5. Il Nobile Tancredi (Parte 1).

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Fu tutto molto confuso. Il buio si alternò alla luce e non c'era nient'altro che potesse farle capire dove si fosse cacciata ma, soprattutto, come avesse fatto a finire lì. Bianco, nero, bianco, nero: solo questi colori riuscì a vedere. Le sembrò tutto così insensato! Avrebbe dovuto sapere come ci fosse arrivata, no? Invece la pazzia stava prendendo il sopravvento. Pensò di trovarsi in un'altra delle sue allucinazioni o addirittura previsioni, eppure qualcosa le diceva che non fosse niente di tutto ciò: era situata in un punto reale, un punto che poteva vedere, percepire ma non toccare. Kaycee cominciò ad avere paura per via dell'inquietudine che le metteva il posto e i brividi furono sempre più insistenti mentre camminava pian piano e urlava: «Aiuto! C'è qualcuno?» invano. Lo spavento era tanto, così come i battiti al secondo che faceva il suo cuore, che iniziò pure a sudare freddo ed ebbe timore che prima o poi qualcuno le si sarebbe parato davanti e l'avrebbe uccisa.

Ma nessuno rispose per un po' alla sua richiesta e nemmeno si presentò.

Dopo un tempo che sembrò infinito -nel quale la nostra ragazza continuava a urlare e a proteggersi con le mani in avanti-, qualcuno sembrò sentirla perché avvertimmo dei passi che si fecero sempre più vicini. Potei sentire la tensione della ragazza nel sangue, così come il mal di testa che cominciò a pulsarle. L'ombra pareva grande, alta: man mano che si avvicinava la luce bianca la fece diventre sempre più piccina, finché non si trovò faccia a faccia con un piccoletto.

Doveva essere altro circa un metro o forse anche di meno, ma non riuscimmo a vedere altro per via dell'oscurità che ci avvolgeva a parte gli occhi grigi e la pelle pallida. Non sembrava avere neanche la tuta che portavano tutti quei tipi strani. «Un essere simile a quelli che ho visto io!», pensò Kaycee, spalancando le palpebre. Forse se gli avesse chiesto di spiegarle tutto lui avrebbe potuto farlo, ma la priorità al momento non era proprio quella. Voleva sapere dove fosse finita e perché, e infatti glielo chiese, ma lui rimase a guardarla senza batter ciglio. Evidentemente non capiva. «Scusa, che posto è questo?» Continuò a domandare quella, e all'ennesima richiesta lui scosse la testa e si avvicinò a Kaycee, prendendole la mano.

Era tutto così strano... la castana esitò ma poi l'afferrò, quindi cominciarono a camminare in silenzio -le sembrava di essere finita in un film horror. Non si sentiva nulla se non i suoi sospiri nervosi e il rumore dei loro passi: Kaycee non lo mostrava, ma si stava davvero spaventando.

A un tratto si bloccarono nel nulla. Non capì il motivo per il quale lo avesse fatto, dato che non c'era niente di speciale ed era tutto sempre nero e bianco. Pensava la stesse guidando a casa o che la volesse salvare, anche se in cuor suo sapeva che non stava andando in un posto sicuro, eppure quel gesto la deluse: a quanto pareva non aveva perso del tutto la speranza. «Beh, che è successo?», provò ancora a dirgli. Il bimbo si voltò a osservarla, poi, piegando la testa di lato, le indicò qualcosa davanti a loro. Immediatamente il nero scomparve e lui si trasformò in una farfalla: al posto dell'oscurità si creò un campo di fiori, col cielo, gli alberi, la natura, gli uccellini... Tutto attorno a loro si colorò come se quel luogo fosse una tela e la scia che creava quel bellissimo paesaggio un pennello molto grande; Kaycee si ritrovò a fissare tutto quel paradiso a bocca aperta senza fiatare. Era così bello da vedere, così incantevole! Per un attimo dimenticò tutti i dubbi che le erano saltati in testa e al posto dello spavento in lei ci fu un senso di calore e sicurezza, come quando dopo una brutta giornata torniamo a casa e ci buttiamo sul letto per scaricare tutta la tensione.

Il suo cuore fece i salti di gioia e un sorriso le crebbe sulle labbra, ma questo le morì in bocca quando vide la farfalla trasformarsi a sua volta in un uomo.

Tutto questo non ha senso, pensò scioccata. Vuole farmi del male?

Aveva i tratti simili a lei, era abbastanza alto, molto muscoloso, pallido, coi capelli biondo platino e lunghi quasi fino alla fine del collo; gli occhi erano grigi e anche lui aveva le solite orecchie appuntite. Era uguale al piccolo che aveva visto all'inizio. La sua espressione era rilassata e menefreghista, come se nemmeno lui avesse voluto essere lì e, nonostante gli stette subito antipatico per il sorrisetto di scherno che le fece subito dopo, Kaycee ammise che era affascinante. Beh, lo ammetto anche io. Era proprio un bell'uomo.

Xìtoni- l'albero della disgraziaWhere stories live. Discover now