6) Accendi la musica e innamorati di me

172 16 15
                                    

«Adoro questo posto!» esclamò Henry entrando con me nel Magna Plaza, il primo centro commerciale aperto ad Amsterdam in un antico edificio in stile neogotico.

«Sì, qui si può trovare di tutto» dissi, dirigendomi verso le scale mobili «pronto per una giornata di shopping?!»

«Certamente. Ogni giorno con voi è una sorpresa!»

«Ancora non riesci a darmi del tu? Nel futuro queste convenzioni sociali sono giudicate obsolete.»

«Ci proverò Miss... Amber.»

«Vieni, sono sicura che ti divertirai.»

«Non sarà un po' troppo succinta questa mise?» Henry mi guardava perplesso mentre indossavo un minivestito Prada.

«Darling, siamo nel ventunesimo secolo! Qui le ragazze sono indipendenti dagli uomini e possono scegliere di vestirsi come vogliono. Sai, le femministe hanno fatto una rivoluzione per dare a tutte le donne maggiori diritti.»

«E questi diritti consistono nel poter indossare capi scollati e scoprire le gambe?»

«No, non è solo questo. Ora le donne hanno ottenuto, almeno in parte, di poter lavorare in campi in cui prima erano accettati solo gli uomini, hanno delle leggi che le tutelano e possono decidere cosa fare della propria vita senza dipendere dai mariti... però non hai tutti i torti, a volte sembra che la nostra unica conquista sia stata la minigonna...»

«In ogni caso questo vestito ti dona molto» mi sorrise.

«Grazie, ora compreremo il tuo primo paio di jeans!»

Dopo gli acquisti passeggiammo per il centro, scoprendo angoli della città nuovi anche per me, essendomi trasferita da poco.

Amsterdam rimarrà sempre nei miei ricordi come città dalle due facce, frantumate e mischiate in un gioco di colori, profumi, dolcezze.

Ho conosciuto il suo passato e il suo presente, i cambiamenti, le tradizioni ancora vive... e come potrò dimenticare un posto così?

Ci ritrovammo in un parco e vestiti come due hippy iniziammo a raccogliere fiori da attaccare ai capelli, e ci sedemmo sull'erba con un piccolo stereo portatile, che da vera newyorkese avevo portato con me.

«Accendi la musica e innamorati di me» sussurrai piano.

In quel momento sembrarono sparire le barriere che ci dividevano, e ci immaginammo così, in un mondo né mio né suo, a intonare canzoni e giocare ai figli dei fiori, come se quell'affascinante periodo potesse ospitare entrambi, e avvicinare i nostri mondi lontani per natura.

«È come un incantesimo, questa volta temo di essermi innamorato sul serio.»

«Ora che l'hai detto non puoi più tirarti indietro, non ti libererai di me facilmente!»

«Ammettilo, stai usando la tua magia per conquistarmi, Miss. Sei venuta dal futuro per portarmi via con te.»

«Ebbene sì, mi hai scoperto. Fa tutto parte del piano» cercai di mantenere un'espressione di mistero, ma presto scoppiai in una risata sonora.

Il mattino seguente lo portai a fare fotografie. Il sole splendeva, era la giornata perfetta per i nostri scatti. Henry non sapeva ancora come funzionasse la macchina fotografica, e pensava che fosse un oggetto dai poteri magici.

Girando per le strade più caratteristiche, gli insegnai ad amare quello strumento, e catturammo insieme immagini splendide - anche se le mie preferite erano quelle in cui lui posava come modello.

Passammo il resto del pomeriggio a camminare, ridere, rincorrerci... finché all'azzurro del cielo si sovrappose un blu scuro e il sole lasciò spazio alla luna.

Andammo a Leidseplein, uno dei miei posti preferiti, che di notte si animava. Lo trascinai da un bar all'altro e ci divertimmo a osservare la gente che come noi si riversava nella piazza e nelle stradine circostanti.

Henry rimase un po' sorpreso nel vedere ragazzi dai capelli blu e con i jeans strappati, o gruppi di punk ricoperti di borchie. Gli spiegai che questa era una delle cose più belle di Amsterdam, l'Amsterdam del mio secolo.

Sì, sicuramente anche nelle altre città ci si poteva vestire in modo alternativo - io l'ho sempre fatto - ma lì sembrava che tutto fosse sempre stato così, che nessuno facesse caso all'altro, al diverso.

Gente di ogni tipo e di ogni paese del mondo viveva insieme, come unita dal senso di libertà, di indipendenza che pervadeva quel posto. E come infiniti tasselli diversi l'uno dall'altro, quei cittadini combaciavano perfettamente, creando un mosaico meraviglioso.

La vita di Henry era cambiata radicalmente dopo il suo incontro con la ragazza del futuro, come era solito definirmi. Aveva imparato a non dare nulla per scontato, perché tutto può rivelarsi relativo, le abitudini, i costumi, i punti di vista.

Anche io avevo visto il mio mondo capovolgersi, e pensavo che Henry e io potessimo completarci, proprio per il fatto di appartenere a due diverse e lontane generazioni.

Vicini e lontani nel tempoWhere stories live. Discover now