014

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I giorni passavano lenti, Jimin ormai non rivolgeva più neanche uno sguardo a Yoongi, né tanto meno Yoongi aveva provato a chiedergli scusa, o a rivolgergli la parola nel tentativo di farlo.

Niente di niente, era come se fossero tornati ad essere perfetti sconosciuti, e a Jimin andava bene così.

Dalla sera in cui gli aveva sputato addosso tutta la sua rabbia non faceva altro che maledirsi per essersi lasciato sfuggire di provare dei sentimenti per Yoongi che andavano oltre al non sopportare il suo comportamento.

Ma era davvero troppo arrabbiato per trattenere le parole, troppo frustrato e ferito.

Non era stato affatto giusto nei suoi confronti, aveva continuato a trattarlo male, a prenderlo in giro e a tentare di portarselo a letto.

Certo, ora Jimin poteva definirsi un ragazzo col cuore spezzato, ma forse non ce n'era neanche il motivo, d'altronde non erano stati niente, se non "scopamici" per una sola volta.

Non si seppe come, ma nonostante tutti questi pensieri, dopo un'ora passata a rigirarsi nel letto, Jimin era riuscito finalmente ad addormentarsi.

Ma purtroppo per lui, quel riposo non durò molto.

Il ragazzo venne bruscamente svegliato da una mano che colpiva ripetutamente il suo fiancho da sopra le coperte.

"What the..." mormorò in americano, infastidito.

Si girò a pancia all'aria, ed aprì gli occhi, con un'espressione corrucciata in volto, cercando di abituarsi al buio.

"Che...Yoongi?" biascicò cercando disperatamente di vedere meglio. "Cosa ci fai qui?"

"Ti guardo, posso farlo?" disse lentamente Yoongi, sedendosi di peso sulla parte vuota del letto.

Jimin sbuffò sonoramente, non avevano parlato per una settimana, ora doveva dargli fastidio proprio nel cuore della notte, quando era finalmente riuscito a prendere sonno?!

"Che vuoi? Stavo dormendo, per l'amor di Dio, se proprio vuoi rompermi le palle fallo quando sono sveglio" sospirò, arrabbiato ed irritato, tirandosi su con il busto ed accendendo la lampadina accanto al letto. 

Solo allora vide com'era davvero ridotto Yoongi; i suoi occhi erano lucidi, le pupille dilatate, i vestiti stracciati e rovinati.

"Ma cosa...sei ubriaco? Fatto? Oh Dio, ma come ti sei ridotto?" disse osservando il suo viso.

"No, sono..non sono ubriaco" chiuse gli occhi e fece per cadere all'indietro, ma Jimin fu veloce ad afferrargli il braccio.

"Sì, certo, se tu sei sobrio io sono etero" alzò gli occhi al cielo e si passò una mano sul viso.

"Hey ma...ma tu sei gay..no?" rispose il maggiore, in uno stato confusionale.

"Appunto Yoongi, santo cielo" sospirò. "Ora, puoi dirmi cosa c'è? Oppure ti accompagno in camera tua e me ne torno a dormire"

"Mi manchi, Jimin" mormorò allora Yoongi.

Il minore sgranò gli occhi con stupore, per poi inarcare un sopracciglio ed incrociare le braccia al petto. "Se devi prendermi in giro ancora giuro che ti faccio uscire dalla stanza con la forza"

L'altro scosse la testa e portò una mano al suo braccio. "Dico...dico sul serio, Jimin, mi manca sentire la tua voce" disse ancora, abbassando lo sguardo

Jimin sospirò leggermente e lo guardò. "Yoongi, senti, sono le quattro del mattino, ne-"

"Non penso davvero che tu sia una puttana" lo interruppe l'altro con un filo di voce.

εxcнαηgε [м.үg+ρ.נм]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora