Mentre il gruppo si occupava di riuscire ad arrivare al quartier generale della Compagnia, attraverso una conduttura della Gate, Kelly, Sara e Mahone rimasero alla base per cercare di estrapolare da Wyatt ciò che volevano.
Grazie ad uno stratagemma di Self ed alle capacità delle due donne di dimostrarsi solidali con il killer, riuscirono a farlo parlare ed a registrare le sue parole, in modo da far credere al generale che tutti loro fossero stati eliminati.
Non avendo più bisogno di Wyatt, questo venne lasciato in mano ad Alex, che finalmente poté prendersi la tanto agognata vendetta, torturandolo e uccidendolo, facendolo affondare nel mare dopo averlo legato.
***
"Kelly"
La ragazza si voltò, sentendosi chiamare per nome, e vide Alex a poca distanza da lei.
Non riuscì a dire nulla, perché l'uomo la precedette "Volevo chiederti scusa per come ti ho trattata ieri. Mi dispiace, dico davvero"
"Non devi scusarti, Alex. Al tuo posto probabilmente anche io avrei reagito così. Eri arrabbiato, dopo quello che ti è successo è normale. Sono io che ho sbagliato... ho fatto male a dirti che ti capivo, perché avevi ragione: io non posso farlo. Come ti ho detto, non ho figli, per cui non sono la persona adatta con cui potersi confidare su questo argomento"
Il modo in cui la mora pronunciò queste parole, spinsero l'ex agente ad avanzare di qualche passo.
"No, non hai sbagliato. Forse è vero che non puoi capire appieno, ma mi hai evitato un errore irreparabile e credimi, ne ho commessi già troppi nella mia vita"
La giovane si limitò ad abbassare lo sguardo e ad andarsene dopo svariati secondi; un'altra affermazione che le arrivò subito alle orecchie, la costrinse a fermarsi ed a voltarsi di pochi centimetri indietro con il volto.
"Kelly... spero che un giorno anche tu possa avere una famiglia, te lo meriti. Sai, non c'è cosa più bella che avere un figlio"
Lei rimase zitta, aprendo bocca solo a distanza di qualche minuto "Posso immaginare... ti ringrazio" disse, a bassa voce, con una punta di sorriso, che, però, svanì subito dopo.
Mentre si dirigeva a prendere qualcosa da mangiare, non avendo avuto tempo di mettere nulla sotto i denti, venne raggiunta da Sara.
"Un problema in meno..." commentò la Tancredi, appoggiandosi all'unico tavolino che c'era.
"Se ti riferisci a quel killer, non credo che sia l'unico ostacolo che la Compagnia ci metterà davanti" rispose atona, l'altra, aprendo la busta di una barretta di cioccolata alle nocciole.
"Lo credo anche io, ma ho fiducia nella squadra, soprattutto in Michael. Quando si prefigge un obiettivo lo raggiunge sempre... grazie"
Offrendole parte di barretta, Kelly non poté non notare l'espressione sul volto della donna al solo pronunciare il nome di Scofield, e a quel punto non riuscì più ad evitare la domanda.
"Se posso chiedere, come hai conosciuto Michael?"
Sara ridacchiò ripensando al momento in cui si era ritrovata per la prima volta faccia a faccia con l'uomo di cui era innamorata; scosse lievemente il capo, allargando il sorriso e giocherellando con il pezzo di cioccolata "Lavoravo come dottoressa a Fox River. Un giorno come gli altri è arrivato lui... era così... non so come descriverlo, in realtà" si lasciò scappare una risata cristallina "So dirti solo che Michael Scofield è come una tempesta che piomba all'improvviso" sospirò, infine, fissando un punto indefinito nella stanza, prima di tornare sulla sua interlocutrice con lo sguardo serio "Lasciai la porta dell'infermeria aperta quando fuggirono dal carcere. Fu un periodo buio per me... ero divorata dai sensi di colpa per quello che avevo fatto, ma allo stesso tempo sentivo di aver fatto la cosa giusta per un uomo innocente accusato ingiustamente"
Ne seguì un breve attimo di silenzio, rotto sempre dall'ex dottoressa.
"Tu? Ormai ci conosciamo da un po' eppure non so quasi nulla di te, a parte che tra te e Linc..." sorrise infine, sperando di non essere stata troppo invadente nel precisare quel punto.
Stavolta fu Kelly a vagare con gli occhi "Beh... non posso dire di essere un libro aperto. Metà della mia vita è un capitolo inesistente da molto tempo"
"Cosa intendi dire?"
"Voglio dire che la mia vita, per me, è come se fosse iniziata a diciassette anni, anni che avevo dopo che mi era stato riferito, e che la prima cosa che ho visto sono state quattro mura bianche di un ospedale"
L'espressione di Sara si fece di colpo pallida davanti ad una simile rivelazione "Che cosa?" balbettò incredula e improvvisamente a disagio, non immaginando una cosa del genere "Oh mio dio, io... io davvero non so cosa dire, Kelly... mi dispiace, non volevo metterti a..."
"Non preoccuparti Sara, bisogna imparare a convivere anche con queste cose. Si va avanti lo stesso"
"E ti è mai capitato di ricordare qualcosa? Qualunque cosa, tipo immagini sfocate, voci..."
La ragazza ripensò a ciò che le era in effetti successo di rammentare e preferì non mentire, anche se da un lato aveva timore "Si... alcune immagini e poco tempo fa una voce. Ma niente di più e sinceramente per me va benissimo così" tagliò subito corto, avvertendo un certo nervosismo invaderla.
La Tancredi avanzò di un passo "Kelly, la memoria in alcuni casi può essere recuperata. Te lo posso garantire perché ho visto questa patologia con alcuni pazienti. Potresti riuscirci anche tu... potrei aiutarti a farlo" le propose, speranzosa che accettasse; tuttavia non poteva neppure obbligarla: la maggior parte del lavoro dipendeva dalla persona affetta da amnesia, e se per prima non c'era la sua collaborazione si poteva fare ben poco.
E questa fu proprio la scelta della sottoscritta, dovuta più che altro allo scoraggiamento e ad aggiungere altra legna sul fuoco.
"Sono anni che non ricordo più nulla, Sara. Ti ringrazio del tuo aiuto. Ma anche se volessi non vedo come potrebbe accadere il contrario, ormai, forse è meglio così, credimi. Sono stata molte volte sullo stesso bivio. E nel tentativo di provarci, ho finito per uccidere un uomo, a Sona! E se dovessi scoprire altre cose orribili? No, non potrei sopportarlo. Mi dispiace, ma questa è la mia decisione definitiva!"
***
Quando il gatto non c'è, i topi ballano.
Fu una completa coincidenza quando in seguito Kelly ascoltò una telefonata di Don Self, e fu altrettanto sorpresa quando dalla bocca dell'uomo venne fuori il nome di Trishanne.
Una lampadina le si accese all'istante nel cervello.
Ma dovette rimandare il proprio piano, perché la squadra fece ritorno senza un componente.
Le espressioni sul volto dei compagni erano spente e piene di tristezza.
Le risposte arrivarono ancor prima delle domande.
"Bellick è morto" annunciò loro, Sucre.

KAMU SEDANG MEMBACA
How You Live Me "Prison Break"
Fiksi PenggemarSEQUEL di: 'How You Met Me' 'We are captives of our own identity' Kelly è riuscita a fuggire da Sona, nel Panama, grazie al piano di Michael Scofield. T-Bag è stato lasciato in carcere insieme a Bellick ed al detenuto, fino a poco tempo prima più...