Capitolo 32. Impicciona

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Era giunto il giorno della festa e Jenna era particolarmente felice di andarci, voleva fare amicizia con nuove persone. Alla fine, si sarebbe accollato anche Ermy con noi, più che altro per darci un passaggio ed io avevo accettato volentieri perché di guidare con i tacchi non mi andava proprio. Harry non era particolarmente entusiasta che io ci andassi, ma ovviamente gli avevo attaccato il telefono in faccia senza pensarci due volte. Iniziai a prepararmi, cercando quanto più possibile di evitare una crisi di nervi data dalle urla di Jenna, la quale non sapeva cosa indossare né che pettinatura fare. Io avevo optato per un semplice vestitino nero con delle scarpe nere col tacco, lei non sapeva nemmeno da dove partire. Avevo provato a darle una mano, ma mi aveva liquidata dicendomi che l'avrei fatta vestire mezza nuda.

«Questo?» mi chiese, entrando in bagno dove ero intenta a passarmi del mascara sulle ciglia.

«Carino» mormorai e cercai di non cecarmi un occhio.

«Quest'altro, invece?» mi mostrò uno marrone. Lo abolii senza nemmeno guardarlo, solo per il colore era inguardabile. Alla fine, ne scelse uno blu e bianco molto semplice, ma almeno era adatto alla sua età e non a quella di mia nonna. Arrivammo alla festa con qualche decina di minuti di ritardo perché Clay sbagliava continuamente strada, Jenna lo confondeva con le sue urla e io lo innervosivo con i miei insulti. Quando arrivammo lì, mi catapultai fuori dall'auto e aspettai che i due piccioncini la smettessero di litigare per poter entrare.

«Mi raccomando, non bere troppo» mi disse Jenna, quando iniziammo ad incamminarci verso l'entrata di questa grande confraternita.

«Tranquilla» la rassicurai, falsamente. Appena entrammo, Corinne venne a salutarci con un sorriso più falso della sua borsa di Michael Kors. Si avvicinava a noi molto velocemente, molto più di quanto i suoi tacchi le permettessero, infatti per poco non cadde a terra. Jenna ricambiò educatamente il saluto, mentre io non la calcolai minimamente e mi allontanai. Non vedevo motivo di fingere e salutarla, non avevo mai avuto rapporti con lei quando la consideravo solo un'impicciona, figuriamoci quando si era rivelata anche una psicopatica.

Salutai alcuni ragazzi di Fluidodinamica, un corso che avevamo in comune con la facoltà di ingegneria e restai per un po' con loro. Era tutti molto simpatici e apprezzai il fatto che nessuno di loro avesse fatto alcun riferimento alla matematica dato che, appena mi vedevano, amavano prendermi in giro e farmi innervosire. Una ragazza del gruppo, l'unica ragazza in realtà, si avvicinò a me sorridendomi. Aveva un viso molto dolce, con dei lunghi capelli castani, leggermente mossi. Fisicamente ci assomigliavamo molto, infatti anche da com'era vestita mi ispirò subito simpatia.

«Ciao, io sono Hailey» mi strinse la mano, ricambiai educatamente. Aveva un abito fantastico, nero con lo scollo un po' sfasato, che scendeva morbido fino a metà coscia.

«Io sono Yiddish» sorrisi.

«Come mai sei qui?» mi chiese, bevendo un sorso di birra.

«Seguo Fluidodinamica con loro» li indicai.

«Ah, sei iscritta ad ingegneria?» mi chiese.

«No, a matematica» spiegai e lei annuì. «Tu perché sei qui?»

«Sono la sua ragazza» mi indicò un ragazzo del gruppo, «io frequento scienze politiche quindi non conosco nessuno qui» sorrise imbarazzata e si guardò intorno.

«Oh, tranquilla» sventolai la mano, «sono nel loro stesso Campus ma non sono amica di nessuno. Sono venuta con la mia compagna di stanza e il suo ragazzo, ma ho preferito lasciarli da soli per non fare la candela» spiegai anche se, probabilmente a lei non fregava assolutamente nulla della mia storia.

«Due sfigate, insomma» disse, facendomi ridere. Fummo interrotte dal suo ragazzo che si avvicinò a noi, mettendole un braccio attorno alle spalle. «Hei» gli disse. «Lui è Cole, Cole lei è Iris.»

Persuade | H.S. #Wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora