2.0

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https://www.youtube.com/watch?v=6MF54yfmjwk

Aprì di scatto gli occhi scarlatti, si strofinò le lunghe ciglia nere. Posò lo sguardo fuori dalla finestra, le bianche tende scostate che lasciavano entrare la pallida luce della luna.

La osservò, troppo tempo era passato dall'ultima volta che ne aveva avuto l'occasione.

Poi, improvvisamente un profumo familiare stuzzicò le sue narici, portandolo a voltarsi verso la scrivania su cui vi era sdraiato qualcuno.

Avrebbe riconosciuto tra mille quei capelli antracite, lisci e setosi e ricadevano dalla testa ciondolante sul bordo della scrivania.

Alice era lì.

Sdraiata che lo fissava coi suoi grandi occhi, le labbra rosee piegate in un leggero sorriso. La sua figura vagamente in penombra, le gambe piegate, i piedi poggiati con la pianta sulla scrivania, facendoli scorrere di tanto in tanto come una lenta e leggera carezza. Le mani intrecciate l'una all'altra se ne stavano placide sul petto magro coperto dal camice bianco.

"Alice" Sussurrò, gli occhi sgranati. Avrebbe voluto muoversi, ma si sentiva come paralizzato, solo le mani si muovevano tremando.

"Ciao, Cappellaio" Rispose, smettendo di sorridere, rimanendo nella stessa posizione.

Alice l'osservò, posando lo sguardo sui buchi nelle braccia, le gambe e le mani magre, il volto scavato.

Si mosse lentamente, prima posò i piedi per terra, poi si aiutò con le mani per posizionarsi in posizione eretta.

"Dovresti mangiare, non ti fa bene digiunare ... ricordi? Sei stato tu a dirmelo"

Il corvino rimase in silenzio, senza parole.

Si passò distrattamente una mano nei capelli, portandosi i ciuffi più lunghi dietro all'orecchio, mentre a piccoli passi si avvicinava al letto.

Quando fu davanti a lui, e la sua figura fu totalmente illuminata dalla luce, Minho le notò.

Le cicatrici.

Il corpo ne era pieno.

Ora ricordava tutto.

Gli occhi del corvino si riempirono di lacrime, e alzò una mano verso la sua amata Alice, intrecciandola con la sua.

Era calda, proprio come la ricordava, morbida e liscia.

"Mi manca sentirti suonare, Han" Disse guardando le loro dita intrecciate, ricordando come le muovesse veloci e sicure su quei tasti lucidi, ma senza perdere mai la sua grazia.

"Non ti preoccupare, nel paese delle meraviglie posso suonare quanto voglio" Sussurrò Han

"Voglio venirci anche io. Così Alice ed il cappellaio finalmente potranno stare insieme ...per sempre"

Han guardò negli occhi l'amato, si portò la sua mano alle labbra, baciandone delicatamente il dorso.

"Alice per entrare nel paese delle meraviglie ed incontrare il cappellaio doveva addormentarsi; ora tu, Cappellaio ... per incontrare Alice dovrai fare lo stesso"

"Questo è un sogno?" Chiese ricambiando il suo sguardo, perdendosi ancora una volta in quei pozzi blu.

"Solo se vuoi che lo sia"

Han lasciò la mano del corvino, si sedette sul ciglio del materasso, accarezzandogli le gote in punta di dita.

"Non voglio" - "Cosa devo fare?"

Han sorrise, teneramente ... lo stesso sorriso che aveva mentre suonava il suo amato pianoforte.

"Non fare domande di cui conosci già la risposta, Minho" Si avvicinò, accostando il volto al suo, sfiorandogli il naso, le ciocche antracite gli solleticavano il viso, e il suo dolce profumo lo avvolse.

"Voglio stare con te"

"Una volta entrato nel paese delle meraviglie, non potrai più uscirne" Sussurrò, prima di poggiare delicatamente le labbra sulle sue.

Anche quelle non erano cambiate, pensò il corvino. Gonfie, morbide e dolci come le ricordava. Calde.

Sapevano di casa.

Si sentiva così bene, e la sensazione che tutto ciò gli mancasse terribilmente era soffocante.

Han si staccò, guardandolo con occhi tristi, si alzò velocemente dal letto, restando in piedi.

"Dove vai?" Chiese spaventato

"Il mio tempo è scaduto, Cappellaio" - "Ma ci rivedremo, quando sarai pronto a saltare nella tana del bianconiglio"

Sulla pelle lattea del giovane, si aprirono le cicatrici, il sangue caldo, rosso e denso colò sulle gambe, sulle braccia. Il camice si inzuppava dall'interno.

Il suo sguardo era assente, sgranato come quella notte.

"NO! ALICE!" Gridò.

Si alzò di scatto dal letto, staccando la schiena sudata dalle lenzuola umide.

Ventidue Where stories live. Discover now