CAPITOLO 1

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- Samantha Kramer è ora di alzarsi. - Urla mia madre dal piano di sotto.

Il nostro rapporto nelle ultime due settimane è migliorato. Ho scoperto il motivo per il quale ci ha mandato da mio zio in Texas. Avrei voluto saperlo per poterle dare sostegno e aiuto, ma sono consapevole che non avrebbe mai voluto farsi vedere in quello stato pietoso. Tra la sua depressione post-partum e la sua lotta contro la dipendenza, è stata dura ma alla fin fine ne stiamo uscendo.

Mi alzo dal letto e faccio lo stretching per sciogliere i muscoli contratti per essermi rigirata tutta la notte. Non sono riuscita a chiudere occhio per tutta la notte, sono passata da uno stato di ansia perenne a incubi senza fine appena riuscivo ad addormentarmi.

Sconsolata apro l'armadio e prendo l'intimo, una maglietta rigorosamente nera e un paio di jeans skinny neri. Wow, che allegria nel vestirmi. Mi dirigo in bagno, mi guardo allo specchio e faccio una smorfia. Sono pallida, le occhiaie fanno da cornice ai miei occhi grigi antracite, tutto contornato da capelli biondi lisci.

Alta un 1 metro e 55, perché quando Dio distribuiva l'altezza, io ero in fila per la pizza.

La cosa positiva è che Dio mi ha regalato almeno il metabolismo veloce. Posso mangiare quintali di cibo e non ingrassare. Fortuna a me.

Entro in doccia, apro l'acqua calda e la lascio scorrere su tutto il mio corpo, facendo si che tutto lo stress accumulato se ne vada. Indosso velocemente i vestiti e mi trucco applicando semplicemente del mascara e una leggera linea di matita ed eccomi qui, pronta ad affrontare il mondo.

Apro la finestra della mia camera, mi siedo sul bordo a respirare l'aria fresca del mattino e poggio il mio sguardo sulla finestra del mio vicino. Come per magia, quest'ultima si apre e appare il mio vicino con indosso solo pantaloni e a petto nudo. Distolgo gli occhi immeditatamente ma non in tempo per non essere scoperta.

- Che cazzo hai da guardare, piccola puttanella? -

Gli sorrido come se le sue parole non avessero effetto su di me, come se niente fosse, mi alzo e con nonchalance ribatto: - Ma chi cazzo ti guarda, ma vedi di sparire babbuino del cazzo. – Chiudo la finestra con foga.

Calmati, non lo pensare. Respiro profondamente per cercare di placare il nervoso.

Stringo le mani a pugno ed infilo il necessario nello zaino, prendo il cellulare, le cuffie e scendo le scale, questa giornata non poteva iniziare peggio.

- Buongiorno donna. - Dico sedendomi al mio posto e prendendo il caffè bollente che mamma mi ha messo nella tazza.

- Sono la mamma. - Ribatte guardandomi in modo torvo.

- E io sono Sam, come la mettiamo? -

Scuote la testa. – Non iniziare. Non farmi innervosire di prima mattina. Non è giornata. – Ribatte con tono severo.

- Quando mai è una buona giornata! - Dico con sarcasmo.

- Samantha, smettila. Mi stai facendo arrabbiare. – Ribatte quasi sull'orlo di una crisi di pianto.

- Va bene, la smetto. – Alzo le mani in segno di resa.

Samuel attira la mia attenzione con i suoi versetti e borbottii indistinti. Mi avvicino al suo faccino paffuto e gli bacio la testolina piena di capelli neri come pece. Alza le manine e afferra alcuni ciuffi di capelli stringendoli nelle sue piccole manine.

Guardo l'ora e sbuffo. È ora. – Mamma, lo porto dalla signora Lambert e poi vado a scuola.

- Okay. – Esco da casa senza voltarmi. 

Il Diavolo Sa AmareWhere stories live. Discover now