Il Fantasma dell'Opera

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Pian piano il teatro si svuotò, sia degli spettatori che dei teatranti, ognuno diretto a casa propria.

Solo Marinette era rimasta lì, nel suo nuovo camerino, in vestaglia. Esattamente come il giovane Visconte Kurtzberg l'aveva lasciata.

Aveva preso di nuovo fra le dita la rosa. Nella sua mente rigiravano milioni di domande legate a quel fiore. Domande che avevano completamente scacciato la consapevolezza che, forse, doveva vestirsi per uscire a cena con Nathaniel.

Improvvisamente, una folata di aria gelida la colpì e tutte le candele che illuminavano il camerino si spensero, come fossero state anche loro colpite da quel vento.

Alzò lo sguardo cobalto dalla rosa, guardandosi attorno spaventata.

«Nathaniel, sei tu?» disse quasi in un sussurro.

«No, my lady. – fece una voce e la ragazza continuò a guardarsi attorno, sempre più terrorizzata, mentre la voce continuava e si faceva quasi adirata – Quell'insolente damerino non ci disturberà più questa sera. Lui brama la tua gloria e la tua bellezza, ma tu, tu mia cara, sei solo mia! È solamente un ignorante adulatore che guasta la mia arte!»

«Angelo? Sei tu? Ti sento, sento la tua presenza... Io...» Marinette non sapeva che dire.

Nel suo cuore imperversavano paura e allo stesso tempo attrazione. La prima per il tono duro e adirato che aveva appena sentito nella voce solitamente sempre dolce e gentile del suo Angelo della Musica, la seconda perché mai si era azzardato a parlarle così a lungo. Spesso anzi, l'aveva solo sentito cantare, quando capitava che chiedeva il suo supporto per qualche nota che non le riusciva.

«Non devi mai allontanarti da me. Coloro che non comprendono la perfezione della musica non meritano di starti accanto.» disse di nuovo la voce, addolcendosi un po'.

Lei rispose solo con un cenno di testa, mentre percepiva il cuore cominciare a batterle forte in petto e le sue mani, ancora attorno alla rosa, tremare.

«Accetterò ogni tuo compromesso... Ma... ma ti prego... mostrati...» chiese, quasi pigolando, con voce tremante.

«Marinette, my lady, tu non mi conosci davvero. Io vivo nell'ombra di questo teatro, nell'oscurità più assoluta. Non sono l'Angelo in cui credi così ciecamente.» la sua voce era tornata completamente dolce e vellutata, tanto che la giovane ragazza si domandò com'era possibile che una voce così bella e melodiosa potesse appartenere a una persona terrena, a qualcuno che non fosse un angelo.

«Io ho bisogno...» cercò di dire.

«Guardati allo specchio. Sono proprio qui.»

Si voltò verso l'enorme specchio dalla cornice in oro che c'era al fondo della camera, attaccato al muro. All'inizio vide solo il suo riflesso: la vestaglia candida che le scivolava lungo il corpo, il volto pallido e leggermente impaurito, incorniciato dai capelli corvini, completamente sciolti.

Poi pian piano, comparve un altra figura, proprio al suo fianco, al bordo dello specchio. Era poco più alta di lei, che gli arrivava al petto, indossava un completo scuro, con tanto di mantello, mentre metà del suo viso era coperto da una maschera, anch'essa nera. Gli unici toni di colore in quella figura, escludendo la pallida carnagione, erano i capelli biondissimi e gli occhi dello stesso colore dello smeraldo, che la osservavano con bramosia.

Non l'aveva mai visto per davvero, ma qualcosa nella sua testa e nel suo cuore le suggeriva che fosse proprio lui.

«Tu... Tu sei... il Fantasma dell'Opera...» sussurrò a fior di labbra.

My Angel of MusicWhere stories live. Discover now