CAPITOLO 4

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Arrivati alla porta, prima di aprirla guardo dallo spioncino e vedo il bellissimo viso del mio migliore amico. Sospiro girandomi, appoggio il corpo sulla porta di legno massiccio. – Penso che sarebbe meglio che tu esca dalla porta finestra sul retro. – Uso una voce bassa come se stessi complottando qualcosa di malvagio, oscuro e promiscuo.

- Perché? Hai paura che il tuo ragazzo disapproverebbe nel vederci insieme? – Pronuncia queste parole in un sussurro avvicinandosi a me, intrappolandomi tra il suo corpo di adone greco e la porta. Appoggia la mano destra al lato del mio viso, mettendo in evidenza i muscoli che tendono i bicipiti quasi a strappare la manica. L'altra mano la appoggia sul mio fianco come sempre scoperto.

- Fiorellino non farlo. – Nella sua voce sento un desiderio oscuro. Alzo lo sguardo, come sempre di sfida, e dico: - Di fare cosa?

- Se non vuoi che ti baci qui all'istante, smettila di morderti il labbro. – In segno di sfida, mi inarco. Stringe di più la presa e mi avvicina ancora più vicino al suo corpo duro e forte, facendoci scontrare. Percepisco l'erezione premere sul mio stomaco. Contraggo i muscoli delle gambe per l'eccitazione. Cazzo, smettila di eccitarti per lui. Non farlo. Mi avverte la mia coscienza ma come sempre ignoro la mia vocina interiore e faccio l'opposto.

- Fallo se hai coraggio. –Uso un tono malizioso solo per vedere come reagisce a questa provocazione.

- Non provocarmi. Mi avvisa con voce roca. Avvicina le sue labbra alle mie quasi a sfiorarle per poi tirarsi indietro. Si passa una mano tra i capelli e mormora: - Non posso. – Lo dice più a sé stesso che a me.

- Non puoi o non vuoi? – Lo stuzzico cercando di carpire qualcosa dal suo strano comportamento. Mi rivolge uno sguardo strano, come se si fosse ricordato io chi sia.

- Non possiamo. – Risponde con la voce irremovibile.

- Cosa vuoi dire. Parla chiaro. Perché non possiamo? Cosa diavolo mi stai nascondendo? – Lo tartasso di domande cercando di prenderlo in contropiede e farmi dire le ragioni del suo modo di agire.

- Non possiamo e basta. – Pronuncia queste parole quasi ringhiando. Non mi scoraggio e impertinente mi avvicino a lui dicendo: - Lo so che mi vuoi. Sento come sei eccitato. – Appoggio una mano sul suo petto e la lascio pian piano scivolare verso il suo inguine. Me la blocca con una presa ferrea e con uno sguardo di fuoco quasi a volermi bruciare mi allontana, spingendomi.

- Non toccarmi. – Ringhia, come un cane rabbioso. Basta, non insistere, non provocarlo. La mia voce interiore si palesa dal nulla cercando di mettermi in guardia ma la ignoro nuovamente.

- Cosa succede... – Interrompo la frase perché suonano di nuovo alla porta.

- Luke, aspetta un secondo. – Dico senza mai spostare lo sguardo dalla mia preda.

- Spostati. – La sua voce è inespressiva, fredda.

- No. Fino a quando non ti decidi di darmi delle risposte. – Annuncio poggiandomi alla porta.

- Sai cosa ti dico. Questa nuova te non mi piace per niente. Ora spostati, altrimenti ti sposto io e non sarò delicato. - Scoppio a ridere. Mi guarda come se fossi diventata improvvisamente pazza. Accorcia la distanza che ci divide, poggia le sue grandi mani sulle mie anche e come se non pesassi nulla mi alza e io prontamente gli allaccio le gambe in vita.

Il Diavolo Sa AmareWhere stories live. Discover now