9. La furia di Tancredi.

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Il silenzio si fece largo tra i due, poi la Quàdax volle rompere il ghiaccio per concludere presto il discorso e tornare a correre. Si guardò quindi attorno, poi giustificò l'ignoranza con un: «Sono in questo mondo da oggi.»

«L'avevo capito.» Lo Xìtone, con lo sguardo rivolto verso terra, alzò il capo subito dopo aver parlato. Sembrò pensare a qualcosa perché assunse un'espressione interrogativa e fece per parlare, ma nello stesso tempo Kaycee si voltò indietro con il cuore in gola... chissà se gli italiani erano dietro di loro. Sperò di sbagliarsi e per fortuna fu così: non c'era ancora nessuno. E se li si fossero presentati tutto a un tratto davanti? Doveva allontanarsi in fretta. L'ansia si impossessò di lei, tanto da non ascoltare cosa chiese in seguito il blu. Volle scrollarselo di dosso, liquidandolo con un semplice: «Beh, io ora devo andare. Ciao!» e fece un passo per scappare via.

Non aveva sentito che le aveva chiesto dove fosse il suo mentore né capito che lui sospettava di star scappando proprio da quest'ultimo e, convinto che non avesse ricevuto risposta perché centrato in pieno -quando in realtà la Nuova non stava proprio ascoltando-, il blu la frenò di colpo. «Ehi ehi ehi, dove credi di andare? Ti troverà ovunque tu vada.»

La ragazza perse un battito, ma doveva in qualche modo mascherare la paura e disse, cercando di sembrare calma: «E da chi pensi che stia correndo, scusa?»

«Dal tuo mentore.» Rispose quello con tono ovvio. Kaycee aprì la bocca, sorpresa, ma non volle dargiela vinta. «Avanti, chi è?» La incalzò.

Antipatica. Antipatica. Devo essere antipatica, così si toglie dalle scatole. «E che ne sai tu che è da lui che sto scappando? Lasciami passare.»

«Non è tanto difficile da capire.» Al secondo tentativo di fuga, il Quàdax la tenne ancora più stretta a sé mantenendo Kaycee per le braccia. Questa soffocò un urlo di impazienza tra i denti. «Nel primo giorno, l'unico con cui puoi stare è il tuo mentore e adesso sei sola. Guarda caso stai scappando da qualcuno perché ti guardi sempre indietro, perciò... se uno è intelligente questi collegamenti riesce a farli.»

«Anche se fosse?»

«Anche se fosse, facendo così metterai nei guai il tuo mentore, che è un bravo Xìtone come i suoi fratelli e non merita questo. Su, chi è?»

Kaycee abbassò il capo, sbuffando. Doveva davvero raccontare tutte le sue paure e informazioni a un estraneo? La guardai mentre stringeva i pugni e muoveva incessantemente il piede destro, come faceva ogni volta che aveva l'ansia e, pensando a cosa avrebbe dovuto dirgli, alzò la testa e puntò gli occhi blu in quelli dell'altro suo simile. «Non-»

«Hajoon, grazie a Tuxiùs! L'hai trovata!» La voce di Isabella bloccò la bugia che stava per dire Kaycee, che si girò spaventata assieme allo Xìtone che la teneva per guardare la rossa. Accanto a essa ce n'era un altro più alto e dai capelli biondo platino, il quale camminava in modo molto veloce e quasi comico, visto dalla mia prospettiva. Non avrei potuto dire la stessa cosa dal punto di vista di Kaycee, però...

Rosso di rabbia e con un'espressione indecifrabile in volto, stava urlando -e la sua voce divenne un tuono così potente che tutta la platea del viale dei sogni si voltò verso di lui-: «Tu, sottoforma di sangue artificiale, come hai osato scappare via da me!?»

L'aria divenne pesante e un vento si innalzò subito dopo che finì di parlare, tanto potente che tutte le foglie si sollevarono fino a creare uno stormo colorato e caotico: quella era la furia di Tancredi.

«Oh.» Sussurrò Hajoon dietro di lei. Kaycee si voltò a guardarlo, impaurita per via dell'atmosfera e supplicandolo con gli occhi di aiutarla, ma lui scrollò le spalle e la lasciò andare («Non è più un problema mio.») mentre quella tremava per lo spavento. Ecco come avrebbe potuto sapere se anche Tancredi avesse il diritto di punire gli Xìtoni comuni come i suoi fratelli.

Xìtoni- l'albero della disgraziaWhere stories live. Discover now