Capitolo 31. Psicopatica

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Il pomeriggio stesso, mentre ero intenta a trovare una dimostrazione alternativa per l'effetto Compton, mi arrivò una chiamata da parte di Harry.

«Si?» risposi, freddamente. Ero ancora dispiaciuta per ciò che era successo quella mattina, sapevo che non dipendesse da Harry ma purtroppo i sentimenti non si comandano e le scene che avevo visto, seppure fingessi di no, mi avevano ferita e non poco.

«Hei» mormorò, sembrava dispiaciuto dal tono di voce.

«Hei» cercai di risultare fredda per non far trapelare le mie vere emozioni.

«Che fai?» chiese, con cautela.

«Studio» dissi seccamente. Jenna mi guardo e mi chiese chi fosse, le mimai il nome di Harry e lei annuì, capendo il perché del mio tono.

«Cosa?»

«Effetto Compton. Hai bisogno di qualcosa?» chiesi, diretta.

«No, volevo solo sentirti. È stata una giornata di merda e avevo bisogno di ascoltare la tua voce» sussurrò.

«Strano, ho visto la quantità di carezze e baci che ti ha dato Isobel oggi, pensavo ti avesse consolata lei» dissi, tagliente.

Lo sentii sospirare più volte. «Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a questo squallido teatrino» sussurrò.

«Non importa» tagliai a corto.

«Si che importa. Sono stato male io, immagino tu. Lei ha insistito affinché venisse ad assistere ad una mia lezione per, parole sue, -vedere quanto fossi bravo-. Sapevo a priori che era lì per te e tutti gli sguardi che ti ha rivolto sono stati la conferma» alzò di poco la voce, come se si fosse innervosito.

«È stato imbarazzante, Harry. Mi fissava senza un minimo di pudore, guardandomi addirittura disgustata. Io dovrei essere disgustata, stronza, non tu!» quasi urlai e Jenna rise.

«Ti va se passo da te?» chiese dolcemente.

Nella lingua dei segni chiesi a Jenna se le andasse bene che Harry venisse e lei accettò volentieri. Conoscevo la lingua dei segni perché un mio cugino era sordo-muto cosi, per non farlo sentire escluso, tutta la famiglia imparò il minimo per avere una conversazione con lui. Jenna, invece, lo conosceva per cultura personale.

«Certo» sorrisi.

«C'è anche Jenna?» chiese.

«Si, è un problema?» domandai. Ovviamente non me ne sarebbe fregato nulla se fosse stato un problema, era camera sua di certo non l'avrei cacciata. Appoggiai il telefono sulla scrivania e misi in vivavoce per potermi legare i capelli.

«No, assolutamente. Era solo per regolarmi se dovevo fare o no un altro spogliarello» lo sentii ridacchiare.

Improvvisamente sentii Jenna scattare in piedi ed iniziare ad urlare.

«Alla faccia della semplice doccia che vi siete fatti!» esclamò ed io prontamente tolsi il vivavoce.

«CIAO HARRY A DOPO» scandii e attaccai con le sue risate in sottofondo.

«Doccia, eh?» alzò un solo sopracciglio.

«Dopo lo spogliarello» sorrisi. Lei scosse la testa divertita e andò a risedersi sul letto, riprendendo a studiare.

«Ma se chiamassi anche Clay?» chiese, dopo una decina di minuti.

«Cosi apriamo uno strip club?» domandai, ridendo, ma lei mi guardò male. «Chiama Ermy» annuii.

Persuade | H.S. #Wattys2021Where stories live. Discover now