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Jimin uscì dalla sua stanza solo quando fu sicuro che Yoongi se ne fosse andato.

Non aveva intenzione di vederlo, non dopo ciò che era successo poche ore prima, a scuola, in uno sgabuzzino.

Odiava ammettere che gli fosse piaciuto, e anche tanto, odiava il fatto che Yoongi fosse riuscito a convincerlo in così poco tempo, semplicemente sfiorando la sua pelle con le sue mani fredde.

Fare sesso con il figlio della famiglia che lo avrebbe ospitato per un anno...ma che diavolo gli diceva il cervello?

Si maledisse per aver fatto una cosa del genere, la situazione era già difficile da quando era arrivato, ed ora che sarebbe successo?

Non conosceva ancora Yoongi, l'avrebbe detto a tutti oppure l'avrebbe tenuto per sé?

Non lo sapeva, e ne era terrorizzato, Yoongi non sembrava essere un ragazzo molto calmo e gentile, e Jimin sapeva in cuor suo che prima o poi avrebbe fatto qualcosa contro di lui.

Forse si sbagliava, o forse no, ma si ripromise di restare vigile e ragionare prima di fare qualcosa di stupido, già aveva fatto abbastanza danni concedendosi a lui così in fretta.

Sapeva che da allora in poi avrebbe dovuto pensare prima di agire, e l'avrebbe fatto.

Un sospiro frustrato uscì dalle sue labbra, e finalmente decise di alzarsi dal letto per andare a farsi una doccia e poi scendere per mangiare qualcosa insieme ai genitori di Yoongi, cercando di essere il più naturale possibile.

I suoi genitori erano davvero disponibili e gentili, spesso Jimin si era chiesto se fosse davvero figlio loro, dato il suo essere così scorbutico e strafottente.

La madre era a dir poco fantastica, cercava sempre di parlare con lui riguardo a come funzionavano le cose in Corea, gli parlava della sua giornata a lavoro e beh, cucinava che era una meraviglia.

A Jimin piaceva il cibo coreano, era stato abituato sin da bambino a mangiarlo una volta a settimana, la domenica, e gli era sempre piaciuto, quindi per lui era un piacere che la signora Min sapesse cucinare così bene.

Il padre di Yoongi invece era spesso fuori a causa del suo lavoro, ma dalle poche volte che lo aveva visto e gli aveva parlato, sembrava una brava persona, cordiale e intelligente, un uomo rispettoso e gentile nei confronti di un ragazzo coreano abituato alle regole americane, totalmente diverse dalle loro.

Spesso Jimin si ritrovava a dover chiedere scusa per non aver usato un tono formale con lui, dato che era un uomo di cinquant'anni, e data l'esperienza con il figlio, eppure lui scuoteva la testa e gli diceva di non preoccuparsi, che si sarebbe abituato con il tempo a farlo.

Poi ripensò alla sua prima giornata di scuola, al fatto che quel Jungkook fosse stato davvero gentile con lui.

Sperò con tutto sé stesso di aver trovato un nuovo amico, dato che avrebbe dovuto passare un anno lì.

Certo, questo nuovo amico era il fratello del migliore amico di Yoongi, ma poco importava, Yoongi aveva la sua vita, Jimin la propria.

Jungkook era un ragazzo disponibile, per lo meno fino a quel momento, a differenza di Yoongi.

Ah, ma perché le docce devono sempre far pensare così tanto?

Si disse sciacquando via lo shampoo dai suoi capelli.

Succedeva sempre così; entrava in doccia per non pensare a nulla e si ritrovava a fare discorsi filosofici o di preoccupazione da solo.

Sbuffò sonoramente e chiuse il getto dell'acqua, uscì dal box doccia e si legò un asciugamano in vita, mentre l'altro lo passò sui capelli colorati di un grigio chiaro.

εxcнαηgε [м.үg+ρ.נм]Where stories live. Discover now