capitolo 30

6.6K 309 779
                                    

sono passate due settimane da quando kacchan si è svegliato.

oggi finalmente lo dimettono. io sono davanti all'ospedale ad aspettarlo, dovrebbe uscire tra qualche minuto, sono impaziente.

metto via le cuffiette e spengo il telefono, distraendomi quanto basta per non accorgermi di due occhi rosso fuoco che mi fissano.

mi volto verso l'entrata e finalmente mi accorgo di lui, il mio splendido angelo.

-ehi- lo saluto raggiante, correndogli incontro e scoccandogli un bacio sulla guancia -come ti senti?-

mi circonda la vita con le braccia e sbuffa -io sto bene, l'importante è che stai bene tu- fa scontrare il suo naso con il mio, sorridendomi ad occhi chiusi -non vedo l'ora di andare a casa-

gli sorrido e lo prendo per mano, dirigendomi verso la nostra via, fortunatamente vicina all'ospedale.

a metà strada siamo ancora mano nella mano, kacchan mi tira a se e mi lascia un bacio casto sulle labbra -non sai quanto mi siano mancate le tue labbra- sorride malizioso.

arrossisco un po' -solo le mie labbra?-

lui sorride e mi bacia ancora.

-prendetevi una stanza, froci- grida una voce.

kacchan si stacca e si volta, incazzato nero -PROVA A RIPETERLO, BRUTTO STRONZO!- dice avvicinandosi minacciosamente all'uomo che si sta già allontanando indifferente.

-kacchan, no! fermo!- lo tiro per un braccio cercando di fermarlo. inutile dire che la mia forza in confronto alla sua fa letteralmente schifo.

con uno scatto mi piazzo davanti a lui, che continua ad imprecare verso quell'uomo, ormai lontano. gli prendo il viso tra le mani, costringendolo a guardarmi, ma lui distoglie subito lo sguardo, ancora incazzato.

-guardami, kacchan- gli dico con calma -guardami-

lui mi guarda, poi distoglie lo sguardo, poi ritorna a guardare nei miei occhi. va avanti cosi per un po', calmandosi.

-fregatene, ok?- gli dico dolcemente -a me non importa-

-a me non frega un cazzo- farfuglia lui.

-e allora perché ti sei arrabbiato tanto?- gli chiedo guardandolo interrogativo.

-non volevo ti ferisse...- ammette guardandosi le scarpe.

rimango un po' spiazzato, non mi aspettavo tanta premura da parte sua. per dimostrargli che non mi interessa minimamente quello che pensano gli altri, lo bacio in modo assolutamente non casto.

lui sgrana gli occhi sorpreso, ma ricambia poco dopo.

mi stacco prendendo fiato e appoggiando la fronte alla sua -questo ti ha fatto capire quanto me ne freghi del pensiero della gente su di noi?- chiudo gli occhi -a me basti tu-

lui resta in silenzio per un po'. preoccupato, apro gli occhi e mi ritrovo davanti un kacchan in lacrime. non ci posso credere, lui che piange? impossibile.

-ohi, ohi, kacchan che hai? perché piangi?- gli prendo le spalle -non piangere ti prego-

d'impulso lui mi abbraccia forte, stringendomi quasi lasciandomi senza fiato -grazie, deku-

sgrano gli occhi, stringendolo a mia volta -e di che? sono qui per te-

restiamo abbracciati per un po', poi mi stacco per guardarlo in faccia -forza. ti riaccompagno a casa- gli sorrido e continuiamo a camminare sempre mano nella mano.

dopo una decina di minuti siamo davanti a casa mia, kacchan si ferma -dove vai?-mi chiede vedendo che non mi fermavo, mi giro e gli rispondo -ti accompagno a casa, ricordi? su andiamo- lo prendo per mano e lo tiro gentilmente.

-ma questo vuol dire che dopo tu devi tornare a casa da solo. no, te lo scordi deku- mi guarda serio.

-andiamo kacchan, sono si e no 40 metri, non devo mica attraversare tutta la città! cosa vuoi che succeda?- ridacchio ma vedendolo ancora serio smetto -sei davvero preoccupato?-

-...no...- guarda verso il basso, arrossendo. non sa mentire.

