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Riuscirono a vedere soltanto la prima parte del film, poichè il CD, essendo graffiato da tempo dal gatto di Chittaphon, smise di funzionare e sullo schermo della televisione comparve soltanto uno sfondo nero.

-"proprio ora che mi stavo interessando, fanculo Ten."- bofonchiò il tailandese, mandando a quel paese la povera bestiola che portava il suo soprannome.
-"Sembra che tu ti stia mandando a fanculo da solo, Chittaphon."- rise l'americano, scompigliandogli i capelli corvini. Erano sul letto del minore, uno accanto all'altro. La testa del thailandese sulla spalla del maggiore, e quest'ultimo lo contemplava in silenzio. Chittaphon era decisamente più interessante di un film horror, infatti egli non conosceva neanche il nome,del film.
Ten si voltò verso di lui, fissandogli costantemente le labbra. E Johnny non era stupido, se ne era accorto.
Si leccò le labbra e, guardando negli occhi Chittaphon, mormorò:
-" c'è qualcosa che vuoi, Ten?"- il cervello del thailandese smise per un attimo di funzionare, ancora impegnato ad elaborare la frase dell'americano.
Si fiondò , letteralmente, sulle labbra di Johnny, assaporandone la morbidezza e il loro sapore.
Il loro sapore inconfondibile di vaniglia mista al suo di cioccolato,un sapore che ad entrambi faceva girare la testa, per quanto fosse meraviglioso.
Le mani di Chittaphon finirono allacciate dietro al collo del maggiore, mentre quelle di quest'ultimo tra i capelli corvini del thailandese, testandone la loro morbidezza. Ten non ci mise molto a cedere sotto la bocca di Johnny, così finì per schiudere le proprie labbra, incontrando la lingua del più grande.
Erano finiti in un circolo vizioso senza fine, o forse c'era, ma era molto,molto lontana.
Perchè entrambi, di staccarsi, non ne avevano proprio l'intenzione.
Come una danza, le labbra si muovevano in sincronia, le lingue si intrecciavano, il respiro cominciava a mancare, gli ansiti.
Le mani di Johnny tirarono di poco i capelli di Ten, stando attento a non fargli male, mentre dava del suo meglio in quel bacio che, di casto, non aveva nulla. Le labbra di Chittaphon erano così morbide, sottili, delicate, erano una sorta di droga che man mano lo mandava in overdose.
Da un semplice bacio a stampo, finirono col creare un bacio passionale, e le mani di Johnny erano finite, non proprio casualmente, sul sedere del thailandese, palpandoglielo aggressivamente. Per non parlare delle labbra che, staccatosi da quelle dell'altro, finirono sul suo collo, lasciandogli un piccolo ricordo temporaneo di ciò che stavano combinando in quella stanza. Dalle labbra del thailandese uscì un lieve gemito, quasi inudibile, ma che l'americano aveva -ovviamente- sentito. Chittaphon era completamente andato -anche se l'altro non era da meno- e prese fra i denti il labbro inferiore di quest'ultimo, tirandolo leggermente. Una volta lasciato, vi passò lentamente la lingua sopra, con le pupille dilatate fisse in quelle di John, per poi riprendere ciò che stavano facendo qualche secondo prima.
Si staccarono dopo minuti, con un schiocco abbastanza rumoroso e le labbra unite da un quasi invisibile filo di saliva. Entrambi si leccarono le labbra guardandosi intensamente.
Il più piccolo era seduto sul bacino del più grande, le mani sul suo petto, mentre quelle dell'americano erano sui fianchi stretti di Ten. L'unica cosa udibile nella stanza, erano i loro respiri irregolari, gli ansiti.
Chittaphon scese dal corpo di Johnny, Johnny dal letto e, prendendogli il mento tra l'indice e il pollice, lo salutò con un sussurrato -"ci vediamo domani"-.

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