8.

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JACK.

È li dentro da troppo tempo.
Devo parlarle appena esce.
«La ringrazio Dottoressa, alla prossima» sorride mentre saluta la donna minuta.
Esce dall'edificio e io sono qualche metro di distanza da lei.
«Madison» mi fa male dire il suo nome
Lei si gira guardandosi in torno, poi alza lo sguardo e mi vede.
La sue espressione cambia radicalmente.
Sgrana gli occhi, come se avesse visto un mostro, e infatti è quello che vede in me.
«Sapevo di trovarti qui» dico avvicinandomi scendendo le scale.
«Che cosa vuoi Jack?» ha le braccia incrociate e mi guarda distaccata
Prendo l'ecografia e di sfuggita vedo lei alzare gli occhi al cielo.
«È una femmina» dico accarezzando la foto
Annuisce
«La mia bambina» sussurro
«La tua bambina? Ti sbagli. Lei, è la mia bambina. La crescerò io, da sola. Perchè il padre è morto.» mi strappa l'ecografia dalle mani e fa un passo indietro.
Quelle parole... "il padre è morto" davvero non me l'aspettavo.
«Io sono suo padre. Io sono il padre di questa bambina. E che ti piaccia o no, la crescerò io mia figlia.» dico secco e lei non replica
Faccio un passo verso di lei ma lei retrocede ancora.
Perde l'equilibrio sugli scalini e io la afferro per la mano, avvicinando la a me di colpo.
La sua pancia accarezza i miei addominali e la sua mano e stretta alla mia.
«Stai bene?» chiedo
Annuisce
Le accarezzo il viso e lei sospira, come se le mancasse essere accarezzata da me.
«Ti va di...andare a cena?» chiedo mentre la mia mano accarezza la sua
Alza lo sguardo e non capisco la sua espressione
Fra stupore e preoccupazione
«Parliamo solo, per favore»
«Jack non lo so...» dice e a me verrebbe voglia di baciarla
«Parliamo solamete, ti prego. Vieni a cena con me» fa un respiro esasperato e annuisce
«Passo a prenderti alle 19:15» dico e scendiamo le scale insieme.
Vado verso la mia auto e vi entro.
Ingrano la retro ed esco dal parcheggio.
Dallo specchietto retrovisore, noto che mi sta ancora guardando, finchè non giro l'angolo e non riesco più a vederla.
Mi viene quasi voglia di tornare indietro e baciarla e non staccarmi più, ma devo fare le cose con cautela.
Non posso sbagliare per la seconda volta.
Appena arrivo a casa mia, mi sento soffocare.
Non entravo in quell'appartamento da quando Madison mi lasciò.
Entrando nello studio, ci sono ancora i pezzetti di carta del contratto che ho strappato.
Esco dallo studio e vado al piano di sopra.
Faccio una lunga e lenta doccia calda, e quando esco in accappatoio, vado in camera.
Prendo dei boxer neri e indosso un pantalone nero con una camicia bianca e la giacca nera abbinata al pantalone.
Metto le scarpe e mi sistemo i capelli.
Quando guardo l'ora sono le 19:00 e a me viene un colpo.
Prendo le chiavi della macchina e di casa e corro via.

We could come back togetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora