39.

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JACK.

Mi sdraio accanto a lei, alle sue spalle.
È cosi fottutamente bella quando dorme. Il volto rilassato, senza pensieri, senza dolore.
Ha ancora il viso bagnato per le lacrime di prima.
Gli bacio la guancia, asciugandole una lacrima. Noto i brividi sulla sua pelle, come se il suo corpo sapesse che sono io a toccarla, anche quando dorme.
Le accarezzo i capelli piano, inspiro il suo profumo che è il mio preferito fra tutti gli odori di sto mondo.
Quando alzo gli occhi sull'orologio, vedo che sono le 8:45 del mattino.
Vado in cucina e preparo i pancake con sciroppo d'acero e del bacon fritto.
Poso il piatto su un vassoio e salgo le scale.
Quasi ci scontriamo e entrambi ridiamo.
«B-buongiorno» si sistema i capelli dietro l'orecchio, imbarazzata.
«Hai preparato la colazione» annuisco.
Poso il vassoio a terra e facciamo colazione in cima alle scale.
Addenta un boccone di pancake e poi del bacon.
Mi sorride, le guance le diventano rosa sul suo viso pallido.
«Grazie» dice
Io non riesco a dire una parola.
Ho il cervello completamente fuso nel guardarla, è cosi dannatamente bella appena sveglia.
Sposto il vassoio, facendolo scivolare fino a che non va contro alla parete. La prendo per i fianchi e la metto sulle mie gambe a cavalcioni e la bacio.
La senso sussultare e capisco che è sorpresa.
Le prendo il viso fra le mani e la bacio. Le mordo le labbra e succhio la lingua.
Geme e a me a sentire quel suono mi viene duro sotto di lei.
«Mi sei mancata cosi tanto» sussurro staccandomi mezzo secondo dalle sue labbra e poi riprendo a baciarla.
Non riesco a stare lontano da lei, anche se il pensiero di un'altro ragazzo che possa averla toccata, mi manda in bestia. Lei è mia.
Non riesco a sopportare un coglione qualsiasi ad anche solo sfiorarla.
«Ti amo» sussurra e continuiamo a baciarci.
Ondeggia i fianchi avanti e indietro su di me, tenendo una mano sui miei addominali e l'altra sulla mia guancia.
Ci alziamo da terra e andiamo quasi correndo in camera da letto.
Mi butta sul letto e si spoglia davanti a me. La guardo, ogni centimetro della sua pelle è perfetta. È meravigliosa.
Mi sfila i pantaloni insieme ai boxer e sono già duro da morire.
Fa un sorriso malizio e si avvia alla porta.
«Dove vai?»
«Arrivo» dice e mi fa l'occhiolino.
Torna poco dopo e vedo che, nella mano destra ha delle manette e a sinistra la chiave della stanza rossa.
La guardo sorpresa, il suo sorriso, il suo corpo e la sicurezza che ha in questo momento mi spiazza e lascia senza fiato.
«Vieni?» mi chiede, la sua voce è cosi morbida, seducente.
Mi alzo dal letto, esco dalla camera nostra ed entro nella stanza rossa con lei.
Chiudo la porta a chiave, quando mi volto, lei è in ginocchio davanti a me.
Ha gli occhi bassi, non vedo la sua bocca ma so che sta sorridendo.
La faccio alzare e sedere sullo schienale del divano in pelle con le gambe aperte.
La bacio e inizio a toccarle il clitoride che è già duro.
Ansima e mi circanda la vita con le gambe.
Prendo le manette vicine a lei e le ammanetto le mani dietro la schiena.
Andiamo verso il letto, la faccio sdraiare a pancia in giù e lentamente, entro dentro di lei.
È bagnata e molto calda, mi fa impazzire di piacere.
Le prendo i capelli, tirandoglieli indietro e inizio a spingere.
Geme e ansima mentre io scivolo dentro e fuori da lei.
«Si...» cazzo quanto mi fa stare bene.
Le apro le gatiche e lo spingo nel suo culo perfetto che stringe tantissimo intorno alla mia erezione.
«Stai bene?» chiedo, mentre mi spingo piano dentro.
«Oh si...» ansima e io aumento il ritmo.
«Ti amo» geme e spinge i fianchi contro di me per farmi entrare più a fondo.
«Più veloce» supplica e io faccio come desidera la mia piccola.
Urla e ansima il mio nome mentre io continuo a penetrarla a fondo.
Mi fermo ed esco da lei che piagnucola quando mi allontano per qualche secondo.
«Ti fidi di me?» le chiedo, facendola sedere sul letto.
Annuisce e io vado verso il mobile vicino al letto.
Quando torno da lei, le lego una benda nera sugli occhi e la faccio sdraiare di nuovo, con le mani ancora ammanettate dietro la schiena.
«Apri la bocca» le dico e lei esegue.
Succhia il plug e lo bagna per bene di saliva e poi metto nel suo culetto, spingendolo lentamente.
Prendo due mollette per il bucato e gliele metto sui capezzoli, geme di dolore.
«Tutto ok piccola?» chiedo e lei ansima un «si».
La faccio girare di lato e lentamente, la penetro davanti.
Appoggio il vibratore sul suo clitoride e inizio a scoparla cosi.
Non smette di ansimare mentre io mi spingo fino in fondo, poi esco e rientro e continuo a fotterla lentamente.
«Oh si...» la sento tremare sotto di me, aumento il ritmo, prendo il vibratore ancora di più sul suo duro e pulsante clitoride arrossato.
«Sto...» ansima, tolgo il plug e la penetro dietro.
Strilla e poi ansima ancora.
«Jack...» getta la testa indietro e urla ancora il mio nome mentre sento il suo ano stringersi intorno alla mia erezione.
Vengo dentro di lei pochi secondi dopo, urlando il suo nome e godendo come un matto.
«Ti amo...» sussurra e ansima al tempo stesso.
«Ti amo» rispondo con voce tremante per l'orgasmo.
Le tolgo la benda e le manette, lasciandola sdraiata per darle il tempo di riprendersi.
«Com'è stato?» mi chiede
A me sfugge una risata, avrei dovuto chiederlo io a lei.
«Perfetto» sospiro e lei sorride.
«A te è piaciuto?» le chiedo
Si alza dal letto e prende una vestaglia dall'armadio vicino la porta.
Non ha risposto alla domanda, mi sta preoccupando.
«Stai bene?» le chiedo quando torna da me.
«Certo. È stato...wow..cosi intenso» dice e mi bacia il collo.
«Spero non ci abbia sentiti Estela. Sennò dovrò punirla» dico e Maddy si gira di scatto e nei suoi occhi c'è gelosia.
Scoppio a ridere e lei alza gli occhi al cielo.
«Beh spero che non ci sia in giro Sebastian allora» mi fa l'occhiolino e corre fuori dalla stanza.
A me sfugge un'altra risata, ricordandomi che Sebastian è gay, quindi non guarderebbe mai Madison, semmai guarderebbe me.

We could come back togetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora