13) Un vestito dai colori del tramonto

118 9 12
                                    

Con Natalie c'è stata da subito un'intesa speciale. Non ci stancavamo mai di passeggiare per i canali della città e visitare i mercatini vintage... era come se i suoi occhi vedessero tutto per la prima volta. Non avevo mai conosciuto una persona come lei, così straordinaria da non sembrare reale.

Non avevo mai parlato con nessuno nel modo in cui parlavo con lei.

Forse non tutti potranno capire, è una sensazione difficile da spiegare. Non importava quello che facevamo, il nostro mondo interiore era pieno di sogni, interessi in comune, e quello ci bastava. Le nostre vite sembravano legate da un filo, che doveva essere stretto con forza, vista la nostra empatia.

Natalie si appassionò alla fotografia, e io la convinsi a posare per i miei scatti di moda. Era la modella perfetta per indossare vestiti neo-romantici... aveva una bellezza antica, e un tocco snob che serviva proprio alla mia collezione dal sapore ottocentesco.

Ci divertimmo un mondo a scoprire i luoghi dove ambientare il servizio fotografico, e facemmo amicizia con molte persone, che, incuriosite, seguivano ogni nostro spostamento.

Quello era il lavoro che sognavo di fare da quando ero piccola. Andare in giro per le vie della città, con la mia macchina fotografica, un beauty-case con i trucchi e un borsone pieno di vestiti, inquadrando un sorriso su una bocca laccata di rosso o un vestito dai colori del tramonto.

Natalie ha curato il mio cuore in convalescenza, con piccoli gesti, rassicurazioni e una pazienza infinita. Con lei accanto, tutto era diventato improvvisamente più facile.

Iniziai a frequentare un corso professionale di fotografia in un'accademia di moda.

Natalie aveva fatto delle ricerche a mia insaputa, e mi aveva iscritto alla scuola migliore della città pagando la prima rata. Non riuscivo a credere che avesse fatto un gesto simile per me. Ci eravamo incontrate pochi mesi prima, eppure sembrava che le nostre anime si conoscessero già da tempo, e condividessero chissà quali segreti.

Seguendo il corso la mia passione si rafforzò sempre di più, e desiderai continuare per quella strada. Pensai che sarebbe stato meraviglioso curare i servizi per le riviste di moda che leggevo sin da piccola.

Nonostante il mio entusiasmo, avevo mille dubbi. Era davvero la professione che faceva per me? Sarei riuscita a sopravvivere in un ambiente così competitivo dove l'immagine è tutto? Ero un po' spaventata dal futuro, ma volevo a tutti costi provare a fare un lavoro che amavo, e che non mi avrebbe mai stancato.

Da quando frequentavo l'accademia le mie giornate erano cambiate molto. Ero sempre indaffarata, tra le lezioni, gli stage nelle agenzie di moda, gli shooting fotografici e le uscite con Natalie.

C'era di nuovo qualcosa che dava un senso a tutto.

Alla fine del corso mamma mi diede la possibilità di fare un servizio per la sua rivista. Devo ammettere che senza il suo aiuto sarebbe stato molto più difficile farmi notare come fotografa. Mi dedicai anima e corpo a questo mio primo progetto, per dimostrare di essere all'altezza degli altri fotografi del momento, anche se era da poco che avevo imparato i veri trucchi del mestiere.

Le mie colleghe mi lasciarono libera nella scelta del tema, della location e del trucco. Volevo sorprenderle con uno stile anticonformista e bon ton allo stesso tempo. Alla fine tutti si complimentarono con me per il risultato!

Dopo aver collaborato ad altri numeri della "rivista di famiglia", ricevetti una proposta di lavoro da uno dei magazine più importanti del settore, Teen Vogue, che cercava giovani talenti, anche con poca esperienza. La direttrice aveva visto alcune foto che avevo postato su internet, e ne era rimasta colpita.

Lo so, è pazzesco. Neanch'io riuscivo a crederci. In fondo l'avevo aspettato tanto quel momento, ma quando era arrivato sembrava un miraggio, qualcosa di irreale.

Nonostante le insicurezze ero pronta a realizzare le mie aspirazioni, e non vedevo l'ora di iniziare la mia esperienza lavorativa con la rivista. L'unico problema era che il lavoro che mi stavano offrendo era negli Stati Uniti, a New York.

Sembrava uno scherzo del destino. La mia città mi era mancata molto, ma in quegli anni Amsterdam era diventata una parte di me. Non riuscivo più a immaginare una vita lontana da quel posto magico. Eppure dovevo trasferirmi, non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione che avrebbe rivoluzionato la mia vita.

Vicini e lontani nel tempoWhere stories live. Discover now