiro "Ora abbracciatemi e auguratemi buon viaggio." Uno ad uno mi salutano ed esco di casa, decido di chiamare un taxi per farmi portare all'aeroporto.

Elizabeth ed io stiamo insieme da quasi due anni, e amo quella ragazza follemente, ma per motivi di lavoro siamo costretti a vivere una relazione a distanza, io ho un azienda Vinicola a Seoul e lei studia all'Università di Harvard, un'università privata statunitense situata a Cambridge, nel Massachusetts, nell'area metropolitana della città di Boston, quindi siamo a 10.954 km di distanza ed è davvero dura.

Ci siamo conosciuti più o meno tre anni fa, io ero andato a Boston con i ragazzi per chiudere un affare con un enoteca del posto, e lei era appena arrivata a Boston per cominciare l'università.

La prima volta che ci incontrammo, o meglio che ci scontrammo, fu in aeroporto, il suo volo era appena arrivato e lei cercava di non inciampare nei suoi piedi mentre trasportava le sue pesanti valige, io e i ragazzi eravamo lì da un paio d'ore e stavamo aspettando che arrivasse l'auto che avevamo noleggiato, mentre camminavamo, assolti nei nostri discorsi di affari, non ci accorgemmo della piccola ragazza mora che tentava con fatica di trasportare le sue valige e,molto probabilmente, nemmeno lei fece caso a noi, così inciampando nella sua valigia più grande, mi cadde addosso facendomi finire con la schiena sul pavimento. Yoongi la aiutò ad alzarsi e le disse di stare più attenta visto che si sarebbe potuta far male, lei si scusò e fece per andarsene ma io la fermai e mi offrii di portarle le valige e le offrii anche un passaggio, ovviamente i ragazzi non aprirono bocca.

Quella ragazza sbadata e un po' goffa nei movimenti, mi aveva colpito fin da subito.

Durante il tragitto le chiesi come mai fosse venuta a Boston e mi rispose dicendo che era andata lì per entrare ad Harvard, mi disse che aveva lavorato tanto per ottenere un posto in quell'università prestigiosa, anche se la sua famiglia era una famiglia benestante, lei ha preferito guadagnarsi da sola i soldi per proseguire i suoi studi. Dopo circa mezz'ora lei smise di parlare e io le dissi che non era stato saggio da parte sua dare tante informazioni a degli sconosciuti, lei arrossì e lo spazio in macchina si riempì di risate.

Da lì, ci furono una serie di incontri molto casuali, oserei dire quasi voluti dal destino.

La seconda volta ci incontrammo nell'enoteca con cui la nostra azienda doveva chiudere un contratto, successivamente ci incontrammo al parco, insomma, nei due mesi in cui siamo stati a Boston, il destino ha voluto che io e lei ci incontrassimo sempre, anche nelle situazioni più imbarazzanti; come quella volta in cui andai a trovare mia cugina ad Harvard, era il suo primo anno e fu molto felice di vedermi, mi disse anche con molto entusiasmo che da quasi due mesi aveva una compagna di stanza, in quel preciso istante Elizabeth entrò in camera, vestita solo con una tovaglia bianca che avvolgeva il suo corpo, inizialmente non si accorse della mia presenza, poi mia cugina tossì e lei lanciò un urlo, nascondendosi nell'armadio. Non riuscii a trattenere le risate.

"Di nuovo tu." Dissi.

"Già, e di nuovo tu." Rispose dall'armadio, decisi di lasciarle e le salutai.

Appena chiusi la porta alle mie spalle, fui sopraffatto da un sentimento che non saprei descrivere, sta di fatto che ero davvero sicuro di voler rivedere quella ragazza ancora una volta, o magari di poterla vedere tutti i giorni per il resto della mia vita.

Ed ora, eccomi qui, su un aereo, affrontando un volo di 16 ore e 46 minuti, solo per poterla stringere tra le mie braccia, ma del resto, per lei farei questo ed altro.

*****

Spazio autrice.

Ecco il primo capitolo di Amnesia, spero vi piaccia.

Al prossimo capitolo.

Amnesia||Park Jimin|| SOSPESA MOMENTANEAMENTEWhere stories live. Discover now