Un complotto inaccettabile

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Con furia prese i lembi dell'ingombrante vestito e si avvicinò al padre, il tutto mentre Gabriel Agreste parlava con lui.

«Spero che il Visconte tenga allo spettacolo di stasera.» stava dicendo lui, con il suo solito fare freddo e risoluto.

«Beh, io spero... – intervenne lei – che il Visconte tenga abbastanza alle ballerine. Insomma papà, sono qui! Sono tua figlia!» strillò con la sua odiosa voce acuta.

«Andiamo Chloé era solo...» tentò di spiegare il signor Bourgeois.

«Era solo cosa? Cosa?! Sai che ti dico? Io stasera, non canto!» urlò, per poi girare i tacchi e andarsene, sotto gli occhi di tutti, continuando a blaterare il suo disappunto per quello che a lei appariva come un'oltraggio bello e buono.

«Chloé, principessina mia, aspetta! – la inseguì il padre, bloccandola – Tu sei l'unica che può farlo tesoro mio. L'unica stella.»

«Sì, lo so.» fece lei, riassumendo la sua aria altezzosa e compiaciuta.

«Maestro, – fece poi il nuovo proprietario, rivolgendosi a Monsieur Damocles – non c'è un bel brano che la mia splendida figlia può cantare per dimostrare la sua incredibile bravura?» domandò.

«Oh... S-sì... – rispose lui asciugandosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto – Potremmo fare... L'area nel terzo atto...» propose.

«Oh certo, quella di cui quelle stupide sarte non mi hanno finito il vestito!» si lamentò nuovamente lei, furiosa.

«Oh sta tranquilla mio raggio di sole, vedrai che entro sta sera sarà tutto pronto e perfetto.» la rassicurò il padre, porgendole il palmo della mano.

Lei fece un sospiro.

«Beh... Se il mio... – fece una pausa, come fosse indecisa su che parola usare – impresario, lo comanda. Maestro?» concluse rivolgendosi a Monsieur Damocles.

«Se la mia diva lo comanda.» rispose lui.

«Sì, lo comando! – fece lei con tono autoritario, afferrando la mano del padre e facendosi scortare al centro del palco – Ed ora tacete tutti!» ordinò, mentre il teatro cadde nel più assoluto silenzio.

Il maestro picchiò la bacchetta sul leggio, per poi sollevarla, la giovane cantante si schiarì la voce e poi partì, coordinata da lui.

«Pensami, pensami mentre, sei lontano ormai. Rammentami, mi penserai, prometti proverai.»

Come al solito i suoi acuti erano fastidiosi e incredibili allo stesso tempo, soprattutto se, come in quel momento, cantava a cappella, nell'assoluto silenzio del teatro. Marinette giurò, addirittura, di aver visto due donne delle pulizie mettersi del cotone nelle orecchie per non cadere vittime di quella voce mostruosamente alta.


Non appena sentì quella voce, terribilmente odiosa, cantare a cappella uno dei suoi brani meglio riusciti, sentì la rabbia prendere possesso di ogni cellula del suo corpo.

Camminò lentamente sulle assi disposte nella parte superiore del palco, che servivano agli assistenti di scenografia per operare.

«Se vedrai il vuoto tra di noi, la libertà respirerà...»

Quell'oca che starnazzava avrebbe fatto il suo ultimo acuto. Sciolse la corda che teneva uno dei pannelli per lo sfondo, poi fuggì via velocemente, lasciando cadere la sua missiva per quel nuovo e incapace proprietario.


La pesante asse del pannello precipitò sul palco, tra le urla di tutti, colpendo la ragazza, ma risparmiandola miracolosamente. Cadde solo a terra, mentre il suo ingombrante vestito attutì la caduta e il colpo.

My Angel of MusicWo Geschichten leben. Entdecke jetzt