Mentre Kelly recuperava alcune siringhe e del disinfettante richiesti da Sara, in caso di necessità durante l'operazione contro il generale, Roland le si avvicinò quasi a passo felpato, facendola sobbalzare appena quando lei si voltò.
Il giovane orientale mostrava un'aria apparentemente tranquilla, ma parlò quasi come se non volesse farsi sentire da terze persone "Ti sei mai sentita come un pesce fuor d'acqua? Si, insomma..." si bloccò, cercando di trovare le parole giuste "Davanti ad un bivio senza che potessi sentire le voci che ti dicono che strada prendere?"
La ragazza si limitò a lanciargli una rapida occhiata con le sue iridi chiare, e un sopracciglio leggermente sollevato "Perché me lo chiedi?" il tono non traspariva alcuna emozione.
"Tranquilla, non ci sto provando con te, se ciò ti preoccupa" si giustificò subito lui, scrollando le mani ancora in tasca, avendo intuito la freddezza della conversazione sul nascere "Lo chiedo a te perché mi è parso che sia tu quella che ha avuto problemi con loro di recente, se la memoria non mi inganna... parlo di... comprensione per me?"
Sapeva di essere poco simpatico a tutti, compresa lei, per cui preferì immergersi maggiormente nell'auto commiserazione; anche perché sembrava quello l'unico modo per attirare un po' di attenzione.
"Non ho detto che ci stai provando con me. E comunque ti saresti ritrovato molto probabilmente con il setto nasale rotto..." quella della mora fu più una battuta sarcastica, evidentemente non compresa appieno.
"Beh, se hai avuto qualche delusione d'amore, o il problema nella tua vita è il poco sesso, allora non a me che devi rompere il setto nasale..."
Kelly sbatté i pugni, tra cui in uno manteneva stretta una siringa, sul tavolino; increspò le labbra, irrigidendo ogni muscolo del corpo: si chiedeva perché ogni volta qualcuno doveva battere la lingua sul dente che doleva.
Respirò a fondo, cercando di controllarsi ed abbassò il capo, salvo poi rialzarlo quasi subito con gli occhi fiammeggianti, stavolta il tono che usò fu ben marcato, sebbene ugualmente calmo "Senti, se sei venuto per dire cretinate puoi anche cambiare aria!"
"L'ho fatto già da un pezzo..." mormorò Roland in risposta, dandole le spalle.
Quella frase non la lasciò del tutto indifferente, tanto che per un momento ebbe uno strano presentimento: come se ci fosse qualcosa in più di fondo.
In verità, nulla dell'hacker l'aveva mai convinta al cento per cento.
Anche perché chiunque si sentisse escluso o trattato fuori luogo in alcune situazioni, prima o poi cercava un modo per compensare questa mancanza.
Era successo anche a lei quando cercava vendetta nei confronti di Michael.
Scosse il capo e tornò da Sara per darle ciò che le serviva.
"Grazie" disse la donna, mettendo con cura gli oggetti in una borsa, richiudendo in seguito la zip; alzato lo sguardo notò la distrazione dell'altra "Va tutto bene?" dovette chiamarla più volte per nome prima di riuscire a farsi ascoltare.
Kelly spostò nuovamente la propria attenzione sulla Tancredi "Mh?"
"È tutto apposto?"
"Si. Ah, senti... io resto qui"
Sara parve leggermente sorpresa da quelle parole "Perché? Non stai bene?"
"Si sto bene. Non si tratta di questo, è solo che c'è una cosa importante di cui mi devo occupare"
L'ex dottoressa di Fox River decise di non insistere oltre e di fidarsi di lei.
"Fate attenzione, Sara"
Rimasta al quartier generale, Kelly si diresse in fretta al piano di sopra dove alloggiava Roland, e diede prima uno sguardo generale in giro, nel caso qualcosa gli fosse risaltato subito agli occhi.
Non era sicura di ciò che cercava, ma ormai la pulce nell'orecchio ce l'aveva.
"Che ci fai nella mia stanza?" domandò il ragazzo, comparso improvvisamente alle sue spalle.
Kelly, nonostante fu colta alla sprovvista, riuscì a controllarsi; anche perché non era lei ad avere problemi di privacy, al contrario della persona che adesso la scrutava come una cimice nascosta.
Riacquistò padronanza di sé, incrociando le braccia sotto il seno "Non mi pare che qui ci sia scritto il tuo nome. E poi se non hai nulla da nascondere non hai motivo di cui preoccuparti, giusto?" il suo sguardo ricadde casualmente sulla mano in cui l'hacker teneva particolarmente stretto un cellulare.
"Perfetto. È chiaro. Ma ora posso gentilmente chiederti di uscire? Vorrei restare da solo, se non ti dispiace"
Benché lui tentasse di mostrarsi tranquillo, non fu difficile capire che qualcosa non andava e questo cambio di umore ne fu un'ulteriore incentivo.
"Mi dispiace Roland..."
Il giovane orientale corrucciò lo sguardo, stupito ed allo stesso tempo scettico per quelle parole "Ti dispiace per cosa? Non capisco"
Kelly fece un passo avanti, mollando la presa sulla maniglia della porta "Si, avevi ragione. Anche io mi sono sentita un pesce fuor d'acqua molte volte, quindi posso capirti, sul serio"
"Non vedo perché dovrei fidarmi"
"Perché siamo una squadra" la ragazza fece una breve pausa "Perché non beviamo qualcosa?" gli propose "Adesso non c'è nessuno che possa criticarci in alcun modo. E poi servirà anche per non pensare a ciò che è successo recentemente, perché riconosco che anche io ho sbagliato con te. Ma voglio rimediare" stette ad attendere speranzosa che la sua risposta fosse positiva.
Roland apparve incerto, ma alla fine accettò, accennando un piccolo sorriso all'angolo della bocca: per la prima volta si sentì gratificato e non trattato come un verme.
Poi, come poteva rifiutare di bere qualcosa in compagnia di una bella ragazza, tanto più se era lei stessa ad offrirglielo.
Prese alcune bottigliette di vodka, al piano di sotto, si diressero verso il tavolo per aprirle.
"Aspetta" disse ad un tratto, Kelly, dopo aver udito il rumore del cellulare del suo cosiddetto coinquilino "Devo aver visto una bottiglia di un rum particolare nel frigo, vado a prenderla"
"Certo, vai pure" nell'attimo in cui fu solo, il ragazzo appoggiò la bottiglietta che stava aprendo sul ripiano di metallo e ne approfittò per leggere l'ultimo messaggio che gli era appena arrivato.
Indeciso e traballando sui sensi di colpa, premette ugualmente i tasti ed inviò la risposta.
Non fece in tempo a rimettere l'apparecchio in tasca, perché, di colpo, qualcosa di duro e freddo gli si frantumò in testa, facendogli perdere i sensi.
Kelly gli gettò un'occhiata dall'alto, la bottiglia rotta ancora in mano "Scusami Roland. Forse è vero che mi sono sentita come te, ma mai abbassare del tutto la guardia" lasciò infine cadere a terra il collo della bottiglia, che finì per rompersi in pezzi ulteriormente più piccoli.
Finalmente potè togliersi ogni dubbio.
Prima di farlo legò i polsi del ragazzo ad una sedia, in modo da tenerlo a bada nel caso si fosse ripreso.
Afferrato in seguito il suo cellulare ancora con la schermata accesa, controllò prima le chiamate e poi i messaggi; sgranò gli occhi quando ne lesse un paio, i quali parvero essere esattamente ciò che stava cercando, seppure, purtroppo, non fosse una cosa positiva.
"Merda" imprecò, alternando occhiate dall'apparecchio al membro della squadra.
Michael Scofield e Lincoln Burrows erano appena stati venduti, molto probabilmente, al killer della compagnia, che non avrebbe esitato ad ucciderli a sangue freddo.

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How You Live Me "Prison Break"
FanfictionSEQUEL di: 'How You Met Me' 'We are captives of our own identity' Kelly è riuscita a fuggire da Sona, nel Panama, grazie al piano di Michael Scofield. T-Bag è stato lasciato in carcere insieme a Bellick ed al detenuto, fino a poco tempo prima più...