3. 10 anni

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Nessuno adottò Sam per 10 anni. Mentre tutti gli altri bambini sparivano un po' alla volta dall'orfanotrofio, lui rimaneva lì, a guardarli andare via...e più cresceva più la possibilità di avere una nuova famiglia si offuscava, si appannava e poi scomparve.
In un certo senso lo aveva fatto a posta a non farsi adottare, anche se non ne sapeva il motivo.
In realtà era il bambino più adorabile in mezzo a tutti gli altri e molte volte delle famiglie avevano provato a prenderlo con loro ma, dopo aver lasciato Peter,era diventato scontroso e freddo. Non sorrideva e non giocava più, aveva sempre la testa bassa e uno sguardo glaciale, e la sua pelle non particolarmente abbronzata e i capelli neri come carbone non favorivano a renderlo meno inquietante.
Ogni volta che una famiglia andava da lui Sam parlava in modo lento e spaventoso, non sembrava neanche un bambino, e poi cercava di essere il meno gentile possibile e raccontava anche delle bugie per spaventarli. Insomma... non voleva fare la fine di Peter.
"E se tornasse e io non fossi qui? E se i suoi genitori lo volessero riportare da me.. .e se mi venissero a chiamare per andare da lui?... io non ci sarei... meglio aspettarlo" pensava Sam ogni volta che faceva un colloquio per l'adozione. Ma poi l'orfanotrofio dove ormai era rimasto quasi solo lui andò in banca rotta e lui, ormai maggiorenne, poteva decidere di andarsene anche senza una famiglia. E così fece, si cercò una nuova scuola in una città lontana e si trovò un lavoro perché fare il "barista" non gli bastava. Aveva bisogno di altri soldi. E poi il suo primo obbiettivo era stato guadagnare per andare in una città abbastanza grande per avere la possibilità di incontrare Peter. Quindi all'età di quindici anni aveva iniziato a lavorare in un piccolo chiosco gestito da un signore anziano, sdentato e mezzo cieco, ma gentile e generoso con la paga.

<<La scuola inizia domani e tu mi stai già con il fiato sul collo>> stava camminando per le strade con il telefono fra la spalla e l'orecchio, troppo occupato a tenere due buste in ognuna delle due mani, e parlava al telefono con un vecchio compagno dell' orfanotrofio.<<Ti ho solo chiesto se hai firmato l'iscrizione alla scuola, se hai preso le chiavi del nuovo appartamento, se hai i soldi per il biglietto dell'autobus, se sai dove abiterai e se sai dov'è il tuo posto di lavoro>>
Sam sbuffò e per poco non gli cadde il telefono.<< Primo: tu non sei mia madre. Secondo: ho 18 anni, sono un uomo, so quello che faccio. Terzo: Ma farti i cazzi tuoi?>>.
<<Va be'...quale sarà il tuo secondo lavoro?>>.
<<Lo spacciatore>>scherzò Sam.<<Aiuto in un supermercato... non proprio cassiere... aiuto>> disse in modo vago.
<<Certo che sei proprio uno sfigato, un solo lavoro non ti bastava? Ti ricordo che devi anche studiare>>disse ridendo il ragazzo all'altro capo del telefono.

<<Se sarà troppo faticoso smetterò di fare uno dei due lavori, ma ora mi servono soldi, ti ricordo che vivo da solo. Ora devo andare ci sentiamo domani... dopo le lezioni, quindi non chiamarmi prima di mezzogiorno>>.
<<perché? Che fanno se telefoni a scuola?>>.
<<Niente... semplicemente non voglio essere disturbato... ciao!>> e chiuse la chiamata. Ormai era arrivato a casa, salì le scale che portavano al suo piano e si fermò sullo spiazzo che si affacciava sulla città, davanti alla porta con inciso il numero "20". Tirò fuori le chiavi dalla tasca dei jeans posando le buste per terra, e le infilò nella serratura facendola scattare e aprendo la porta.
Accese la luce e si chiuse la porta alle spalle.
Era un appartamento piccolo che sembrava quasi un corridoio: appena si entrava si vedeva il lungo bracciolo di un divano verde chiaro e oltre al divano c'erano due porte, quella a sinistra portava alla camera di Sam che era una stanza di medie dimensioni ma con un letto enorme che riempiva tutto lo spazio  fatta eccezione per una striscia occupata da un armadio marrone in legno con le ante logore e un comodino al lato del letto; l' altra porta conduceva ad un bagno non molto grande, aveva le pareti bianche e piastrellate come il pavimento che però era azzurro. Sulla parete in fondo alla stanza c'era una vasca da bagno con, al posto delle tende, due porte scorrevoli opache; a sinistra c'era un mobiletto alto e bianco attaccato al muro e di fianco c'era un lavandino quadrato con sotto una specie di cassettiera, vicino c'era un porta asciugamani. Sopra il lavandino c'era uno specchio rettangolare abbastanza grande. E poi naturalmente in un bagno non poteva mancare il water.
Tornando alla sala, di fronte al divano sulla parete sinistra c'era un televisore e, sotto, un lungo mobile nero; poi dalla parte opposta si vedeva una cucina molto piccola che si confondeva con la sala.

Sam posò le buste sul tavolo e mise a posto le cose che aveva comprato.
Poi andò in camera, si mise il pigiama e si lanciò sul letto a pancia in su. Si fermò qualche secondo a guardare il soffitto pensando a come sarebbe stato il giorno dopo. Si sarebbe dovuto trovare degli amici e magari quell'amico. Sorrise al pensiero, poi spense la lampada sul comodino e tutto sprofondò nel silenzio più assoluto.

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