25.

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MADISON

Svegliandomi, ricordo tutto quello che è successo poche ore prima in quella stanza.
Mi alzo dal letto e vado verso l'armadio prendendo dei jeans neri e una maglia bianca con sopra una felpa ed esco.
Scendo al piano di sotto e il silenzo regna.
Vado in cucina e attaccato al frigo con una calami, trovo un biglietto :"Sono andato a fare la spesa. Torno presto"
Istintivamente corro al piano di sopra e mi infilo le scarpe, entro nella stanza della piccola e vedo che dorme.
La prendo in braccio e le matto il suo giubottino e vado nello studio di Brent.
Il computer non c'è più e neanche la scrivania.
«Ma dove cavolo è?» mi appoggio alla parete e in un secondo mi trovo catapultata in un altra stanza.
Una stanza piena di computer e monitor con immagini ferme della casa vista dall'interno e dall'esterno della casa.
Apro tutti i cassetti delle varie scrivanie e vi trovo un paio di forbici.
Taglio tutti i cavi possibili ed immaginabili e quando non resta più nulla e tutti i monitor si spengono, esco nello stesso modo della quale sono entrata li dentro.
Entro in camera di Brent e rovisto nei cassetti nella speranza di trovare qualcosa che più tornarmi utile.
«shh è tutto ok» la piccola piange e urla mentre aprendo un cassetto, vi trovo dentro una pistola e le chiavi di una macchina.
La apro e vedo che è carica di proiettili.
La prendo e la infilo nella tesca posteriore dei pantaloni e corro in camera di Isabel.
Come al solito ha il telefono sul letto, cosi lo prendo ed esco da camera sua.
Scendo al piano di sotto e vado alla porta.
«Cazzo il codice!»
Che codisce potrà aver messo?
Aspe...è un uomo.
"0 0 0 0" la serratura si apre e esco di corsa da quella casa.
Mi guardo in giro ma non c'è nessuna macchina nei paraggi.
Corro nel retro della casa e c'è il suo furgoncino da lavoro.
Entro e metto subito in moto e mi avvio al cancello che appena aperto, esco e quasi salto dalla gioia.
«Rispondi cazzo rispondi»
È la terza chiamata ormai che gli lascio.
«Pronto?»
«Sono scappata. Sto tornando a casa» dico mentre mi fermo ai vari semafori
«Dimmi dove sei ti vengo a prendere io» dice e lo sento prendere le chiavi
«Sono quasi a casa, apri il cancello per il garage sotterraneo» dico e le lacrime iniziano a rigarmi le guance.
Cade la linea ma non importa, so che tra poco starò bene.
«Tranquilla piccola, fra poco saremo...»
Una macchina nera in contromano e l'ultima cosa che vedo, e poi...
Buio.

We could come back togetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora