50.상 L'incontro

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Taehyung's pov
Flashback

Il venticinque di dicembre era arrivato ed io non vedevo l'ora che Sehun mi chiamasse e mi dicesse che era tornato a Seoul, così che potessi parlargli.
Quei giorni erano stati duri.
Lo sapevo che era lui che mi ci stava minacciando con quei post-it gialli... ne ero più che sicuro.
A Sehun non era mai piaciuto perdere ed avrei dovuto saperlo che prima o poi sarebbe tornato a vendicarsi...
L'anno prima era stato praticamente messo in ridicolo da parte di Iseol, quando lei in preda al panico afferrò la pistola dalla tasca posteriore dei miei jeans e gliel'aveva puntata contro.
Che lui odiasse avere paura lo sapevo da tempo... ed Iseol l'aveva terrorizzato con quell'arma...
Ma non pensavo che sarebbe stato tanto arrabbiato da vendicarsi per una cosa del genere.
Una cosa così piccola... eppure lo stava facendo. Ne ero più che sicuro.
Seduto quindi nel divano del mio salotto continuavo a guadare con ansia il telefono che avevo lasciato sul tavolo di vetro che mio padre aveva fatto sostituire quando, in preda alla rabbia, ruppi il primo.
Con i gomiti appoggiati sulle ginocchia ed il mento a sua volta appoggiato sulle mani continuavo a fissare quell'aggeggio senza mai sposare lo sguardo dallo schermo.
So-Yeon era andata a fare shopping, con i miei soldi, quelli che avevo messo da parte per il matrimonio con Iseol...
avrei voluto dirle che quei soldi non doveva nemmeno guardarli, ma poche volte si può dire di no a persone di quel genere quindi la lasciai fare.
Tanto fino a quando sarei stato sposato con lei non potevo sposare più nessun'altra.
Perché fare storie ed aumentare le minacce? Erano già troppe.
Con il sudore che stava piano colando dalla mia fronte ed in caldo bestiale che iniziai a sentire a causa dei riscaldamenti troppo alti mi spostai il maglione pesante dal collo e balzai in piedi quando il mio telefono iniziò a squillare.

Il nome "Oh Sehun" lampeggiò nello schermo e sorridendo con un ghigno aspettai pochi secondi prima di aprire la chiamata e portarmi all'orecchio il telefono.

<<Kim Taehyung.>> la sua voce melliflua e fastidiosa riempì il mio orecchio e mi costò un certo sforzo cercare di non urlare.

<<Oh Sehun. Sei tornato in Corea?>> domandai con la mia solita voce bassa e penetrante, aspettando che mi rispondesse.

<<Sì, da appena un'ora. Mi chiedo cosa ci sia di tanto urgente che tu voglia parlare con me... ma se hai così poca pazienza incontriamoci tra mezz'ora in montagna. Hai la casa lì, no?>> mi domandò con voce calma e pacata.
Troppo calma per i miei gusti... ma sorrisi amaro ed annuii come se lui fosse davanti a me.

<<Va bene, perfetto.>> risposi alzandomi dal divano e dirigendomi verso camera mia.
Non potevo andare disarmato... di lui non mi fidavo.

<<Ma, Taehyung, però così mi fai preoccupare... cioè, è successo qualcosa? È strano che tu mi voglia parlare con tanta urgenza.>> continuò al mio orecchio mentre io confuso spostavo la roba dentro al mio cassetto in cerca della mia pistola, ma non c'era nessuna traccia dell'arma da fuoco.

Mi grattai la testa confuso, alzandomi e camminando verso il comodino alla destra del letto matrimoniale, aprendolo e cercandone un'altra.

<<Be', ho sempre pagato affinché ti facessero uscire dal carcere, per aiutarti... ora ho bisogno io di un tuo aiuto. Mi stanno minacciando, ho bisogno che tu mi aiuta a trovare chi è che lo sta facendo.>> inventai per non farlo insospettire, constatando più che confuso che anche dentro il piccolo mobile mancavano le due pistole che ci avevo nascosto.

L'ansia aumentò. Dove erano finite le armi? Non le avevo più toccare da quando avevo provato a sparare al corpo addormentato di So-Yeon...

Con la rabbia che aumentava e l'ansia che mi tormentava mi avvicinai all'armadio, mentre la voce di Sehun continuava ad infastidire le mie orecchie.

The devil lives in Seoul|Kim Taehyung🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora