Capitolo 6. Allontanarsi e ritrovarsi

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Il giorno dopo già mi sentivo meglio, infatti mi alzai anch'io quando sentii la sveglia di Jenna suonare.

«Tesoro, dove credi di andare?» mi chiese quando vide che scostavo le coperte dal mio corpo caldo e mettevo i piedi nudi per terra.

«A lezione» borbottai mentre mi strofinavo gli occhi con le mani.

«Con la febbre? Sei impazzita?» sentii i suoi passi avvicinarsi a me e quando si sedette sul mio letto, mise una mano sulla mia fronte per vedere se avessi ancora la febbre.

«Mi sento meglio, non credo di averla più» la guardai. Ovviamente, testarda qual era, si alzò e afferrò il termometro dal mio comodino per farmi misurare la febbre. Alzai gli occhi al cielo, ma decisi di starla comunque a sentire altrimenti non saremmo uscite più da quella stanza.

Dopo cinque minuti, le passai il termometro con il sorriso da schiaffi che mi contraddistingueva e le mostrai che il mercurio fosse al di sotto del trentasette. «Visto?» sorrisi.

«Menomale! E non guardarmi così altrimenti ti prego a schiaffi a due a due finché non diventano dispari» mi guardò male.

«Non finiresti mai» pensai.

«Appunto!» esclamò. «Muoviti, la lezione inizia tra meno di un'ora» urlò mentre si recava in bagno.

«Che lezioni abbiamo?» le domandai e accesi il telefono, staccandolo dalla presa.

«Fisica due e Analisi tre» disse e un sorriso si formò immediatamente sulle mie labbra.

«Adoro!» urlai, contenta che fossero le due materie che preferivo in assoluto. E poi c'era Harry.

«Adoro un corno, Yiddish! Il professor Styles mi mette un'ansia assurda quando chiama alla lavagna» disse con la voce ovattata dall'acqua della doccia.

«Cosa non ti mette ansia, Jen?» sospirai e mi preparai sperando che la mia amica si muovesse in tempi normali.

Appena scendemmo al bar per fare colazione, ci rendemmo conto che Harry stesse già entrando nel dipartimento con dieci minuti di anticipo per cui finimmo di mangiare in fretta e furia per raggiungere l'aula.

Quando ci sedemmo, tutti erano già lì e la lezione era appena iniziata con una grande interrogazione alla lavagna.

«Ancora devo capire perché all'università dobbiamo andare alla lavagna, nemmeno al liceo» borbottò Jenna.

«Bella domanda» sospirai, anche se il metodo di insegnamento di Harry mi piaceva molto. Facendo così rendeva la lezione meno pesante, tutti prestavamo più attenzione e non dimenticavamo le cose degli scorsi anni.

«Il piano tangente che direzione ha?» Harry chiese ad un ragazzo, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni beige eleganti. In quel modo, il tessuto aderiva ancora di più ai suoi fianchi e metteva in risalto il suo didietro, e non solo. Mi resi conto di non essere l'unica a fissarlo e provai una sensazione di fastidio nel vedere come tutti stessero guardando il suo sedere.

«Quanto è bello» mormorò un ragazzo avanti a me parlando con la sua compagna di banco, che annuì in accordo.

«Può ripetere la domanda?» disse il ragazzo visibilmente a disagio per non sapere la risposta.

«Che direzione ha il piano tangente ad una curva nel piano?» disse e dal suo sguardo notai che stesse perdendo la pazienza. Non lo biasimavo, era alla lavagna da dieci minuti e non aveva aperto bocca nemmeno su una domanda così banale.

«Quale piano?» sussurrò ed io sbarrai gli occhi guardando Jenna, che si voltò a guardarmi a sua volta.

«Ora lo caccia fuori» sussurrò lei.

Persuade | H.S. #Wattys2021Où les histoires vivent. Découvrez maintenant