9) Un sorriso, in un'altra dimensione

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Tre anni prima avevo avuto una conversazione che mi era rimasta dentro. Ero ad Amsterdam da pochi mesi, e un giorno andai a casa di Lisa per finire un progetto di lavoro.

Ero arrivata prima del previsto, e lei era ancora sotto la doccia.

«Vieni cara, nel frattempo ci prendiamo un tè caldo e facciamo due chiacchiere» mi disse la dolce nonna della mia amica.

«Con piacere, Annett» seguivo i suoi movimenti mentre faceva bollire l'acqua e tirava fuori un contenitore con diversi tipi di tè.

«E così, la tua nuova vita ad Amsterdam ti rende felice?» disse sorridendo, ma i suoi occhi erano malinconici, come li ricordavo dal nostro primo incontro.

«Oh sì, molto» risposi senza pensarci, e i miei occhi si illuminarono.

Ero davvero felice quel giorno.

A dire il vero in quel periodo non ho passato un solo istante senza sentirmi così.

«Hai qualcosa di diverso dall'ultima volta che ti ho vista, Amber. Non so cosa sia, ma mi sembra di conoscere quello sguardo...» mi osservò per un momento con un'espressione misteriosa.

Era come se le fosse tornato alla memoria qualcosa all'improvviso, e pareva preoccupata, ma i suoi occhi tornarono presto a posarsi sull'acqua bollente e sulle tazze che stava prendendo dalla credenza.

Una volta sedute davanti alle nostre bevande chiesi ad Annett di raccontarmi qualcosa della sua vita. Avevo l'impressione che quella nonnina avesse vissuto intensamente e senza paure, glielo dissi, e sul suo volto ricomparve quell'ombra, quella preoccupazione. Un attimo dopo però i suoi occhi non erano più malinconici, avevano un'altra luce.

«La mia vita è stata un disastro, ma un disastro meraviglioso. Un giorno ti racconterò la mia storia. Sai, non ne ho mai parlato a nessuno, ma tu... dal momento in cui ti ho vista entrare in casa mia ho capito che sei una persona speciale, e so che non giudicherai e saprai capire.»

«Annett, per me è un onore essere la custode dei tuoi segreti. Sarà un piacere ascoltarti» le dissi, commossa.

A distanza di tre anni decisi di far visita ad Annett.

Pensavo che in quel momento difficile, in cui non avevo certezze, parlare con una persona come lei mi avrebbe fatto bene. Avevo voglia di rifugiarmi nella sua confortevole cucina e ascoltarla mentre ripercorreva le tappe della sua vita.

Parlava senza interruzioni, e io ero come ipnotizzata dalle sue parole. Mi sembrava tutto irreale. Quello che mi stava raccontando mi lasciò sbalordita... mi convinsi che doveva essere un incontro del destino.

«Amber, tu non sei come le altre ragazze della tua età. Nei tuoi occhi e nel tuo sorriso c'è qualcosa di magico, qualcosa che ti predispone a delle esperienze fuori dal comune. Sono sicura che quello che ti sto per rivelare non ti sconvolgerà troppo. O meglio, ti basterà poco per accettarlo, e capire.»

«Quando avevo vent'anni persi la testa per un ragazzo. Si chiamava Julian, era americano, proprio come te. Andammo a vivere insieme, anche se a quell'epoca non era consigliato a una ragazza perbene... ma io non mi sono mai lasciata influenzare dai giudizi della gente! Ero una giovane ribelle, e feci le mie scelte. Fin qui, sembra una storia come tante, quel tipo di storia che puoi trovare facilmente nei romanzi rosa. In realtà c'è molto di più.»

«Avevo capito da subito che Julian non era come i miei coetanei... dal suo modo di fare, dalle sue idee, da tutta la sua personalità si intuiva che non doveva essere della mia generazione. Eppure, aveva la mia stessa età. Tutta la sua vita era per me come avvolta in un velo che mi impediva di vedere la realtà delle cose. E in fondo volevo che rimanesse così, nel mistero. Perché una ragazza sognatrice e romantica non desidera altro... così vivevo giorno per giorno nel mio sogno, e mi sentivo come la protagonista di un romanzo.»

«Quando gli chiedevo qualcosa in più sulla sua vita, sui suoi genitori e la sua terra, mi rispondeva con poche parole, e con imbarazzo. Io non gli dissi mai nulla, ma sapevo che veniva dal futuro. Sì, proprio così. Mi resi conto che Julian era di un'altra epoca. Questo spiegava il suo abbigliamento, che non si addiceva al gusto di quel periodo, il suo modo di parlare, le sue idee così all'avanguardia...»

Insomma, non mi sbagliavo. Quella donna straordinaria aveva vissuto più che intensamente. Aveva provato la mia stessa esperienza. E questo era sconvolgente, ma mi rassicurava.

Non ero stata l'unica a viaggiare nel tempo.

Non mi sentii più sola e indifesa ad affrontare una situazione del genere, e anche se non le parlai della mia storia, dai nostri sguardi e dal modo in cui Annett si confidava, sembrava che sapesse tutto, e si impegnava a mantenere il segreto. Il nostro segreto.

Un giorno forse glielo avrei detto, mi sarei aperta nello stesso modo in cui lei lo aveva fatto con me.

L'amore tra Annett e Julian non era durato a lungo.

Gli ostacoli del tempo erano insuperabili, così diceva la mia saggia amica, ma lei dopo quell'incontro non era stata più la stessa. È per questo che dai suoi occhi emanava una perenne malinconia, e sembrava che qualcosa di più forte di lei, di invincibile, la piegasse e non le permettesse di reagire, e di sorridere come una volta.

Riesco a immaginare il suo sorriso, e il suo sguardo sicuro e fiducioso. Appartiene ormai a un'altra dimensione, ma non è scomparso.

Vivendo la mia esperienza ho capito che il passato non è un tempo finito, e il futuro non è molto distante da noi, basta poco per raggiungerli. Forse un giorno il sorriso di Annett riuscirà a fare innamorare qualcuno, e così rimarrà per sempre sul suo volto.

Vicini e lontani nel tempoWhere stories live. Discover now