20 - The Last Goodbye

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Faticai a dormire quella notte, perché ero troppo agitata. Sapevo che avrei dovuto risolvere quella situazione una volta per tutte e sapevo anche cosa dovevo fare, dovevo solo riuscire ad addormentarmi, in modo che la mattina arrivasse più in fretta.

Decisi di cominciare la giornata facendo una delle cose che mi spaventavano di più, cioè chiamare mia madre. Mi sedetti sugli scalini all’ingresso della casa della mia confraternita e fissai il cellulare per qualche minuto prima di comporre il numero. Sentii un paio di squilli e poi la voce di mia madre.

“Elizabeth?” Mi domandò. Inspirai profondamente e mi resi conto di non avere la minima idea di quello che avrei potuto dirle.

“Ciao, mamma.” Risposi.

“Elizabeth, mi dispiace per la reazione che ho avuto quando ci siamo viste l’ultima volta. Non avrei mai dovuto alzare le mani.” Cominciò lei il discorso, sorprendendomi. “Ho parlato con Jack e so che è venuto da te.”

“Sì, mi ha spiegato tutto.” Mormorai.

“Mi dispiace di averti mentito per tutti questi anni, non volevo nemmeno ammetterlo con me stessa.”

Per un momento mi domandai se sarei mai riuscita a perdonarla per avermi tenuta lontana da un padre che mi avrebbe cresciuta con amore e che mi avrebbe permesso di avvicinarmi all’arte molto prima. Un padre che mi avrebbe supportata e mi avrebbe insegnato tantissime cose. Quella, però, era la conversazione più onesta che mia madre ed io avessimo mai avuto e sembrava che quella situazione ci stesse facendo avvicinare, quindi decisi di darle una possibilità.

“Jack mi ha raccontato com’eri quando vi siete incontrati.” Dissi. “Mi sarebbe piaciuto conoscerti quando eri più giovane.”

“Non so cosa sia successo che mi ha fatta cambiare così tanto. Credo che sia stata colpa della mia ambizione e di quella dei miei genitori. Da quando ero piccola mi hanno detto che sarei diventata una Vanderbilt e avrei fatto l’avvocato. Non volevo deluderli.” Spiegò la donna. Il suo tono di voce era diverso dal solito, non era freddo e distaccato, ma avrei potuto giurare che stesse piangendo.

“Mamma…” Dissi. Avrei voluto essere a casa, a New York, per abbracciarla. “Va tutto bene.”

“No, ho fatto gli stessi errori dei miei genitori con te. Ho cercato di farti diventare qualcosa che non sei e mi dispiace tanto.”

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma la richiusi immediatamente. Mia madre aveva appena ammesso di aver sbagliato a fare qualcosa? Pensavo che l’inferno si sarebbe ghiacciato prima che arrivasse quel giorno.

“Non è troppo tardi per rimediare.” Provai a dirle. “Alla fine dell’anno accademico parteciperò ad una mostra qui a Yale e ci saranno alcuni dei miei lavori esposti. Mi farebbe piacere se tu venissi.”

“Sarò lì, Liz.”

Liz. Anche mia madre, come Liam, non aveva mai usato un nomignolo per chiamarmi. Lei preferiva il nome intero, perché credeva che Elizabeth fosse più elegante e importante.

“Grazie.” Dissi.

“Ti prometto che cercherò di cambiare e di supportare le tue decisioni. Jack mi ha detto che sei bravissima e sono fiera di te. Sei stata forte e coraggiosa a decidere di cambiare facoltà e di seguire il tuo sogno.”

Chiusi gli occhi e li sentii gonfi di lacrime di gioia. Ero convinta che non sarei mai riuscita a recuperare il rapporto con mia madre, invece quella conversazione mi aveva dimostrato che era possibile. Sarebbe anche venuta a vedere la mostra d’arte di fine anno e magari avrei potuto mostrarle il campus come avevo fatto con Jack. Le avrei fatto vedere tutti gli edifici in cui facevo lezione, i posti in cui lavoravo e le avrei mostrato il mio portfolio con tutti i disegni e i quadri che avevo fatto durante l’anno.

Live While We're Young || [One Direction]Where stories live. Discover now