1 - Spring Break

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“Elizabeth, cara, come va la scuola?” Mi domandò mia madre al telefono.

Ero quasi alla fine del primo anno di college e avevo passato tutte le mie giornate a studiare e ad impegnarmi, nonostante odiassi con tutta me stessa la facoltà che avevano scelto i miei genitori per me. Perché, essendo una Vanderbilt, avevo dovuto per forza iscrivermi a Legge, altrimenti la mia famiglia mi avrebbe diseredata.

“Va tutto bene, grazie. Domani comincia lo Spring Break, quindi il campus sarà tranquillo e avrò modo di concentrarmi sugli esami finali.” Risposi automaticamente. Il pensiero di aprire un solo altro libro di Legge mi faceva venire il mal di stomaco, ma non potevo fare altro.

“Ottimo. Mi raccomando, io e tuo padre aspettiamo con ansia i risultati.”

“Vi telefonerò appena li saprò.” Risposi. Interruppi la chiamata, tanto mia madre aveva ottenuto quello che voleva e non avrebbe di certo perso tempo a salutarmi o a dirmi di divertirmi durante le vacanze di primavera. L’unica cosa che le interessava era che io prendessi buoni voti e potessi continuare la tradizione di famiglia e diventare un avvocato importante a New York.

Mi sdraiai sul letto e affondai il viso nel cuscino, emettendo un grugnito di frustrazione. Mi alzai solo quando sentii bussare alla porta e andai ad aprire.

“Eleanor Calder?” Domandai quando trovai la ragazza davanti a me. Ero sorpresa, perché non sapevo che anche lei frequentasse Yale.

“Elizabeth Vanderbilt.” Rispose, entrando nella mia camera e sedendosi sul mio letto. Un tempo eravamo state amiche. Avevamo frequentato tutte le stesse scuole a New York ma ci eravamo perse di vista perché io dovevo rimanere costantemente concentrata sui miei voti e lei aveva preferito crearsi una vita sociale.

“Non sapevo che frequentassi Yale.” Dissi.

“Oh, sì. Scienze Politiche.” Rispose, sventolando la mano come per cercare di cambiare discorso. “Ma non sono qui per questo.” Aggiunse.

“Ah no?” Chiesi.

“No. Ti ho vista in giro qualche volta, sai?”

“In biblioteca?” Domandai. Quello, oltre alle aule e la mia camera, era il posto dove passavo la maggior parte del mio tempo.

“Sì. E’ da un po’ che voglio venire a parlarti, ma per un motivo o per l’altro, non trovo mai il coraggio. Però adesso sì e devo farti un discorso.” Disse.

“Okay.” Replicai, leggermente perplessa.

“Tu vedilo pure come un intervento.”

“Un intervento?”

“Sì, perché siamo state amiche e mi dispiace per te. Vedo che sei triste e so per certo che non ti piace quello che stai facendo.”

“El…” Cominciai a dire, ma la ragazza alzò una mano per zittirmi.

“Fammi finire. Non ti sto dicendo di cambiare la tua vita dalla a alla z, voglio solo chiederti di venire a Miami con me e le mie amiche per lo Spring Break.”

“A Miami? Ma devo studiare, e non ho organizzato nulla e…”

“Vanderbilt!” Esclamò Eleanor, facendomi sussultare. “La ragazza che doveva dividere la camera con me si è mollata con il fidanzato e ha deciso di non venire, così c’è posto.”

“E l’aereo? E tutto il resto? Senza contare che se lo scoprissero i miei…”

“Liz.” Disse Eleanor, zittendomi un’altra volta. Nessuno mi chiamava così da anni, esattamente da quando l’aveva fatto lei l’ultima volta. “Pensiamo a tutto noi, tu devi solo preparare una borsa e pensare a divertirti. Non lo dirai ai tuoi genitori, farai finta di essere qui a studiare come una brava ragazza, mentre invece sarai a Miami ad avere un assaggio di vita. Quando torneremo, se non ti sarai divertita, potrai tornare alla tua solita routine casa-lezioni-biblioteca, ma dammi una possibilità.”

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