L'Angelo della Musica

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Marinette si buttò sul divanetto del camerino che le avevano assegnato il giorno stesso, quando aveva accettato di fare la parte protagonista dello spettacolo. Chiuse gli occhi solo per un paio di secondi, come nel tentativo di riposarsi. Si sentiva provata dall'esibizione appena eseguita e percepiva distintamente il cuore martellarle ancora nel petto a un ritmo serrato.

Non appena lo fece, una voce, ormai inconfondibile, si complimentò con lei.

«Sei stata bravissima, my lady...»

Improvvisamente però, qualcun altro irruppe nel suo camerino, spalancando la porta e facendola sobbalzare.

«Ragazza mia, tu sei un talento nato!» si complimentò con lei Alya, rimanendo in piedi vicino all'ingresso e osservandola.

La corvina sorrise a quel complimento, senza però dire una parola. Un po' le dispiaceva essere stata interrotta in quel magico momento.

«Dico sul serio Marinette, conoscevo il tuo talento nel canto, ma oggi hai superato te stessa. Mi spieghi come fai? Chi ti ha insegnato a cantare così?» insistette l'amica.

Lei ritirò le labbra, per poi mordersi quello inferiore. Era sempre stata restia a raccontare ciò che le accadeva, fin da quando era entrata a far parte della compagnia dell'Operà, e finora si era esposta solo con madame Bustier, ma in fin dei conti Alya era la sua migliore amica.

Emise un sospiro, cercando le parole adatte per cominciare quel racconto.

«Vedi... Quando mio padre mi mandò qui la prima volta, ero confusa. Lui sapeva, come sa tutt'ora, che il teatro è sempre stata la mia passione più grande, eppure io avevo paura. Insomma ero scoordinata nella danza, cantavo poco e a recitare non ero poi così brava. Ma quando arrivai qui, a teatro, ogni volta che mi ritrovavo da sola, in compagnia solo dei miei timori e delle mie paure, c'era una voce... E nei miei sogni, nella mia mente, la udivo sempre. – emise un altro sospiro, leccandosi le labbra e percependo il sapore del rossetto che aveva applicato prima dello spettacolo – Quando a suo tempo avevo esternato le mie paure ai miei genitori, loro mi dissero che sicuramente sarei riuscita nel mio intento, perché ognuno di noi ha un angelo, non un angelo qualsiasi, ma uno di quelli che ci guida in ogni nostra inclinazione, quasi come una musa. Mi rassicurarono che sicuramente qui, a teatro, avrei trovato il mio angelo, l'Angelo della Musica.» concluse, tirandosi su e iniziando a togliersi l'ingombrante vestito che ancora stava indossando.

Alya rimase in silenzio per tutto il racconto, ascoltando con attenzione, quasi spaventata all'idea di rovinare l'atmosfera che si era creata. Notava gli occhi sognanti di Marinette, mentre parlava di quegli eventi: avevano la stessa lucentezza di quando avevano visto il Visconte.

«Quindi, tu pensi che sia questo angelo a parlarti? Come fosse una specie di spirito?» domandò, aiutandola nell'intento di togliersi l'abito.

«Chi altri potrebbe essere?» domandò Marinette, quando fu finalmente libera.

«Ma...»

«Sento la sua presenza, la sua vicinanza, sempre. Anche adesso. Non mi lascia mai sola, non fino a quando sono qui in teatro.» spiegò Marinette, mentre s'infilava la vestaglia di seta bianca e legava la cinta intorno alla vita.

L'altra scosse la testa.

«Amica mia, sono solo sogni e fantasie. Qui ci sei solo tu, tu e il tuo infinito talento, non c'è nessun angelo.» insistette, sfiorandole la spalla.

All'improvviso, un brivido scosse l'intero corpo della corvina; un brivido talmente violento che dovette appoggiarsi con entrambe le mani alla toletta davanti alla specchiera, per reggersi in piedi.

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