||Capitolo 2||

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Finalmente posso respirare l'aria di Boston, dopo tante ore di volo mi sento stanco ed ho la testa pesante, ma non vedo l'ora di vedere la mia Lizzy.

Dopo aver chiamato i ragazzi per avvisarli che finalmente i miei piedi sono sulla terra ferma, decido di avviarmi verso l'esterno dell'aeroporto, ad aspettare l'auto che ho noleggiato.

Non mi piace prendere i taxi, preferisco noleggiare un auto che posso prendere quando mi pare.

Dopo svariati minuti finalmente l'auto arriva, pago il "proprietario" e salgo a bordo.

Decido di andare a farmi una doccia in Hotel, voglio essere bello quando la incontrerò.

Ho affittato una camera in un Hotel che dista pochi minuti dall'Università, così facendo, Elizabeth può venire da me quando vuole.

Entro in camera e mi lancio sotto la doccia, mentre l'acqua calda accarezza le mie spalle, il mio cuore palpita con entusiasmo al pensiero di rivedere finalmente la persona che amo; decido di mettere un paio di Jeans neri con una camicia ed un cappotto nero che mi arriva al ginocchio, metto il profumo che mi ha regalato Elizabeth l'ultima volta che ci siamo visti e scendo velocemente le scale.

Strada facendo noto un fioraio sulla destra e decido di prenderle dei fiori, prenderò dei girasoli, sono il suo fiore preferito.

Parcheggio l'auto nel parcheggio per studenti, e sorridendo mi avvio verso la casa della confraternita in cui abita Elizabeth. Al primo anno, lei e mia cugina, hanno deciso di provare ad entrare in una confraternita in cui nel tempo libero leggono parti di romanzi classici in tutte le lingue del mondo.

Ormai di fronte la casa della confraternita, noto che le luci sono spente, eppure sono le 19:30 e, di solito, a quest'ora le ragazze studiano tutte insieme nel salotto di casa. Questa cosa mi insospettisce, ma forse stasera hanno deciso di andare a studiare nella biblioteca comune.

Premo il dito sul campanello un paio di volte, ma nessuno viene ad aprirmi, decido di chiamare mia cugina, lei sapeva del mio arrivo.

Squilla, ma Jung mette giù.

Riprovo un paio di volte e finalmente al terzo tentativo risponde.

"Pronto?" La sua voce trema.

"Jung? Sono davanti casa vostra, ma qui non c'è nessuno, cosa è successo?" Chiedo spaventato.

"Jimin.."Sussurra, quasi non sento la sua voce.

"Jung, che succede?" Insisto.

"Elizabeth..lei." Il mio cure rallenta, i girasoli toccano terra e gli occhi mi si bagnano.

"Cos'è successo ad Elizabeth, Jung?" Chiedo in preda al panico.

"Non...io..ti mando un messaggio con l'indirizzo dell'ospedale." Singhiozza e mette giù.

Cazzo, Elizabeth.

Corro verso l'auto e aspetto che Jung mi mandi il messaggio, imposto la destinazione nel navigatore e premo il piede sull'acceleratore.

Namjoon e gli altri ragazzi mi stanno bombardando di messaggi e di chiamate, ma non rispondo.

All'ennesima chiamata decido di rispondere perché non ne posso più di sentire il telefono vibrare.

"Namjoon, non è il momento." Dico, tentando di trattenere le lacrime.

"Jimin? Che succede amico?" Mi chiede.

"Passami Tae-tae." Taehyung è quello di cui ho bisogno adesso, ho bisogno di un suo 'Andrà tutto bene'.

"Sono in vivavoce." Risponde lui.

"Non mi interessa Namjoon." Sbraito. "Leva il vivavoce e passami Taehyung".

"Jimin, che succede?" Chiede il mio amico preoccupato.

"Tae-tae..Elizabeth." Le lacrime mi rigano in viso.

"Che è successo ad Elizabeth?"

"Non lo so Tae-tae, ho chiamato Jung e mi ha detto che è in ospedale, ora sto andando lì. Se le è capitato qualcosa io.."

"Jimin, non è colpa tua, okay? Andrà tutto bene, prendiamo il primo volo per venire lì. Sta tranquillo, va e fammi sapere cosa è successo a Lizzy." Mi rassicura Tae-tae. Annuisco anche se so che non mi può vedere e metto giù.

Alcuni minuti dopo mi precipito in ospedale e incontro mia cugina con le sue coinquiline totalmente sconvolte. I nostri sguardi si incrociano e corre verso di me abbracciandomi.

"Dov'è? Che è successo?" Chiedo. Jung non riesce a parlare.

"E' stata investita, ha perso molto sangue. E' in coma." Mi dice una ragazza bionda di cui non ricordo il nome.

"Dov'è la mia Elizabeth, Jung? Dov'è?" urlo. Mi indica la stanza e una volta arrivato sulla porta, i miei piedi si bloccano sulla soglia.

I miei occhi sono costretti a guardare la mai bellissima Lizzy, stesa su un letto d'ospedale, intubata e incapace di intendere e di volere.

Le lacrime cadono a raffica dai miei occhi e prima ancora che me ne accorda, sono in ginocchio accanto al suo letto.

Le prendo la mano.

"Elizabeth. Ti prego, dimmi che mi senti. Per favore piccola, ho bisogno di te." Piango, la testa mi fa male, gli occhi bruciano, il cuore rallenta i suoi battiti; vederla così mi priva di ogni forza, prosciuga la mia sanità mentale.

"Jimin." Mi richiama Jung. "Vieni, ti do un bicchiere d'acqua." Continua, mi prende per le spalle mentre le lacrime non cessano di scendere.

"No, no, lasciami qui con lei. Ha bisogno di me." Singhiozzo.

"Shh, andrà tutto bene." Mi fa sedere sulle sedie fuori dalla stanza in cui c'è Lizzy e mi porge un bicchiere d'acqua, tremo.

Il mio cellulare squilla, ma lo ignoro.

"Jimin, il tuo cellulare." Mi dice Jung, ma io non smetto di guardare Elizabeth, quindi lo prende dalla tasca del mio cappotto e risponde.

"E' in coma." La sento dire.

'Coma' che parola orribile.

Come vorrei esserci io al suo posto, questo dolore è talmente straziante che vorrei solo strapparmi il cuore dal petto.

***** 

Spazio autrice.

Ed ecco il secondo capitolo, fatemi sapere se la storia vi sta piacendo.

Al prossimo capitolo. 

Amnesia||Park Jimin|| SOSPESA MOMENTANEAMENTEWhere stories live. Discover now