Capitolo 36. Grazie, James

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«Secondo te» mi rivolsi verso Jenna, «se quando mando in esecuzione questo programma, mi esce come indicatore di errore sempre zero, è normale?» domandai, ritornando a fissare il programma che stavo elaborando.

«Direi di no» rise e si avvicinò, «forse non hai specificato in quali occasioni deve valere meno uno? Poi, qua devi aggiungere un punto e virgola alla fine» indicò un punto dello schermo.

«Giusto! Lo dimentico sempre» sbuffai, «ma il professore?» chiesi, guardando l'aula.

«È uscito fuori circa dieci minuti fa» rispose e ritornò al suo programma. Eravamo il laboratorio di informatica per poterci allenare nella programmazione, purtroppo però il professore non era molto interessato a noi, quindi ogni scusa era buona per uscire dall'aula e non tornare più. Ormai ci eravamo abituati, quindi estrema attenzione a non rompere nulla e restavamo qui quanto volevamo.

«A me stampa come risultato sempre dodici» Jenna sbarrò gli occhi ed io iniziai a ridere, fissando il suo computer.

«A questo punto il mio zero non è più così male» constatai e lei annuì.

«Effettiv-» mentre stava per finire la frase, si bloccò, fissando la porta del laboratorio.

«Che cosa guardi?» domandai, voltandomi anch'io verso la porta. Appena lo feci, incontrai due occhi cattivi che mi fissavano, contenti della mia espressione scioccata. Isobel era in piedi, accanto alla porta, mentre mi fissava spudoratamente, senza un minimo di contegno. Jenna mi diede un buffetto sulla coscia, mormorandomi di ritornare a guardare il computer e a non dare attenzioni a quella strega.

Ritornai al mio programma e, appena distolsi lo sguardo da lei, Isobel iniziò a parlare. «Buongiorno, ragazzi» esclamò, «vi chiederete io chi sia e perché sia qui. Mi è stato offerto di sostituire il vostro professore di informatica per qualche settimana, considerando che lui ha dei problemi familiari e non potrà essere presente» disse e iniziò a girare per l'aula fissando tutti i computer, uno ad uno.

«Non sapevo si intendesse di informatica» mi sussurrò Jenna, cercando di non muovere le labbra per non farsi beccare.

«Io non sapevo avesse un cervello, figurati se sapevo sapesse accendere un computer» alzai gli occhi al cielo e nel giro di dieci secondi me la ritrovai accanto a me.

«Qui deve inserire un punto finale» mi disse, indicando il computer. Non la calcolai minimamente, e scrissi un punto e virgola dove mi aveva indicato lei. «Ho detto punto, non punto e virgola!» quasi urlò, facendo girare tutti nella nostra direzione.

«In Matlab, al termine di ogni rigo si mette il punto e virgola, non il punto» dissi, cercando di mantenere la calma. Sentivo la rabbia ribollire dentro di me perché lei era venuta qui con il solo intento di stuzzicarmi e di dare fastidio a me ed Harry. Era anche arrivato il ciclo, quindi non ci avrei messo nulla ad afferrarle la testa e urtarla violentemente conto la scrivania ripetutamente.

«A quanto pare lì, dove le sto indicando, ci vuole il punto» sbatté la mano sulla mia scrivania e Jenna sussultò, spaventata. Non guardai nessuno, mi limitai a fissare il computer per evitare di darle un pugno sul naso palesemente rifatto.

«Mettiamo il punto, allora» dissi, sbattendo le dita sulla tastiera per cambiare la scrittura. Mandai in esecuzione il programma e, come volevasi dimostrare, risultava errore in quel punto. Sorrisi trionfante e riaprii il programma per riscrivere quello che avevo messo prima, ma lei me lo impedì.

«Le ho detto il punto!» urlò, come una pazza. Mi voltai verso di lei, con gli occhi pieni di rabbia cercando di non prenderle la testa e sbattergliela su pulsante della tastiera dove c'era quello stramaledetto punto.

«Il programma, come c'è scritto qui, riporta errore. Vuole il punto e virgola, non il punto» spiegai.

«E allora sia questo programma sia lei siete degli incompetenti» sbraitò. Mentre stavo per urlarle in faccia che si doveva più permettere di rivolgersi a me in questo modo, fummo interrotte.