-aww, kacchan, che dolce- gli dico per prenderlo in giro, smettendo immediatamente dopo essere stato fulminato con lo sguardo da lui -ok, ok, facciamo cosi: ti accompagno a casa e poi mi guardi mentre torno a casa, cosi sei tranquillo e se qualcuno mi aggredisce vieni e gli rompi il culo, va bene?-

annuisce contento, incamminandosi verso casa sua. sospiro e lo seguo sorridendo.

arriviamo a casa sua e, prima che io possa dire qualcosa, mi attira a se e mi abbraccia -non voglio lasciarti, promettimi che domani usciamo, ho bisogno di recuperare il tempo che abbiamo perso mentre ero in coma-

rimango un po' sorpreso dalle sue parole -te lo prometto-

si stacca, mi sorride, mi stampa un bacio sulla guancia, tutto nel giro di qualche secondo... rimango un po' interdetto.

-sbrigati a tornare a casa prima che mi venga voglia di prenderti qui e ora- dice incrociando le braccia al petto.

avvampo prepotentemente -kacchannnnn!!!- mi giro di scatto, risalendo la via a passo svelto.

arrivato davanti alla porta, mi volto verso casa sua, guardandolo e salutandolo con la mano.

lui mi manda un bacio, per poi scappare in casa.

decido di fare lo stesso, contendo di andare finalmente a riposare.

kacchan's pov

appena raggiunge il portico di casa sua, si gira verso di me.

io gli mando un bacio e mi affretto ad entrare, chiudendomi la porta alle spalle.

mi appoggio con la schiena alla parete e faccio un respiro profondo, mi manca già.

sono contento che almeno abitiamo cosi vicini, addirittura nella stessa via, posso andare da lui ogni volta che voglio e in pochissimo tempo.

ero cosi preso dai miei pensieri che non mi ero accorto che mio padre era in salotto, seduto sul divano con una copia del giornale locale in mano e lo sguardo tagliente, fisso su di me.

-figliolo- mi "saluta" lui, con voce fredda e quasi disgustato aggiunge -carino il tuo amico frocetto, fammelo conoscere qualche volta-

stringo i pungi fino a far diventare le nocche bianche, so già che con "fammelo conoscere" lo vuole picchiare. mio padre è un cazzo di omofobo, non accetta che io stia con un altro ragazzo.

quando mi sono scontrato con deku alla stazione era perchè lui mi stava rincorrendo e mi stava rincorrendo perchè aveva scoperto che avevo avuto una storia con kirishima.

c'era mancato poco che andasse a picchiare anche lui.

incenerisco mio padre con lo sguardo, poi, ignorandolo mi dirigo verso le scale sperando mi lasci andare.

-ehi- mi dice con voce ferma -vieni qui- il suo è praticamente un ordine.
sta per picchiarmi, sicuro.

lo raggiungo, posizionandomi di fronte a lui, ancora seduto.

mi guarda per qualche secondo, poi si alza buttando a terra il giornale.

-eppure sono un buon padre- mi prende per il collo -come ho fatto a crescere un figlio cosi? non ti ho insegnato la buona educazione?-

stringe la presa attorno al mio collo, spingendomi verso il muro e facendomici sbattere la schiena.

--sei solo feccia- ha il volto scuro, dominato da uno sguardo assassino -devi rispondere quando qualcuno ti parla. PORTA RISPETTO A TUO PADRE- l'ultima parte me l'ha urlata nell'orecchio.

poi è successo tutto in un attimo, io come al solito sono stato impotente e gli ho permesso di picchiarmi per l'ennesima volta.

-●-
ehiiii, vi prego non odiatemi per il ritardo esorbitante (io mi odierei)

scusate tanto :(

comunque ecco il capitolo, un banale capitolo di passaggio in cui non succede nulla di interessante (scusatemi anche per questo).

come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate e niente, alla prossima ^^

i need you || bakudekuWhere stories live. Discover now