Capitolo 3

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Mamma mi sta facendo fare il giro del palazzo elencandomi le varie mansioni che dovrò svolgere, grazie al cielo inizio domani, la sovrana ha deciso di farmi riposare oggi dato che ho fatto un viaggio di 1 ora in auto.

Mi rendo conto solo ora che Elizabeth non è mai stata così gentile nei miei confronti e le ipotesi sono due: o ha avuto una specie di redenzione in questi 5 anni o c'è sotto qualcosa di spiacevole e vuole indorarmi la pillola. <Luna mi ascolti?> mamma mi richiama all'attenzione tenendo una mano su un fianco con fare severo, odia quando la gente è distratta e non la ascolta specialmente quando si tratta di lavoro. <Si scusa> sorrido in segno di scuse e riprendo a seguirla tra i lunghi e sontuosi corridoi, arredati da immensi quadri di antenati tra cornici d'orate.

Nella stanza da letto del re e regina al di fuori ci sono due guardie immobili, come se fossero delle statue di marmo, rimango a fissarne una per qualche secondo finché quella non si muove facendomi spaventare. Corro verso mia madre imbarazzata per la pessima figura <Allora tesoro, questa è la stanza del re e regina mentre quella laggiù in fondo è del principe Noah, dovrai sistemarle ogni giorno dopo le 9:30 quando tutti sono già in piedi, d'accordo?> mamma mi ha appena fatto una domanda ma io sono rimasta per tutto il tempo a fissare la porta in fondo, quella di Noah, come se con il potere della mente potessi farlo uscire da lì. Ma sicuramente sarà a qualche suo importante corso, scuoto la testa e riporto l'attenzione a mia madre a annuisco <Bene ora passiamo ai saloni> riprende a camminare reggendosi sul bastone mentre io, dopo aver sospirato, la seguo.

Passando affianco all'enorme porta bianca con il pomello dorato della stanza di Noah sento una risata femminile <Smettila Noah> stridula la voce attraverso il robusto legno. Le mie gambe si immobilizzano come se si rifiutassero di proseguire, in attesa delle risposta del ragazzo, ma non si sente più nulla, silenzio totale. Mi accorgo che le guardie mi stanno guardando stranite, sorrido loro e allungò la gamba per riprendere a camminare fino a quando sento un rumore inconfondibile.

Quel rumore l'ho sentito e fatto anch'io, era lo schiocco di un bacio, uno di quello appassionati che ti fanno sciogliere. Ecco cosa stanno facendo in quella stanza, si stanno baciando, mentre io qui fuori sto interpretando la perte di un'origliona che non sa farsi i fatti suoi.

Ma quel suono mi fa sprofondare il cuore nel petto, è come se la delusione di Noah si fosse amplificata.

Gli occhi mi pizzicano e sento che le lacrime stanno per uscire ma so che lui non se le merita, a casa c'è Logan che mi aspetta e che mi ama sul serio. Raddrizzo la schiena e riprendo a camminare. Trovo la mamma nel salone che è intenta a parlare con un'altra ragazza delle servitù, per fortuna non devo indossare le tipica uniforme con il gonnellina e cappellino nero e bianchi, semplicemente devo indossare indumenti neri e un grembiule bianco.  Se Arya mi vedesse sarebbe contenta dei miei colori, non appena la chiamo glie lo dirò.

<Luna lei è Sandy, lavorerà con te in questo periodo> mi avvicino alla ragazza che ha quasi la mia età e la saluto, la sua chioma riccia e ribelle è sistemata da una coda di cavallo, le allungo la mano che prontamente stringe nella sua. Sembra gentile, il sorriso è caloroso a differenza di altre donne incontrate nei corridoi che sembravano burbere e sempre arrabbiate. <Ti farebbe piacere aiutarmi stasera? Ci sarà una cena con parecchi ospiti e avrei bisogno di una mano> Sandy rimane ferma, composta, sembra quasi una bambola in porcellana che da un momento all'altro si rompe.

Guardo mia madre come ad aspettare una risposta o un permesso infatti lei annuisce <Certo, mi farebbe piacere. Ma non sono molto portata per fare la cameriera> affermo ridacchiando, mi viene subito in mente il mio primo giorno di lavoro in una caffetteria di paese, avevo in mano un vassoio con sopra due tazze di cappuccino e prontamente sono scivolata lanciando addosso il caffè ad un signore davanti a me.

Sarò io la tua principessa Where stories live. Discover now