Dietro il mostro

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Alya infilò la chiave nella serratura della porta.

«Siete proprio sicuro che qualcuno l'abbia chiusa a chiave dentro il camerino?» domandò dubbiosa al Visconte, di fianco a lei.

«Posso assicurarvi che ho sentito la voce di un uomo provenire da qua dentro, sono sicuramente...» il giovane si bloccò, non appena la sua accompagnatrice aprì la porta.

Il camerino era completamente buio e soprattutto vuoto. Non un rumore, non un sussurro, non un movimento. Tutto era fermo immobile. L'aria odorava ancora del fumo delle candele spente e dell'inebriante profumo dei numerosi fiori che la giovane protagonista aveva ricevuto quella sera.

«Siete sicuro, piuttosto, che non abbia accettato il vostro invito ad uscire?» chiese nuovamente la ragazza, alzando un sopracciglio e scrutando il Visconte, che invece sembrava non considerarla più.

«No... Non è possibile. Io ero sicuro che...» si bloccò, notando qualcosa di strano nell'enorme specchio al fondo della stanza.

Tra la parte di vetro riflettente e la cornice, vi era una piccola striscia di luce, come se ci fosse qualcosa dietro e da lì provenisse della luce.

Si avvicinò ad esso e infilò la mano, spingendo poi il vetro e scoprendo che scorreva.

«Ma che cosa?!» scappò dalla bocca della giovane ballerina che, stupita, si avvicinò a lui.

Dall'altro lato dello specchio vi era un corridoio. Era sporco, umido, pieno di ragnatele. I candelabri che lo percorrevano per tutta la sua lunghezza erano spenti e impolverati.

«Allontanatevi da lì!» sentenziò una voce alle loro spalle.

Si voltarono entrambi.

«Madame Bustier!» esclamò Alya.

«Madame, credo che Marinette sia stata rapita, io devo...»

«Marinette sta benissimo. – disse lei, interrompendo il Visconte – L'ho scortata io stessa, qualche minuto fa, nella sua camera da letto. Si scusa per aver mancato il vostro appuntamento, ma aveva un forte mal di testa. Ora se non vi dispiace vi pregherei di uscire da questo camerino.» sentenziò, con tono autoritario, ma allo stesso tempo dolce, come era la sua indole.

I due, incassarono la testa tra le spalle e la raggiunsero. Quando la ragazza le passo davanti, questa le porse la mano aperta, come a chiedere qualcosa e lei, le riconsegnò le chiavi del camerino.

Caline Bustier fece un sospiro, rimanendo immobile all'ingresso della stanza e attendendo che i due giovani, fin troppo curiosi, si allontanassero. Dopodiché si avvicinò allo specchio e fece nuovamente scorrere il vetro, in modo che apparisse nuovamente tutto normale.

«Fate attenzione... – sussurrò, come parlasse a qualcuno al suo fianco – non tutti riusciranno a capire ciò che vi lega. Forse nemmeno voi.»


L'uomo lanciò un urlo improvviso e spaventoso, allargando le braccia, mentre teneva la coperta addosso le spalle come fosse un mantello, facendo così saltare in aria tutte le giovani ragazze che si erano radunate nel dormitorio del teatro.

«Dicono che il suo viso sia come cera... – cominciò a raccontare poi, con voce bassa e lugubre – completamente sfregiato e senza nemmeno il naso... – con un movimento di spalle si tolse la coperta di dosso – Dovrete stare attente fanciulle... tenere gli occhi aperti... Altrimenti vi prenderà tra le sue grinfie e se non sarete di suo gusto, finirete con il cappio al collo!» disse mostrando una corda, annodata proprio come il cappio di un impiccato.

Le ragazze lanciarono un'altro gridolino, proprio mentre Alya rientrava al dormitorio, seguita dall'insegnante di danza.

L'uomo allora avvolse la corda attorno alla vita della ragazza, sospingendola così verso di lui e facendo versi animaleschi, mentre lei, tra il divertito e l'infastidito cercava di scostarsi il più possibile.

My Angel of MusicWhere stories live. Discover now