«Signorina White, mi segua nel mio ufficio. Subito» il preside era in piedi, dinanzi alla porta, con gli occhi pieni di rabbia e i pugni stretti lungo le braccia. Isobel, bianca in volto, lo seguì con la coda tra le gambe, consapevole della figuraccia che aveva appena fatto.

Mi voltai verso Jenna, scioccata e lei mi mostrò il telefono, facendomi notare che era stata effettuata una segnalazione alla presidenza da parte di una persona del corso. La segnalazione riguardava il comportamento inadeguato di un professore.

«Sei stata tu?» chiesi.

«Ovvio!» esclamò, posando il telefono. «Prima che alzassi la sedia e gliela spaccassi dietro alla schiena, ho riflettuto per dieci secondi» sorrise.

«Grazie JJ» le strinsi la mano e alcuni ragazzi si avvicinarono a me.

«Stai bene?» mi chiese Hazel.

«Si, tranquilla. Era solo una cretina!» la rassicurai.

«La peggior cosa che possa capitare ad una persona nella vita è di dover discutere con degli ignoranti, cercando di fargli capire che quello che dicono non ha senso» Josh alzò gli occhi al cielo e mi accarezzò la spalla. Annuimmo tutti alle sue parole, del tutto giuste e ci affrettammo ad uscire dall'aula. Ormai era finita la giornata, quella era l'ultima lezione, così decisi di fare una passeggiata per i giardini del campus con Jenna, per prendere un po' d'aria. Ordinammo due caffè al bar e, dopo aver scambiato due parole con Derek, iniziammo a passeggiare.

«Come ha fatto ad entrare nel Campus» mormorò Jenna, riferendosi a Isobel.

«La sua famiglia è straricca, non mi meraviglierei se avesse dei contatti anche qui» indicai l'università.

«Effettivamente, hai ragione» annuì, «ma con quale arroganza e cattiveria si è rivolta a te, tu cosa puoi farci se il suo fidanzato la tradisce» esclamò.

«Purtroppo, è stupida. A queste cose non ci arriva» sospirai. Sentii il cellulare vibrare nella tasca posteriore dei jeans, cosi lo afferrai sperando fosse Harry. Nessun messaggio, ma solo un video che era diventato virale. Lo aprii e notai che eravamo io e Isobel, riprese mentre urlavamo. Sbarrai gli occhi e tirai Jenna verso di me per mostrarle il video.

«Oh, mio Dio!» esclamò, mettendosi le mani sulla bocca. «Cosi impara a mettersi contro di te!» sorrise, vittoriosa.

«Chissà chi ha registrato il video» mormorai, mentre iniziammo a salire le scale del dormitorio.

«È stato James» ammiccò, «l'ho visto mentre alzava il telefono nella vostra direzione.»

«James?» domandai. «Quel James?»

«James - ti regalo cento rose rosse per chiederti di fidanzarti con me dopo soli tre giorni che vi conoscevate – Mulligan» sorrise.

«Che caso umano» scossi la testa divertita, «però è stato carino, devo ringraziarlo» annuii e afferrai le chiavi per aprire la porta della stanza.

«Io eviterei, tanto non sa che tu sai che è stato lui. Poi inizia di nuovo a corteggiarti, a mandarti fiori, regali e la nostra stanza ritorna a puzzare di petali bagnati e terreno» alzò gli occhi al cielo e si stese sul suo letto.

«Vero» annuii, «non voglio che spenda soldi per me» sbuffai e mi stesi a mia volta sul mio.

«Però sono contenta che abbia ripreso la scena e l'abbia caricata sul portale» disse.

«Perché? Tu odi queste cose» chiesi, stranita.

«Così il professor Styles lo sc-»

«Harry» alzai gli occhi al cielo, correggendola.

«Così Harry lo scopre» sbuffò.

«Glielo avrei ugualmente raccontato» dissi.

«Lo so, però cosi ha le prove schiaccianti da sbatterle in faccia» sorrise e batté le mani, contenta.

«Sei malvagia Jenna Grace» sorrisi, «mi piaci» ammiccai.

Persuade | H.S. #Wattys2021Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin