Prologo: Prison break (Parte due)

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Era giunta la mattina.

Michael Scofield, James Whistler, Kelly Brown, Alexander Mahone e McGrady correvano con il cuore che quasi usciva loro dalla gola sin dalla notte precedente, per non essere catturati dalle autorità panamensi.

Appena saputo dell'evasione dal penitenziario di Sona, infatti, queste ultime si erano subito fiondate alle calcagna dei cinque fuggitivi.

Ad ogni piede che posava a terra, Kelly non poteva fare a meno di considerarsi una miserabile traditrice per aver permesso, seppur involontariamente, che T-Bag venisse lasciato a Sona. 

Non sapeva se stesse bene o male, ma a preoccuparla era soprattutto non sapere se fosse vivo dopo lo sparo che ancora le rimbombava nelle orecchie come il suono più atroce che avesse mai udito; la vista di lui in una grondande pozza di sangue con un buco sul petto, era lo scherzo più crudele che l'immaginazione le stesse concedendo.

Da quel esatto momento una paura tremenda le aveva attorcigliato lo stomaco senza mai darle tregua.

Serrò gli occhi per cercare di cancellare quell'orribile pensiero.

Oltre che con Scofield, verso cui aveva cominciato a nutrire un profondo rancore, se la prese particolarmente con se stessa per non aver fatto nulla una volta scoperto l'inganno.

Era scappata come una codarda e questo la faceva sentire una persona spregevole.

Se ora stava ancora seguendo gli altri non era per sua volontà, bensì per le sue stesse gambe che parevano muoversi da sole, e che sentì sempre più molli a causa del rimorso e della stanchezza.

Cercando di stare al passo nonostante fosse stremata e il suo umore fosse pessimo, inciampò e cadde rovinosamente nella sterpaglia, slogandosi una caviglia, buttando un urlo inevitabile che le fece riempire gli occhi di lacrime.

"Voi andate avanti..." disse al resto del gruppo con una smorfia di dolore comparsa sulle labbra, mentre si manteneva la parte lesa.

"Non possiamo lasciarla qui" intervenne Whistler, animato dalla fretta; ormai le guardie erano sempre più vicine.

Michael scosse il capo, dopo un primo attimo di esitazione si rivolse all'ex agente FBI che annuì alla sola occhiata ricevuta.

L'uomo prese in braccio la ragazza e proseguirono la fuga fino a raggiungere una spiaggia dove attenderli c'era Lincoln.

Questo, notando il gruppo abbastanza numeroso, memore anche della loro ultima fuga dal penitenziario di Fox River, guardò il fratello con un'espressione piuttosto contrariata "Ma tutti tu te li trovi..." commentò, tagliente.

"Andiamo!" rispose il minore, non dando peso all'argomento.

All'interno di un piccolo baule che il fratello di Michael aveva precedentemente nascosto nella sabbia, trovarono delle piccole bombole di ossigeno gialle.

"Non era meglio usare una barca?" fece notare James.

"Ci allontaneremmo solo di pochi metri e di conseguenza saremmo un facile bersaglio. Dobbiamo andare a nuoto e con queste non staremo in apnea" ribatté sempre il giovane dagli occhi azzurrini.

Mahone corrugò la fronte "Ma ce ne sono solo quattro, noi siamo in sei..."

"Faremo a turni"

Kelly, appoggiata a terra da Alex, si schiarì la voce "Io ho una caviglia slogata, mi spiegate come faccio?"

"Peggio per te" sibilò secco Lincoln.

"Sta zitto razza di gorilla!"

"Ti ho già detto di abbassare la cresta ragazzina viziata!" gli inveì contro lui, non sopportando ulteriormente i suoi insulti. 

How You Live Me "Prison Break"Where stories live. Discover now